Se ce l'hanno fatta in città tradizionalmente "rosse" come Perugia, o in altre con caratteristiche simili come Ascoli, si può fare anche all'Aquila. E' questo il senso della visita nel capoluogo abruzzese di Andrea Romizi, sindaco del capoluogo umbro, Guido Castelli, primo cittadino della città marchigiana, e di Francesco Acquaroli, loro collega di Potenza Picena, 16mila abitanti in provincia di Macerata. I tre amministratori sono arrivati insieme a parte dei loro assessori, per sostenere il candidato sindaco del centrodestra Pierluigi Biondi, in vista della tornata elettorale di giugno.
Così quest'ultimo ha colto la palla al balzo per far presentare loro "le buone prassi dell'Appennino centrale". Non è emerso granché dal punto di vista delle proposte programmatiche, ma è stato identificato un possibile asse-network per il Centro Italia, area che oggi evoca soprattutto la crisi delle aree interne, e i disastri naturali degli ultimi due decenni.
La presenza di Romizi e Castelli è servita a Biondi anche a fornire implicitamente una risposta al sindaco Massimo Cialente, che nelle scorse settimane lo aveva definito "poco più che un amministratore di condominio", in relazione alle dimensioni di Villa Sant'Angelo (L'Aquila), borgo del Medio Aterno di cui Biondi è stato sindaco per un decennio.
La testimonianza di Romizi si è principalmente è incentrata sulla rottura di quel meccanismo che ha ispirato parte della campagna di Biondi: prima del giovane esponente di Forza Italia, infatti, Perugia era stata sempre governata dalle diverse declinazioni storiche della sinistra e del centrosinistra. Un'egemonia durata settanta anni e terminata con l'elezione dell'attuale sindaco: "Quello che stiamo facendo è puntare sulla nostra storia e sulla nostra identità - ha affermato - recuperare i centri storici e migliorare la macchina comunale, oltre che potenziare la connettività con la banda larga".
Più nello specifico è andato il suo assessore all'Urbanistica, Emanuele Prisco (Fratelli d'Italia): "Abbiamo ripulito da clandestini e immigrati un'area di 90mila metri quadri, che veniva sgomberata e rioccupata quotidianamente. Stiamo ricostruendo un quartiere più decoroso, assegneremo case con il meccanismo del social housing, in quota anche agli esponenti delle forze dell'ordine e alle loro famiglie. Potranno fare domanda anche gli immigrati, ma abbiamo in parte modificato, con un regolamento, un inquadramento normativo che era troppo sbilanciato. Nessuno vuole essere discriminatorio ma non è possibile che ci siano case per tutti, tranne che per gli italiani".
E la struttura di gestione del social housing a Perugia, di competenza della Cassa depositi e prestiti, dà il gancio a Biondi di rispondere alle sollecitazioni sulle possibili soluzioni per l'immane patrimonio delle 19 aree del Progetto Case e dei Map, argomento cruciale ma solo sfiorato in queste settimane di campagna elettorale: "Con il Governo dovremo ricontrattare le regole di ingaggio sulla manutenzione - ha detto il candidato del centrodestra aquilano - sulla struttura di gestione non vedo praticabile l'idea di un soggetto unico, anche a causa dei tagli che impone lo Stato centrale sulle municipalizzate, né soggetti privati come le fondazioni".