Le polemiche sulla sicurezza del centro storico dell'Aquila scaturite dopo la decisione del Comune di cancellare sia gli eventi dela Perdonanza che la seconda edizione del Jazz italiano per L'Aquila sono frutto di un equivoco causato da una relazione tecnica sbagliata.
All'indomani dell'intervista nella quale il prefetto dell'Aquila Francesco Alecci aveva parlato di un "tasso di pericolistà eccessivo" di alcune zone del centro, Massimo Cialente, in un lungo post pubblicato su Facebook, prova a raccontare la sua versione.
Il primo cittadino, che oggi ha partecipato ai funerali solenni delle vittime marchigiane del sisma ad Ascoli Piceno, definisce insensate e vergognose le polemiche, "lontane dai sentimenti di pietas e solidarietà che noi tutti dovremmo sentire".
Nel ribadire che "le zone del centro nelle quali si può accedere sono sicure", Cialente scrive: "Ritenevamo che la Perdonanza, tutti gli spettacoli, andasse sospesa non in segno di lutto, ma di disperazione. Lo abbiamo fatto perchè avevamo dinanzi a noi la tragedia, eguale alla nostra del 2009. Mi fa ribrezzo che vi siano aquilani che non lo stiano capendo".
Il post completo di Cialente pubblicato dal sindaco su Facebook.
Di ritorno da Ascoli Piceno, dove ho rivissuto tutto il dolore che noi aquilani vivemmo quel Venerdì Santo del 2009, e che da allora non ci abbandona, leggere le polemiche sulla sicurezza del centro storico, sul Festival del Jazz spostato o da spostare, mi appaiono come qualcosa di insensato e soprattutto lontano dai sentimenti di pietas e solidarietà che dovremmo tutti sentire. Addirittura leggo di concerti scippati. Una vergogna.
Voglio andare per ordine, ribadendo sempre che tutti in questo paese dovrebbero assumersi le loro responsabilità, evitando il gioco del cerino o dello struzzo.
Personalmente, tra mille difficoltà, il Sindaco, la Giunta e soprattutto i tecnici del Comune, se la sono sempre assunta, anche al posto di altri. Ciò ha permesso alla città di sopravvivere, di ricostruirsi e di ricominciare a guardare in avanti. Tutto merito di noi aquilani.
L'equivoco enorme sulla sicurezza del centro storico nasce da una relazione tecnicamente sbagliata, fatta male, senza un dato nuovo, ma addirittura sembra su una vecchia pianta (relazione per la quale è aperta un'indagine disciplinare), redatta dall'Ing. De Angelis che doveva invece aiutare a delineare i percorsi per le aree ZTL per il transito veicolare dei cittadini rientrati nel centro storico.
Parte una lettera datata 22 agosto, a sua firma, senza firma del dirigente, che viene inviata al Comandante dei Vigili. Il Comandante Grippo la invia, senza consultarsi con il Dirigente dell'Ing. De Angelis, al Prefetto e Questore. A me non viene detto nulla, non so se viene comunicata a qualche assessore.
In parole povere viene inviata una lettera che, mi assumo la responsabilità di ciò che affermo, è piena di tali sciocchezze e superficialità che andava stracciata, così come aveva fatto in precedenza, su simile versione, la stessa dirigente.
Il 23, ebbi molto da fare, e si aprì la Perdonanza.
Alle 3,36 c'è la scossa. Apriamo il COC alle 4,00. Alle 4,30 con Di Stefano vediamo che all'Aquila non ci sono problemi, si decide che restano a presidiare Capri e De Nicola mentre Piero ed io ci precipitiamo con due prime squadre, guidate da Bolino, ad Amatrice. Arriviamo alle 5,15.
Mi chiamano verso le 9, dicendomi che il Prefetto ha convocato per le 12 il Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Noi stavamo lavorando alle prime frenetiche fasi organizzative, certo non potevo mollare ed andar via. Faccio avvertire il Vice Sindaco di andare al mio posto, con i dirigenti rimasti all'Aquila. Pensavo che la riunione fosse in relazione al sisma appena avvenuto, non su una lettera kafkiana. Nel frattempo, in un attimo di respiro, insieme a Di Stefano, chiamiamo Moroni, dicendogli di sentire anche altri assessori, ma che noi ritenevamo che la Perdonanza, tutti gli spettacoli, andasse sospesa non in segno di lutto, ma di disperazione. Lo abbiamo fatto perchè avevamo dinanzi a noi la tragedia, eguale alla nostra del 2009.
Mi fa ribrezzo che vi siano aquilani che non lo stiano capendo.
Il giorno dopo, saputo che l'intera riunione era stata incentrata su quella lettera, ho convocato una riunione con tutte le figure, assessorili e tecniche, coinvolte. Ricostruito l'evento avverso, è emerso che da più di un mese si trascinava un problema per incomunicabilità tra dirigenti ed assessori. Fatto gravissimo.
Per questo motivo da oggi ho riassunto nelle mie mani tutta la gestione del centro storico, in tutti i suoi aspetti.
Resto sconcertato che, sulla base di una missiva che conteneva pacchiani errori, si sia innestata una pericolosa polemica, tesa più ad attaccare l'amministrazione comunale, anche dall'interno, a levarsi qualche sassolino dalle scarpe, piuttosto che a verificare lo stato reale delle cose.
Polemica pericolosa perchè può ingenerare una drammatica sfiducia verso le istituzioni (soprattutto quelle che ci mettono la faccia ed il cuore), e minare una lenta ma costante ripresa di fiducia della nostra comunità verso il proprio futuro, fiducia che passa anche e soprattutto attraverso la ripartenza del centro storico.
Ribadisco che le zone dove si può accedere nel centro storico sono sicure e monitorizzate continuamente. Sono sicure perché i palazzi sono già stati riparati e quindi, come abbiamo visto a Norcia, sono più sicuri di quanto lo fossero 10 anni fa o sono cantierizzati e quindi sicuri perché gestiti dalla sicurezza dell'impresa.
In quelle aree stiamo monitorando anche i puntellamenti. Fateci caso, sono tutti edifici della ricostruzione pubblica, quella che dipende dallo Stato e dalle sue leggi e tortuose burocrazie.
Chiederei a sua eccellenza il Prefetto di segnalare al governo la necessità di affrontare il dramma della lentezza della ricostruzione pubblica, come dramma italiano. Certo noi non ci facciamo fermare dalle incapacità e tortuosità del sistema o delle paure e timori di altri.
Noi, io, andiamo avanti.
Renzi tornerà presto all'Aquila ed oggi gli ho accennato di questi problemi, di questo dramma che stiamo rivivendo, della necessità quindi di non farci ributtare indietro ed invece del dovere che abbiamo di guardare avanti, tirandoci dietro, mai come ora, anche il nostro comprensorio dell'Alta Valle dell'Aterno e dell'area di Amatrice.
Parleremo di questo, e gli mostrerò l'albero, che non ho fatto tagliare, che è cresciuto ai Quattro Cantoni, tra le macerie del Convitto Nazionale.
Un albero selvatico, di fronte a tutto ciò che abbiamo ricostruito.
Certo, di sciocchezze ne avremo fatte, e tante, ma certo non abbiamo dato tempo agli alberi di crescere, e se i progettisti si sbrigassero nelle frazioni...
Allora andiamo avanti.
P.S. Tempo fa, in un momento difficile, un mio interlocutore mi disse testualmente "Caro Massimo, tu dell'Aquila hai fatto la tua missione, pronto a qualsiasi sacrificio, e forse è giusto perchè sei il Sindaco e sei aquilano, ma non mi puoi chiedere di fare altrettanto. Questa non è la battaglia della mia vita".