Lunedì, 04 Luglio 2016 13:06

Riorganizzazione ospedali, centrodestra aquilano chiama Teramo per l'hub

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Il centro-destra aquilano torna ad essere una cosa sola sulla questione "riorganizzazione degli ospedali" che vedrebbe l'unico hub abruzzese di secondo livello (e quindi superiore) a Chieti e Pescara. Anzi, il consigliere Giorgio De Matteis e gli altri vanno oltre i confini politici provinciali tendendo la mano al loro collega Maurizio Brucchi, sindaco di Teramo, per intraprendere una lotta comune in nome delle aree interne.

"Tutto ruoterebbe intorno a 23 minuti", ha esordito in conferenza stampa De Matteis, "il tempo che - secondo quanto afferma l'Assessore regionale Silvio Paolucci - ci vorrebbe per percorre la distanza tra l'ospedale di Chieti e quello di Pescara e che, da solo, giustificherebbe la scelta dell'hub unico sulla costa". "Io - ha continuato l'ex candidato sindaco - ho fatto viaggi in ambulanza tra L'Aquila e Teramo e con l'autostrada si impiegano 30-35minuti. Perché non si è pensato da subito, allora, anche a questo hub?".

Come stabilito dal Decreto Lorenzin, infatti, il bacino per gli ospedali di secondo livello deve essere di 600mila abitanti e, in questo modo, anche L'Aquila e Teramo ne disporrebbero. D'altronde il concetto di 'Regione veloce' su cui ha basato la sua campagna elettorale il governatore D'Alfonso, dovrebbe comprendere anche una tra le più imponenti e costose (anche in termini di vite umane) infrastrutture realizzate in Abruzzo, come il traforo del Gran Sasso. Che anzi potrebbe trovare proprio nel campo sanitario e del diritto alla cura, la sua più importante applicazione.

"La città deve sapere" - La conferenza stampa del centrodestra united arriva dopo quella che tutti insieme - Giorgio De Matteis, Luigi D'Eramo, Emauele Imprudente e Daniele Ferella ("Liris assente giustificato") -  definiscono "la pantomima imbarazzante" dell'Assessore Paolucci che ha partecipato e preso parola nell'ultimo consiglio comunale "da noi richiesto sul tema". "Un consiglio purtroppo inutile perché fatto dopo che, senza partecipazione alcuna, il Piano Sanitario è stato portato e validato dal Ministero".

"Quindi - ha affermato Luigi D'Eramo - se i vari Lolli, Pezzopane, Pietrucci, Cialente non sapevano, devono dimettersi, se sapevano devono dimettersi lo stesso per essersi inchinati a D'Alfonso ed aver scelto di affossare l'Ospedale aquilano. La città deve sapere".

Lo stesso D'Eramo parla di "dittatura democratica" da parte di Luciano D'Afonso con "un conseguente peso politico imbarazzante del Pd aquilano" e, insieme al collega Emanuele Imprudente (i due hanno recentemente svoltato convergendo insieme nella lista "Noi con Salvini"), riflette sulle "conseguenze, catastrofiche in prospettiva, che  porterà questa riorganizzazione ospedaliera per L'Aquila". I due si riferiscono ovviamente all'Università di Medicina che "senza gli stessi investimenti e know how che l'ospedale perderà a causa del ridimensionamento, andrà via dall'Aquila".

"In questa situazione, il Manager Tordera non può neanche programmare l'acquisto di un macchinario importante e costoso come ad esempio la Pet" aggiunge De Matteis che di professione fa il medico proprio come il sindaco, l'eterno rivale politico, Massimo Cialente.

Certo all'Ospedale dell'Aquila non è stata data la giusta attenzione neanche dopo il terremoto ai tempi della giunta Chiodi, che ha lasciato alcuni reparti che ora non si vogliono giustamente perdere, per sette anni, nei container. Ma, per quanto grave, la questione ancora non era così "dentro-fuori" come la scelta politica dell'ospedale di secondo livello.

Anche il centro-sinistra su questo tema si è frammentato. Intanto l'Abruzzo continua inesorabilmente ad essere una regione a due teste anche sotto il Governo D'Alfonso che in un certo senso, in campagna elettorale, aveva prospettato una politica per la risoluzione del problema. Speriamo però non sia quella di tagliarne una.

Ultima modifica il Martedì, 05 Luglio 2016 08:06

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