"Per L'Aquila propongo anzitutto di abolire la retorica. Non è la prima volta che vengo qui, sento ripetere da anni le stesse cose. Siamo stati al governo con Monti e ora governiamo di nuovo con Letta, credo che gli aquilani vogliano delle risposte e non più solamente delle promesse".
Non ha ricette facili né formule magiche per la ricostruzione, Pippo Civati - uno dei quattro candidati alla carica di segreterio del Partito democratico - che ieri sera ha fatto tappa in città per presentare la propria mozione congressuale.
Il deputato monzese, uno dei pochi parlamentari del Pd a non aver votato la fiducia al governo Letta, ha incontrato i cittadini aquilani nell'Auditorium del Parco del Castello. Insieme a lui Andrea Ranieri, ex sindacalista, tra gli estensori della mozione, e Paolo Della Ventura, molisano trapiantato all'Aquila da molti anni, civatiano della prima ora.
"Vedremo" ha risposto Civati ai giornalisti a proposito dei fondi che scarseggiano "cosa si potrà fare in questa legge di Stabilità, che, come sapete, ha una coperta cortissima. Una tassa di scopo? Sarei favorevole. Il problema, però, è che bisogna capire e definire come inquadrare queste nuove tasse. I cittadini aquilani pretendono, giustamente, delle risposte immediate ma anche nel resto di Italia sono un po' preoccupati. Su questo vorrei fare un discorso serio, spero di poterlo fare già dalle prossime ore. Ho letto degli appelli del sindaco e delle istituzioni locali ai candidati alla segreteria del Pd e li ho raccolti con grande favore. Non è da oggi che, nel Pd, ci sono, per L'Aquila, attenzione e impegno ma siccome siamo al governo dobbiamo dare delle risposte".
Civati ha parlato anche del congresso e della "battaglia" che lo sta contrapponendo a Renzi. Un paio d'anni fa, come è noto, i due erano stati, per qualche mese, molto vicini. Poi il radicalizzarsi della proposta di Renzi sulla formula della rottamazione aveva portato le rispettive strade a dividersi.
In vista dell'8 dicembre, giorno delle primarie, i pronostici sono tutti a favore del sindaco di Firenze, che si sente già la vittoria in tasca. Ma, afferma Civati, "i pronostici del Pd sono quasi sempre sbagliati. Anche quella di Bersani sembrava una vittoria sicura e poi è finita come sappiamo. Io sono convinto di ottenere un ottimo risultato. Che poi questo voglia dire la vittoria non lo so ma penso che questa campagna non sia nemmeno cominciata. C'è molta pubblicità intorno a uno dei candidati, molta visibilità, ma la cosa importante è che vengano esaminare tutte e quattro le proposte e poi decidere qual è la migliore. Questo è lo spirito con cui si fa un congresso. Per me è impellente capire se queste larghe intese debbano durare fino al 2015 e oltre come dicono quasi tutti o se si può, con una nuova legge elettorale, tornare a dar voce e parola ai cittadini".
Per l'ex consigliere regionale della Lombardia, insomma, prima si porrà fine alle larghe intese, tornando al voto, e meglio è. Ma con quale legge elettorale? Il Pd spinge molto sul doppio turno e Rezi in particolare su un sistema simile a quello in vigore per le elezioni dei sindaci: "Sulla legge elettorale" è il pensiero di Civati "Renzi dice una cosa molto scivolosa perché per fare il sindaco d'Italia servirebbe una riforma costituzionale impegnativa, per realizzare la quale rischieremmo di impiegare due anni. Io penso che la cosa più semplice sia tornare al Mattarellum, quindi ai collegi uninominali in cui ci si confronta sapendo anche che si può perdere perché la politica è anche un po' rischiosa. Leggo tanto di premi di maggioranza per tutti però poi i voti bisogna prenderli, perché non è impensabile prendere il 25% e sperare di arrivare al 50% con un premio. Il problema, però, è che in questo quadro politico, con un Pdl in fibrilazione e un M5S congelato, deciso a dire no a prescindere, è un po' complicato avere una maggioranza in parlamento. Io spero che, esattamente come per gli aquilani, anche sulla legge elettorale riusciremo a dare delle risposte entro Natale perché gli italiani non possono più aspettare"