Dieci domande, concrete; dieci risposte, per abbozzare un programma di governo. Nessun volo pindarico, piuttosto il tentativo di comprendere le ragioni di una candidatura, l'idea di città che propongono i candidati alle primarie di centrosinistra del 9 e 10 aprile.
Lavoro, rilancio economico, turismo, rivitalizzazione del centro storico, scuole, progetto Case, ricostruzione privata e pubblica, frazioni: vi proponiamo le interviste ad Americo Di Benedetto, Pierpaolo Pietrucci e Lelio De Santis, una al giorno, fino a mercoledì, perché possiate farvi un'idea sul loro progetto politico.
Dopo le interviste ad Americo Di Benedetto e Pierpaolo Pietrucci, vi proponiamo oggi quella a Lelio De Santis, segretario regionale dell'Italia dei Valori, già assessore comunale con delega al bilancio e ai turismi fino alla rottura col sindaco Massimo Cialente, nel novembre 2015.
De Santis, iniziamo dal tema più urgente d'affrontare: l'emergenza occupazionale, la crisi del comparto del lavoro. Quale ricetta, concreta, dovesse vincere le primarie e, poi, diventare sindaco?
Come noto, l'amministrazione comunale non ha una competenza specifica sui temi del lavoro, ma può contribuire a creare le condizioni necessarie allo sviluppo occupazionale. Intanto, la grave crisi che stiamo vivendo non può essere peggiorata dal rischio che si perdano altri posti di lavoro, e penso ai call center; poi, c'è il famoso 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico, di cui parliamo da anni e che non hanno ancora prodotto risultati positivi. Oltre a questo, però, c'è da inventarsi qualcosa per l'immediato. In attesa di una strategia seria sul Gran Sasso e, più in generale, sul turismo, che potrebbe dare occupazione in un settore decisivo per la città, penso alla tutela e alla gestione dei beni culturali e ambientali: ho pronto un progetto che, di certo, non risolverebbe il problema dell'occupazione, in termini quantitativi almeno, ma potrebbe rappresentare un segnale importante; la gestione e la fruizione del nostro patrimonio culturale, archeologico, ambientale darebbe lavoro a 50-60 giovani. Si tratta di una iniziativa concreta, che potremmo mettere in campo già domani. Potrei andare avanti, con altre questioni spesso trascurate: la gestione del verde, per esempio, della viabilità, che potremmo affidare a cooperative di giovani; daremmo lavoro e avremmo una città più curata.
A L'Aquila, turismo significa, anche e soprattutto, Gran Sasso: nei giorni scorsi, l'associazione Progetto Montagna ha annunciato di aver raccolto oltre 5 mila firme su ognuna delle due petizioni che, in sostanza, chiedono la riperimetrazione di Sic e Zps. D'altra parte, un anno fa è stato firmato un accordo tra le forze di centrosinistra che si sostanzia nella convinzione che le infrastrutture previste nel piano d'Area vadano realizzate, senza intaccare, però, i vincoli comunitari. Che posizione ha, nel merito, e come immagina il possibile sviluppo della nostra montagna?
Non mi schiero a priori da una parte o dall'altra: serve un approccio realistico, serio e concreto. Sono d'accordo che si facciano gli interventi previsti nel Piano d'Area, che le infrastrutture siano compatibili con l'ambiente il territorio: sono contrario, però, agli estremismi che non producono niente. Piuttosto, mi domando: come facciamo a fare turismo se non riusciamo ad offire neppure i servizi essenziali? Questo è il nodo dolente che dobbiamo provare a sciogliere facendo squadra: almeno 5mila cittadini che si sono espressi sui quesiti di Progetto Montagna vanno ascoltati, è chiaro, però, che dovrà essere l'amministrazione comunale a dare l'indicazione, l'indirizzo affinché si facciano le cose in modo serio, senza calpestare la natura ma senza imbalsamarla.
Altra priorità, per i prossimi 5 anni: la rivitalizzazione del centro storico. A breve, verrà pubblicato il bando Fare Centro: basterà? E che tipo di vocazione immagina per il centro città, quali funzioni dovranno animarlo?
Il bando 'Fare Centro' sta registrando troppi ritardi: stiamo illudendo i commercianti a tornare in centro storico, ma non riusciamo ancora a garantirgli un sostegno concreto; inoltre, diamo segnali negativi parlando di parcheggi a pagamento in centro, segnali che allontanano i commercianti e gli artigiani. Oltre gli investimenti, oltre alle iniziative e agli eventi che sono certamente importanti per far rivivere il centro, si dovrebbe tentare di immaginarlo con vocazione universitaria, per le facoltà che è possibile riportare dentro le mura, facendo muovere intorno al polo universitario di scienze umane altre strutture pubbliche che, al momento, non hanno destinazione; è importante che gli uffici tornino in centro, ma assicureranno una presenza limitata agli orari di lavoro: gli studenti universitari, invece, farebbero vivere il centro storico per tutto il giorno, con risvolti positivi per le attività commerciali.
Dal centro alle periferie, fino alle aree delle new town; i progetti Case rischiano di mandare in default l'amministrazione comunale: continuiamo a spendere milioni per i mancati pagamenti delle utenze, c'è un enorme questione che attiene alla manutenzione ordinaria e straordinaria. All'epoca in cui era assessore comunale, parò chiaramente di "gestione amministrativa dilettantesca". Che destino immagina per questo importante comparto immobiliare pubblico?
I fatti stanno a dimostrare che il sottoscritto non faceva polemica a prescindere: quando si decise di prendere in carico il patrimonio immobiliare, ci fu una certa leggerezza, una superficialità d'approccio. Non si valutò lo stato degli edifici, se c'erano i certificati di collaudo, se le polizze fideiussorie erano valide: ci accorgemmo con l'avvocatura che molte polizze, per esempio, non coprivano i danni strutturali, scoprimmo che alcune aziende appaltatrici erano state costituite per lo scopo e poi erano state liquidate. Si fossero approfonditi prima, questi aspetti, avremmo evitato i danni di cui, ora, stiamo pagando le conseguenze. E sull'indebitamento poi, si sta minimizzando il problema, e lo fanno anche i miei competitor alle primarie; è necessaria piuttosto una parola di verità: il Comune dell'Aquila non potrà sostenere a lungo l'esposizione debitoria, e non si può continuare a gravare sulla tassazione generale per coprire i buchi di bilancio. Non si può firmare una transazione da 9 milioni a pagamento dei crediti non riscossi e ceduti da Enel Gas e Enel Energia a Banca Sistema; non si possono aumentare le tasse del 23% per sanare la voragine che si è generata. Non per prendermi dei meriti, ma da assessore al bilancio non ho aumentato le tasse, anzi l'ho abbassate del 5% nel 2015, per i balzelli alle attività commerciali in particolare, senza fare magie ma recuperando l'evasione fiscale che c'era allora e c'è ancora oggi. Tornando al progetto Case, è chiaro che bisogna uscire dal pantano: la situazione è fuori controllo. Vanno trovate le risorse per la manutenzione straordinaria, anche chiamando il Governo a rispondere del patrimonio che ci ha lasciato, e ricominciare poi da zero: il Comune dell'Aquila, infatti, non è in grado di gestire un comparto di oltre 5mila abitazioni, e dunque la gestione andrà esternalizzata, affidandola a professionalità qualificate. Torno così all'idea di una gara europea per l'affidamento del progetto Case ad un global service che possa occuparsi non solo della gestione, ma della manutenzione, della riscossione di canoni e utenze, e soprattutto della valorizzazione del comparto, magari affidando le piastre dell'area di Coppito all'Università e destinando il quartiere di Arischia al turismo.
Capitolo ricostruzione: se quella privata è oramai avviata, ma c'è il buco nero delle frazioni, la ricostruzione pubblica è ferma al palo. Come risolvere l'impasse?
Per quel che attiene alla ricostruzione pubblica, vanno accelerate le procedure che dovranno essere trasparenti, certo, ma vanno finalmente avviate: la mia proposta è d'istruire una struttura dedicata, un ufficio specifico che pensi a snellire le pratiche, a fare gli appalti. Per quel che attiene alle frazioni, invece, è il problema dei problemi: il mio messaggio recita 'dalle frazioni al centro', d'altra parte; la città com'era, non c'è più: la nostra, è una realtà policentrica che vive sui territori, e deve coinvolgerli. Si pensi a frazioni importanti come Sassa, Arischia, Paganica: ora si fa la corsa ad andare a Paganica, ma cosa si va a dire ai cittadini se, fino ad oggi, non siamo stati capaci di muovere un dito, se non siamo riusciti nemmeno a ripristinare le strutture pubbliche. Parliamo di inefficienza amministrativa che non ha colore politico: o ci mettiamo in testa di far camminare la macchina comunale, o i nostri programmi rimarranno sulla carta.
Delibera 58, le famose casette di legno: l'amministrazione uscente ha fatto un mezzo passo indietro sull'abbattimento manifestando l'intenzione di sanare col Prg di futura approvazione le casette costruite secondo i dettati della delibera (dovrebbero essere 1500 circa); le altre, andranno abbattute. Cosa ne pensa, e che farebbe da sindaco?
La mia posizione è improntata a buon senso e realismo: dobbiamo dire no alle casette speculative, realizzate in zone vincolate o a rischio; ci sono almeno 25 manufatti oggeto di ordinanza di demolizione e sono ancora lì, non siamo stati nemmeno in grado di procedere con l'abbattimento delle casette costruite lungo il fiume, in zona a rischio esondazione. C'è una grossa responsabilità in termini di vigilanza mancata: oltre alle 1500 strutture realizzate ai sensi della delibera, ce ne sono altre 2-3mila circa spuntate come funghi, ovunque: dove stava l'amministrazione, dove stavano gli assessorati competenti, il comando dei Vigili Urbani? Ora, l'approccio non può che essere realistico: va tenuto conto degli sforzi fatti dalle famiglie che, realizzando le casette, non hanno gravato sulle casse pubbliche, e, se le opere sono sanabili, andranno condonate. D'altra parte, demolire una struttura in un'area sanabile col Prg, sul piano ambientale è dannoso, oltre che costoso.
Ultimo capitolo, a proposito di sicurezza: lo stato delle scuole cittadine. Vincesse le primarie e, dunque, le elezioni amministrative, da sindaco cosa direbbe a studenti, docenti e genitori, come li rassicurerebbe in vista del prossimo anno scolastico?
Intanto, va detto abbiamo alimentato un allarmismo esagerato: sul Cotugno, per esempio, dopo il sisma è stato realizzato un intervento da 3milioni e 700mila euro circa che ha messo in sicurezza buona parte dell'edificio. Nel 2013, l'indice di vulnerabilità fu valutato da un gruppo di giovani incaricato dalla Provincia, e non so se la rappresentazione che ne è emersa sia realmente fondata, anche perché serviva per ottenere finanziamenti. Dunque, andranno ripetute le verifiche. Va assicurata sicurezza ai ragazzi e alle famiglie altrimenti rischiamo la fuga: fosse necessario realizzare delle opere di adeguamento, sul Cotugno o su altre scuole, andrà trovata una struttura adeguata, e penso alla Reiss Romoli per esempio, così da assicurare spazi e tranquillità al mondo della scuola, evitando il balletto degli ultimi mesi. Nel frattempo, però, va recuperato il tempo perso: abbiamo in cassa 48 milioni non spesi per la ricostruzione delle scuole di proprietà del Comune, una enorme responsabilità dell'amministrazione; ho apposto le somme in bilancio, spettava ad altri spenderli: parlando di gestione collegiale intendo proprio questo, se non c'è un'assunzione di responsabilità collegiale ognuno si occupa di un pezzo del procedimento, si opera per settori autonomi che non comunicano mai, e i danni prodotti sono questi. Fare subito è essenziale, le scuole sono la priorità delle priorità: cambiamo pagina, dunque, e cambiamo passo, rimboccandoci le maniche e facendo squadra.
Scelga lei un titolo per l'intervista: Verso le primarie, intervista a Lelio De Santis: "..."
Il cambiamento necessario, un cambiamento di metodo, gestione ed efficienza amministrativa.