"Impediremo alla Futuris di iniziare i lavori di costruzione della centrale a biomasse: stiamo preparando un esposto alla Procura della Repubblica per omissione in atti di ufficio, presenteremo una denuncia al genio civile e, parallelamente all'impugnativa ad adiuvandum per sostenere e rafforzare le motivazioni contenute nel ricorso al Tar presentato dai cittadini di Monticchio - la sentenza di merito è attesa per il 6 novembre - impugneremo anche la proroga concessa in luglio. Andremo fino in fondo".
Parola di Antonio Perrotti che stamane, in una conferenza stampa convocata dai consiglieri di opposizione firmatari della richiesta di un Consiglio comuale straordinario dedicato alla questione (erano presenti Daniele Ferella, Guido Quintino Liris, Emanuele Imprudente e Alessandro Piccinini), a nome del 'Comitato No Biomasse' ha voluto così rispondere ai vertici della Futuris, certi che i lavori inizieranno e che il fronte del No sia assolutamente minoritario. "Il progetto non è esecutivo", ha incalzato Perrotti, "c'è una illegittimità di forma e di sostanza. Chiediamo la convocazione urgente di una conferenza di servizi programmatica, con il Comune dell'Aquila, la Provincia e la Regione, per rivedere il progetto e, eventualmente, ridimensionarlo o stralciarlo".
Quali le criticita? Innanzitutto, il progetto della centrale a biomasse è nient'affatto definito, è ancora un progetto di massima. Dunque, l'Autorizzazione Unica Regionale, onnicomprensiva di tutte le competenze, esaustiva di tutti i procedimenti e che dovrebbe avere carattere di esecutività, è viziata. "La centrale consta di tre fasi - ha spiegato Perrotti - : il legnatico, la centrale dove il combusto viene bruciato e, a valle, il teleriscaldamento. Ora, le biomasse non ci sono: la Regione Abruzzo ha approvato 14 centrali che abbisognano di legnatico per oltre 1milione di tonnellate l'anno. I piani di assestamento forestale a livello regionale, però, parlano di 90mila-120mila tonnellate disponibili. E' plausibile, dunque, pensare che si andranno a bruciare rifiuti solidi-urbani trasformando le centrali, di fatto, in 14 inceneritori".
Non solo. Una centrale a biomasse recupera solo il 20% dell'energia prodotta. "Ben due piani regionali vigenti, però, stabiliscono che chiunque costruisca delle centrali per generare energia deve recuperarla al massimo", ha sottolineato l'architetto. "Dunque, c'è bisogno di un progetto di teleriscaldamento che sia contestuale ed esecutivo alla costruzione della centrale: per ora, non è previsto nulla. Un vizio di sostanza e di forma non indifferente".
Il problema è che il teleriscaldamento dovrebbe passare in zona P3, con rischio massimo di alluvione. Sarebbe stato necessario, per questo, ascoltare in conferenza dei servizi il parere delle Autorità di Bacino e del Genio civile regionale. "Inoltre la centrale dovrebbe nascere in zonaB del piano paesistico del fiume Aterno: servirebbe la verifica di compatibilità ambientale di cui all'articolo 8 delle Norme tecniche coordinate del piano vigente. Anche questa procedura non è stata espletata. E', però, obbligatoria: lo stabilisce la direttiva comunitaria, a sancire che tutti gli interventi all'interno di zone protette, o che con queste interferiscono, devono essere compatibili. Nel nostro caso abbiamo da un lato il Parco del Sirente Velino, dall'altro il Parco Nazionale del Gran Sasso e, a meno di 1500metri, il Sic di Monticchio".
Sarebbe stato commesso un altro, clamoroso errore: nel progetto si vede chiaramente che il locale di stoccaggio delle biomasse è sotto il livello della campagna. Peccato che il Piano stralci alluvione, all'articolo 21 e 22, vieti espressamente di costruire piani interrati in zone alluvionali.
In altre parole, per questi motivi, il progetto sarebbe tutt'altro che esecutivo.
A nome dei Comitati, Antonio Perrotti ha lanciato infine una stoccata al Comune dell'Aquila e, in particolare, all'assessore Alfredo Moroni: "I problemi, e le obiezioni, sono tante. Invece di chiedere la convocazione di una nuova conferenza dei servizi, però, il Settore ambiente del Comune dell'Aquila, in luglio, ha risposto alle sollecitazioni della dirigente regionale Iris Flacco (Servizio politica energetica, qualità dell'aria e SINA della Regione, ndr) confermando il parere positivo espresso tre anni prima e permettendo, così, la proroga del processo autorizzativo, in scadenza, di ulteriori 21 mesi". Per questo, ha spiegato il consigliere Daniele Ferella, il consiglio comunale straordinario del prossimo giovedi assume una valenza fondamentale: "C'è bisogno di un indirizzo politico chiaro. Ci auguriamo che anche la maggioranza condivida il No alla centrale. Non solo a parole, formalmente: proporremo di votare un documento comune, con un messaggio ben chiaro".
"Impedire la costruzione della centrale sarebbe un successo per tutti", ha sottolineato Alessandro Piccinini. "Dobbiamo astrarci dal ruolo politico che ciascuno di noi gioca in città, perché questa è una battaglia di tutti, al di là di maggioranza e opposizioni".