Un déjà vu elettorale. Così si potrebbe definire l'ennesima picconata sul discusso Progetto Case da parte del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, una delle ultime da primo cittadino del capoluogo abruzzese, prima delle elezioni della settimana prossima.
Cialente, attraverso le pagine de Il Centro, rivela come sul destino del Progetto Case si starebbe cercando di "trovare una soluzione con il governo, anche perché quelle piastre dovranno essere smantellate tutte". Non quindi un abbattimento selettivo, come chiedono alcuni candidati alla carica di sindaco - compreso il compagno di partito Americo Di Benedetto - né la conservazione integrale delle diciannove aree di alloggi pubblici costruiti dal governo Berlusconi dopo il terremoto del 2009. Bensì un abbattimento totale, che sarebbe imposto da una non meglio precisata normativa dell'Unione Europea.
Ma perché è un déjà vu? Cialente ripete il mantra dell'abbattimento da un anno e mezzo ormai, fin dall'annuncio nel corso di una seduta del Consiglio comunale.
"L'Unione Europea finanziò con il suo fondo di solidarietà parte dei soldi necessari alla costruzione di Case e Map - disse Cialente nel febbraio dello scorso anno - ci dissero chiaramente che la situazione sarebbe dovuta essere temporeanea, e io chiesi ufficialmente di fornirci una definizione della parola temporaneo".
In quella occasione old.news-town.it profetizzò [leggi l'articolo] che l'argomento sarebbe diventato oggetto dell'attuale campagna elettorale: non era poi così difficile prevederlo, e così è stato, complice anche l'ennesimo sgombero a ovest, disposto qualche giorno fa nell'area Case Coppito II.
Le parole rilasciate a Il Centro hanno ovviamente scatenato le reazioni dei candidati avversi ai lidi politici di Cialente. Per Pierluigi Biondi del centrodestra "il Pd e il centrosinistra hanno le idee alquanto confuse sul Progetto Case", perché lo stesso Di Benedetto avrebbe parlato, in campagna elettorale "prima di una fondazione per gestire i complessi antisismici, poi di trasformarli in campus per studenti poi, poche ore fa, di abbatterne alcuni".
"Spieghi l'ex sindaco - osserva Biondi - perché non ha dato corso a nessuna delle lettere che gli sono state inviate ripetutamente da dirigenti, funzionari e persino dall'assessore Lisi, prima del trasferimento della proprietà del Progetto Case dalla Protezione civile al Comune. Decine di missive nelle quali si chiedeva di fare, prima del trasferimento della proprietà, una ricognizione sullo stato delle piastre e degli alloggi e sui costi di gestione".
Carla Cimoroni, candidata sindaca per la Coalizione Sociale attacca invece a destra e a manca, sottolineando come "le Case costruite dal governo Berlusconi, se è vero che abbiano dato riparo a una parte degli sfollati del 2009, hanno rappresentato una scelta scellerata per la presente e futura struttura urbanistica della città". Mentre "l'amministrazione ha gran parte delle colpe, avendo ereditato a scatola chiusa quasi cinquemila alloggi e trascurato la manutenzione, generando una confusione su utenze e canoni inaudita".
Se la soluzione per Biondi è l'intelocuzione del governo al fine di "reperire delle somme annuali finalizzate alla manutenzione e gestione", Cimoroni propone uno studio approfondito delle condizioni in cui versano le strutture, "selezionando gli alloggi integri e quelli abbattibili, in base anche all'esigenza di "ricucire le aree Case nella pianificazione urbanistica della città, ed in base a potenziali funzioni, ad esempio, come l'uso turistico o per gli studenti universitari".
E a proposito di università, era stato proprio Stefano Palumbo, ex capogruppo del Pd in Consiglio comunale, oggi assessore di Cialente e candidato con Di Benedetto, prima ad interloquire con l'Ateneo sulle Case di Roio, e poi a presentare in Consiglio - sempre un anno e mezzo fa - un ordine del giorno che impegnava l'amministrazione ad "elaborare un piano di abbattimento graduale del compendio immobiliare dei Progetti Case e map".
La verità è che per la ricca casistica dello stato delle piastre di Case e Map si dovrebbe attivare uno studio di microzonazione, come si sarebbe dovuto fare anche per l'assegnazione degli alloggi stessi. E invece da tutte le parti c'è sempre stata solo bagarre, partendo dal centrosinistra di Cialente, che pochi mesi dopo il terremoto parlava di una scelta fatta addirittura "per riqualificare le frazioni" [ascolta l'audio], fino al centrodestra, da sempre orgoglioso di una "grande opera" oggi costosa e problematica (per usare un eufemismo), e che ha cambiato il volto urbanistico della città.