Giovedì, 28 Marzo 2013 17:03

Consiglio comunale: approvato il cronoprogramma

di 

Nella seduta straordinaria a Casa Onna, il Consiglio comunale ha approvato il discusso cronoprogramma della ricostruzione che suddivide, nei sei anni, i costi stimati dal Piano di ricostruzione approvato nell'agosto del 2012 per l'edilizia residenziale privata.

 

3 miliardi e 600 milioni nella perimetrazione del capoluogo e 1 miliardo e 600 milioni per le frazioni. In altre parole, si chiede al Governo poco più di un miliardo all'anno per cinque anni, non negoziabili e con un cospicuo anticipo per il 2013.

Nessuna novità, insomma, rispetto a quanto annunciato dal sindaco Massimo Cialente e dall'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano. Compatta la maggioranza: tutti i consiglieri hanno votato il documento, con la sola eccezione di Ludovici che ha litigato duramente con il primo cittadino. Sono volate parole grosse, si è arrivati quasi alle mani. Poco chiari i motivi della discussione. I voti favorevoli sono stati 18: contrari Vittorini e Properzi, astenuto Di Cesare, gli altri consiglieri di opposizione hanno deciso di lasciare la sala al momento del voto. 

Nel corso della seduta, l'assise ha approvato all'unanimità l'emendamento proposto da Ettore Di Cesare, capogruppo di Appello per L'Aquila, che impegna l'amministrazione a predisporre dei rendiconti quadrimestrali sullo stato di attuazione dei piani di ricostruzione del Capoluogo e delle frazioni, e la modifica proposta dal consigliere di maggioranza Antonio Nardantonio che ripartisce in altra maniera i fondi previsti tra Colle e Santi di Preturo. Emendamento anti Cicchetti, hanno sottolineato alcuni consiglieri: il cronoprogramma, infatti, proponeva di iniziare i lavori nel 2015 a Santi, nelle case intorno al campo da golf dell'ex vice-commissario alla ricostruzione, per arrivare a Colle di Preturo, dove vive la maggioranza della popolazione, solo nel 2017. La modifica introdotta, al contrario, permetterà l'inizio dei lavori a Colle nel 2015 e a Santi l'anno dopo. Bocciate, invece, le proposte di Pierluigi Properzi, che chiedeva criteri certi per la formazione dei comparti di cantierabilità, e di Daniele Ferella che intendeva modificare completamente il piano di ricostruzione delle frazioni. 

La maggioranza ha tenuto, insomma. Il cronoprogramma è stato approvato e servirà per fare pressione sul Governo che verrà affinchè assegni fondi certi, attraverso la Cassa deposito e prestiti. E' chiaro, però, che si tratta di una ricognizione delle finanze necessarie e non di un documento programmatico, capace di stabilire tempi, regole e modalità della ricostruzione.

Lascia interedetti, a quattro anni dal sisma. La maggioranza che sostiene Massimo Cialente ha approvato, oggi, un documento che non ha alcuna copertura finanziaria. Il primo cittadino, non più tardi di una settimana fa, aveva annunciato che L'Aquila sarebbe stata ricostruita in cinque anni. Se arriveranno i soldi, ha poi aggiunto. Altrimenti, foglio di via per il prefetto e per tutte le articolazioni dello Stato nella nostra città. A NewsTown aveva parlato di libera repubblica dell'Aquila.

La verità è che la ricostruzione è bloccata ed è irresponsabile promettere miracoli. Anche ci fossero i soldi, il cronoprogramma non tiene in alcun conto le difficoltà dell'attuale filiera autorizzativa: il Genio civile della Provincia è al collasso, con oltre 2000 pratiche in giacenza. A giugno, poi, scadrà la proroga che permetteva la sola verifica amministrativa dei progetti: se non ci saranno ulteriori deroghe, bisognerà prevedere anche la verifica tecnica. L'ipotesi di spesa preventivata per il 2013 sarebbe, in altre parole, insostenibile. Troppi i progetti.

La sensazione è che il consiglio abbia votato un documento che sa benissimo non sarà di alcuna utilità. La ricostruzione del nostro territorio è stata compromessa da scelte scellerate ed irreversibili, operate nei mesi immediatamente successivi al terremoto. E' come se, dopo quattro anni, si fosse chiuso il cerchio: i problemi che viviamo oggi sono figli del Decreto Abruzzo, approvato a fine aprile 2009 e trasformato in legge nel giugno 2009. "Molti cittadini lo avevano capito - ha ricordato oggi il consigliere Di Cesare - avevano capito che i fondi spalmati fino al 2032 erano assolutamente insufficienti per la ricostruzione della città. Il 16 giugno organizzarono degli autobus e portarono la protesta a Montecitorio, mentre la legge veniva approvata dal governo Berlusconi. E, oggi, alcuni pagano le giornate di mobilitazione che seguirono con dei processi".

La soluzione, ora, non è certo un cronoprogramma tardivo e lacunoso, incapace di raccontare una vera idea di città, approntato con il solo scopo di chiedere altri finanziamenti. A qualcuno sarà tornata in mente la legge di iniziativa popolare, scritta dai cittadini, chiusa chissà in quale cassetto. Parlava di fondi certi, tassa di scopo, ricostruzione al 100%.

Ultima modifica il Venerdì, 29 Marzo 2013 12:59

Articoli correlati (da tag)

Chiudi