“La corretta informazione costituisce la base essenziale di qualunque valutazione ed iniziativa politica ed istituzionale. Dire che il disegno di legge di stabilità non contiene nulla di più per l'Aquila e il cratere abruzzese o che si tratterebbe solo di 'spalmature' non risponde al vero”.
A dirlo, con una nota non poco polemica, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini, all'indomani della mobilitazione annunciata dal Partito Democratico. Sezione cittadina del suo stesso partito. Un attacco frontale, quello del sottosegretario, a cui evidentemente non sono piaciute le parole del sindaco Cialente, della senatrice Pezzopane, e dei massimi esponenti democrat del capoluogo.
A sentire Legnini, basterebbe leggere l’art. 9 del provvedimento ed esaminare l’allegato E del bilancio dello Stato per scoprire che la ricostruzione non è stata affatto dimenticata: “Le novità sono tre”, spiega. “I 600 milioni in più rispetto agli 1,2 miliardi stanziati a luglio sul 2014 e 2015, che portano l'importo stanziato a 1,8 miliardi, una delle voci più elevate del bilancio dello Stato; l'anticipazione al 2017 delle risorse del 2018 e 2019; la norma che consente al Cipe di autorizzare l'utilizzo delle risorse in relazione alle effettive esigenze della ricostruzione e che potrà quindi consentire la rapida impugnabilità dei fondi”.
Insomma, i soldi ci sono: 1,8miliardi nei prossimi 4 anni, 450milioni euro l’anno. “Tutti sappiamo - continua il sottosegretario abruzzese - che dette risorse andranno aumentate nel corso del tempo e che bisogna prevedere un solido programma finanziario per far in modo che la ricostruzione non si fermi e si concluda entro i tempi che i sindaci hanno programmato con i piani di ricostruzione. Ma attaccare il governo Letta, che ha stanziato le prime risorse aggiuntive dal 2009, mi sembra del tutto fuori luogo. Occorre unire le forze ed evitare posizioni isolazioniste, lavorare per migliorare le disposizioni già introdotte non contro il governo ma con il governo”.
A partire dall'incontro convocato per giovedì prossimo al Ministero dell'Economia con il premier Enrico Letta, il ministro alla Coesione territoriale Carlo Trigilia, il coordinatore dei sindaci del cratere Emilio Nusca e il primo cittadino dell’Aquila, Massimo Cialente. Evidentemente, il clima non sarà dei migliori. “Per quel che mi riguarda - sottolinea Legnini - continuerò a lavorare come ho già sin qui fatto perché venga rispettato il diritto dell'Aquila e di tutti i comuni danneggiati dal sisma ad ottenere ciò che a loro spetta ed a sensibilizzare tutti i membri del governo per accrescere le risorse disponibili, con la consapevolezza che il Presidente Letta condivide e sostiene con determinazione la necessità inderogabile di ricostruire tutto ciò che il terremoto ha distrutto o danneggiato”.
Una risposta più che decisa, dunque, alla mobilitazione annunciata sabato: “Con questi ritmi la ricostruzione della città terminerà nel 2035, tempi non compatibili con la vita della nostra comunità”, ha spiegato Cialente. A far di calcolo, in effetti, per stare al cronoprogramma, per il 2014 servirebbero 2miliardi e 100mln per la ricostruzione privata, solo a L'Aquila. E altri 400-500mln per i comuni del cratere. Totale: almeno 2miliardi e mezzo. C'è poi la ricostruzione pubblica e ci sono spese insopprimibili che portano il conto finale ad oltre 3miliardi e 200mln. Per questo il Partito Democratico ha chiamato alla mobilitazione, perché “tutto quello che abbiamo avuto finora, l'abbiamo ottenuto facendo casino”, ha incalzato l'ex deputato Giovanni Lolli. “Con la Legge in discussione siamo lontani anni luce dalle reali necessità del territorio. Ci siamo sempre battuti per la città, e lo facciamo anche ora che governa il Pd, senza dimenticare che dell'esecutivo fanno parte anche Pdl e Scelta Civica, che spero metteranno in scena le stesse azioni di protesta”.
Intanto, Stefania Pezzopane ha annunciato che è già stato predisposto un emendamento, che sarà presentato nei primi giorni di novembre, in cui si indica il reperimento delle risorse necessarie, suggerite dal Sindaco e dai responsabili degli Uffici speciali, attraverso accise e fondi di bilancio. “Ci muoveremo anche nei confronti del nostro partito”, ha sottolineato. In questo senso, oggi pomeriggio alle 17, è stata convocata un’assemblea aperta alla cittadinanza nella sede del partito, in viale della Croce Rossa, per scrivere insieme un documento da inviare alla segreteria nazionale, ai capigruppo di Camera e Senato e ai candidati alle primarie.
Una partita tutta interna al Pd, dunque, che non lascia affatto tranquilli. E non solo per le turbolenze che, in questi giorni, investono il partito in vista delle primarie per la segreteria. Sarebbe auspicabile, infatti, che le forze politiche cittadine, al di là degli schieramenti, combattessero unite la battaglia per ottenere, finalmente, fondi certi per la ricostruzione. Sarebbe auspicabile che le istituzioni locali, il Comune insieme a Provincia e Regione, lavorassero insieme per formulare una proposta credibile e sostenibile. Al contrario, si va avanti a colpi di conferenze stampa e di viaggi a Roma. Delegazioni sempre diverse, con interlocutori sempre diversi. Chissà che idea si sono fatti, negli uffici dei ministeri, delle nostre istituzioni locali.
La verità è che il cratere ha bisogno di risposte di largo respiro, di un quadro economico strutturato e coerente alle esigenze dei prossimi anni. Non di risposte parziali, capaci solo di far fronte alle necessità del momento e di mettere il silenziatore alle proteste che, ciclicamente, arrivano ai tavoli romani dalle istituzioni del territorio. Le parole di Giovanni Legnini, inutile nasconderlo, sono assai preoccupanti. Perché le abbiamo già sentite troppe volte, negli ultimi quattro anni.
Come può, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, abruzzese tra l’altro, annunciare con soddisfazione che le risorse stanziate per il 2018 e il 2019 sono state anticipate al 2017? Come può trattare la ricostruzione di un capoluogo di Regione in meri termini economici? Sarà anche vero che i fondi per L’Aquila sono una delle voci più consistenti del bilancio dello Stato. Non sono sufficienti, però. E ci sono progetti per cui il governo vuole investire in maniera ben più importante. Grandi Opere, vengono definite. Quale opera può essere più grande della ricostruzione di uno dei centri storici più rilevanti d’Europa? “Tutti sappiamo che dette risorse andranno aumentate nel corso del tempo e che bisogna prevedere un solido programma finanziario per far in modo che la ricostruzione non si fermi e si concluda entro i tempi che i sindaci hanno programmato con i piani di ricostruzione”, sottolinea Legnini. Ben prima di lui, lo avevano detto in molti. Tra gli altri, illustri esponenti del centrodestra che mai hanno voluto sentir parlare, però, di una tassa di scopo per L’Aquila. A memoria, l’ultimo era stato un compagno di partito di Legnini, l’allora ministro Fabrizio Barca. Che aveva invitato gli aquilani all’ottimismo. Accanto a lui Gianni Letta. Fiori di bergamotto, il consiglio. Imparate a spendere il poco che avete così potrete ottenere quanto vi serve, la promessa. Ora, i soldi sono finiti. E vorremmo capire chi, finalmente, sarà in grado di prevedere un solido programma finanziario per la ricostruzione. Tutti sanno che è necessario, nessuno è in grado di assicurarlo. Bisogna fare in fretta, però. Non c’è più tempo. E neanche pazienza.