Martedì, 04 Aprile 2017 00:02

Verso le primarie, intervista a Pierpaolo Pietrucci: "Il tempo giusto"

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Dieci domande, concrete; dieci risposte, per abbozzare un programma di governo. Nessun volo pindarico, piuttosto il tentativo di comprendere le ragioni di una candidatura, l'idea di città che propongono i candidati alle primarie di centrosinistra del 9 e 10 aprile.

Lavoro, rilancio economico, turismo, rivitalizzazione del centro storico, scuole, progetto Case, ricostruzione privata e pubblica, frazioni: vi proponiamo le interviste ad Americo Di Benedetto, Pierpaolo Pietrucci e Lelio De Santis, una al giorno, fino a mercoledì, perché possiate farvi un'idea sul loro progetto politico.

Dopo l'intervista a Americo Di Benedetto, pubblicata ieri, vi proponiamo oggi quella a Pierpaolo Pietrucci. 41 anni, dipendente del comune dell'Aquila, Pietrucci è stato capo di gabinetto di Cialente dal 2007 al 2013 e attualmente siede in consiglio regionale, dove ricopre anche la carica di presidente della commissione Ambiente e Territorio.

Pietrucci, iniziamo dal tema più urgente d'affrontare: l'emergenza occupazionale, la crisi del comparto del lavoro. Quale ricetta, concreta, dovesse vincere le primarie e, poi, diventare sindaco?

Quello del lavoro è un tema che riguarda il Paese però qui possiamo giocarci una partita importante, quella dei fondi del 4% stanziati grazie alla legge Barca. L'occupazione si crea attraverso una strategia di sviluppo, è il risultato di una serie di scelte che devono essere fatte a monte. Anche se L'Aquila è soprattutto una città amministrativa i fondi del 4% ci hanno permesso, finora, di mantenere sul territorio alcune importanti realtà industriali, come ad esempio il polo farmaceutico. Ma un grande lavoro è stato fatto anche sui call center e sul polo tecnologico, sulla ex Otefal e sul nucleo industriale di Bazzano. Quella però era una fase difensiva, adesso dobbiamo lanciare una fase offensiva, partendo da un sostegno alle piccole e medie imprese che operano sul territorio e da un'azione mirata al commercio e alla rivitalizzazione del centro storico, attraverso il bando Fare Centro. Senza dimenticare che all'Aquila ci sono circa 20 mila occupati nel pubblico impiegato. Una strategia per creare occupazione è anche quella di stabilizzare il pubblico impego che oggi è precario. Abbiamo ancora 160 milioni di euro da spendere, il nuovo sindaco dovrà mettere in campo tutte le sue capacità politiche per stringere una rete di relazioni che sappiano attrarre sul territorio capitali e situazioni industriali importanti.

A L'Aquila, turismo significa, anche e soprattutto, Gran Sasso: nei giorni scorsi, l'associazione Progetto Montagna ha annunciato di aver raccolto oltre 5 mila firme su ognuna delle due petizioni che, in sostanza, chiedono la riperimetrazione di Sic e Zps. D'altra parte, un anno fa è stato firmato un accordo tra le forze di centrosinistra che si sostanzia nella convinzione che le infrastrutture previste nel piano d'Area vadano realizzate, senza intaccare, però, i vincoli comunitari. Che posizione ha, nel merito, e come immagina il possibile sviluppo della nostra montagna?

Il Gran Sasso e la montagna aquilana sono tutta la mia vita. Il sindaco dell'Aquila deve essere sindaco di una città territorio, di un sistema che riesca a riconnettere le montagne e i comuni limitrofi alla città. La nostra città deve essere capofila di un partenariato che vada anche oltre il territorio abruzzese perché c'è una comunanza esistenziale con le aree interne dell'Appennino. Dobbiamo ripartire dal documento approvato dal consiglio comunale, un documento importante perché traccia una linea per lo sviluppo sostenible del Gran Sasso. Uno sviluppo che non deve essere finalizzato a 5 mesi l'anno ma che deve dare un'opportunità e una prospettiva 365 giorni l'anno. Il Gran Sasso ha una peculiarità, che è quella di stare a un'ora dal mare. Al mare pertanto deve riconnettersi. Il turismo della costa, soprattutto quello della costa teramana, va morendo e diventerà sempre più obsoleto se non si legherà alla montagna e a un turismo esperenziale. Tanto è stato già fatto, grazie a Giovanni Lolli, ad esempio con l'istituzione del Distretto turistico della motanga e la sistemazione della rete sentieristica. Noi dovremo in primis sostituire gli impianti obsoleti e realizzare il collegamento tra la Fossa di Paganica e la Scindarella, che è la vera opportunità di sviluppo per il sistema sciistico invernale del Gran Sasso. Altrimenti sarò io il primo ad andare a smontare gli impianti perché sarebbe un investimento anti-economico. Ma è un'operazione che dobbiamo fare tutti insieme. L'approvazione del piano d'area ci consentirà di fare i collegamenti necessari per valorizzare quella montagna.

Altra priorità, per i prossimi 5 anni: la rivitalizzazione del centro storico. A breve, verrà pubblicato il bando Fare Centro: basterà? E che tipo di vocazione immagina per il centro città, quali funzioni dovranno animarlo?

Immagino il centro storico a vocazione amministrativa, bisogna riportare dentro le mura tutta la Pubblica Amministrazione perché se non torna il pubblico impiego è difficile persuadere un commerciante che dopo il terremoto ha investito in periferia fidelizzando anche la clientela a trasferirsi di nuovo. Il bando Fare Centro non basta, deve essere accompagnato da altre operazioni, come ad esempio la realizzazione dei parcheggi. E poi bisogna fare anche un'operazione di organizzazione della vita della ricostruzione perché oggi ci sono delle difficoltà ogettive a vivere la quotidianità del centro storico. Sui parcheggi già c'è stato un lavoro che ha fatto l'assessore Di Stefano per l'individuazione di alcune aree ma ci sono anche proposte di project financing serie. Queste proposte dovranno essere sottoposte a percorsi di partecipazione rapide in grado di dare risposte in pochi mesi.

Dal centro alle periferie, fino alle aree delle new town; i progetti Case rischiano di mandare in default l'amministrazione comunale: continuiamo a spendere milioni per i mancati pagamenti delle utenze, c'è un enorme questione che attiene alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Che destino immagina per questo importante comparto immobiliare pubblico?

Anche qui, bisogna ripartire dal lavoro fatto dal consiglio comunale, che ha dato delle indicazioni da seguire. Sul Progetto Case va fatta una grande operazione di marketing. Nelle aree più prossime alle sedi dell'università si potranno mettere a disposizione degli studenti alcuni alloggi. Il tema della sicurezza è centrale, per ripopolare la città c'è bisogno di case, scuole e università sicure. Bisogna far percepire all'Italia che all'Aquila c'è un sistema di alloggi universitari sicuri che possono essere messi a disposizione a prezzi concordati. Un'altra percentuale di alloggi dovrà essere destinata all'edilizia popolare e un'altra ancora, laddove sono emersi casi di obsolescenza, andrà demolita, anche perché già ora abbiamo molte più case che abitanti e c'è già un processo di svalutazione immobiliare in corso.

Capitolo ricostruzione: se quella privata è oramai avviata, sebbene non manchino i problemi, la ricostruzione pubblica è ferma al palo. Come risolvere l'impasse?

Sulla ricostruzione pubblica ci giochiamo tutto. E' necessario creare un'unità di missione che nei prossimi anni faccia partire la ricostruzione del patrimonio immobiliare pubblico che qui è vastissimo. All'Aquila abbiamo 254 mila metri quadri di patrimonio immobiliare pubblico, pochissime città hanno da offrire un patrimonio simile. Se messo a sistema, può diventare davvero la ricchezza di cui L'Aquila ha bisogno. Pensiamo a quanto potremmo risparmiare, e far risparmiare mettendolo a disposizione anche di altre istituzioni, di fitti passivi.

Se è vero che è la ricostruzione privata è ben avviata, nelle frazioni segna invece il passo. Che proposte farà ai cittadini che le abitano, giustamente arrabbiati per lo stato delle cose?

E' vero, sulle frazioni c'è un ritardo clamoroso. Prima di tutto bisogna riconnettere le frazioni e le periferie con il centro storico; poi occorre lavorare a un progetto di mobilità sostenibile basata sulle piste ciclabili. Anche all'Aquila si può andare sulle piste ciclabili, penso a una rete di piste ciclabili che colleghino la periferia ovest a quella est e che si intersechi con una rete di trasporti. Ma penso anche a cose semplici, come i bus notturni: avere corse notturne sarebbe rivoluzionario soprattutto il giovedì, il venerdì e il sabato.

Delibera 58, le famose casette di legno: l'amministrazione uscente ha fatto un mezzo passo indietro sull'abbattimento manifestando l'intenzione di sanare col Prg di futura approvazione le casette costruite secondo i dettati della delibera (dovrebbero essere 1500 circa); le altre, andranno abbattute. Cosa ne pensa, e che farebbe da sindaco?

L'errore ormai è stato fatto. Il problema più grande di quella delibera è che non ha dato parametri definiti. Però adesso non possiamo prendere e smontare tutto, specie in un clima da psicodramma come quello che si è venuto a creare dopo le scosse di gennaio. L'obiettivo è evitare lo spopolamento. Ci sono delle situazioni che possono essere sanate, ad esempio le casette costruite sulle aree a vincolo decaduto o quelle che rientrano dentro i recinti privati, dove ci sono delle cubature residue. Ma ci vuole capacità di ascolto e lavoro di squadra.

Ultimo capitolo, a proposito di sicurezza: lo stato delle scuole cittadine. Vincesse le primarie e, dunque, le elezioni amministrative, da sindaco cosa direbbe a studenti, docenti e genitori, come li rassicurerebbe in vista del prossimo anno scolastico?

Sulla sicurezza delle scuole ci giochiamo il futuro della città: tutto può accettare un genitore tranne mandare un figlio in una scuola non sicura. Questo dovrà diventare, insieme al lavoro, il tema centrale del prossimo programma di mandato. Occorre istituire anzitutto un osservatorio sulla popolazione scolastica e sul rientro dei ragazzi nelle scuole di origine. Va fatto un lavoro di monitoraggio perché la situazione è dinamica e in divenire. Man mano che le scuole rientreranno nelle loro sedi originarie, si libereranno dei musp che potranno essere utilizzati per sistemare altre scuole. I soldi per mettere in sicurezza i nostri istituti ci sono ma bisogna iniziare subito, con programmi a breve e medio termine e usando varie soluzioni, anche tecnologiche, dagli isolatori alla costruzione di nuovi edifici fino alla realizzazione di un musp che possa essere usato a rotazione. Ma anche qui bisognerà avere un atteggiamento costruttivo e non distruttivo.

Ultima domanda, scelga lei un titolo per l'intervista: Verso le primarie, intervista a Pierpaolo Pietrucci...

Il tempo giusto.

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Aprile 2017 08:52

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