La (mancata) nomina della figura di Garante dei detenuti in Abruzzo assume contorni sempre più grotteschi, quanto vergognosi, per il protrarsi infinito del gioco delle parti della politica regionale, sulla pelle dei detenuti abruzzesi e in barba alle tutele nei confronti di questi ultimi.
Come noto, l'Abruzzo è l'unica regione in Italia rimasta ancora senza garante dei detenuti, figura istituzionale nata diversi anni fa con la funzione di vigilare su tutte le forme di privazione della libertà, dalle carceri, alla custodia nei luoghi di polizia, alla permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), alle residenze di esecuzione delle misure di sicurezza psichiatriche (Rems), fino ai trattamenti sanitari obbligatori (tso).
La nomina di Rita Bernardini, esperta di carceri e figura di spicco del Partito radicale, è stata proposta da Luciano D'Alfonso e sembra trovare d'accordo la maggioranza dei consiglieri dell'Emiciclo. Ma ancora non viene votata la sua elezione, che necessita di una maggioranza qualificata di 23 consiglieri.
Perché? Perché negli ultimi mesi le opposizioni hanno fatto muro alla sua nomina, in quanto frutto della proposta della maggioranza di centrosinistra, e nel caso del Movimento 5 Stelle, perché riguardante una persona condannata (per un atto di disobbedienza per la legalizzazione delle droghe leggere).
Martedì, dopo mesi di discussioni, mancate elezioni e presidi di piazza [leggi l'articolo], il Consiglio regionale d'Abruzzo sembrava essere sul punto di votare il nuovo Garante dei detenuti. Ma niente, per questioni di netiquette politica, è nuovamente saltata l'elezione di Rita Bernardini. Rinviata, per l'ennesima volta, a data da destinarsi.
Nonostante in aula, come riportava ieri Il Messaggero, il consigliere del Nuovo Centrodestra Giorgio D'Ignazio avesse espresso esplicita apertura alla nomina, proponendo addirittura di anticipare il punto all'ordine del giorno. E invece no: ennesimo rinvio, perché il centrodestra ha chiesto che, come condizione per l'elezione di Bernardini, quest'ultima ritirasse la sua candidatura, per essere poi nuovamente proposta dal Consiglio. Un modo per non far sembrare che il nuovo Garante sia espressione della giunta di D'Alfonso, ma del Consiglio tutto. Netiquette politica, dicevamo.
Come quella dimostrata anche dai consiglieri del Movimento 5 Stelle e da Leandro Bracco (Sinistra italiana), che hanno addirittura confezionato aeroplanini di carta con i fogli consegnati per il voto, chiedendo al presidente del Consiglio Di Pangrazio di "far rispettare le regole".
Intanto, però, in attesa dell'agognata nomina i detenuti abruzzesi continuano a pagare il prezzo caro delle beghe gruppettare e dei cavilli formali della politica regionale.