Il consiglio comunale ha recepito all'unanimità l'ordine del giorno, già approvato dalla II commissione "Gestione del territorio", che esprime contrarietà alla localizzazione prescelta per la realizzazione della centrale a biomasse progettata dalla Futuris spa.
L'assise consiliare così, dopo aver ricordato con un minuto di silenzio Fabrizio Pambianchi e Angelo Bonanni, ha impegnato il Sindaco e la Giunta a richiedere alla Regione di convocare una conferenza interistituzionale con Provincia, Parco Nazionale del Gran Sasso e Parco regionale del Sirente Velino, Nucleo per lo sviluppo industriale, Amministrazioni dei beni separati, Asl, Arta e Corpo forestale dello stato, al fine di analizzare tutti gli aspetti emersi in quadro di insieme e di arrivare ad una decisione approfondita e ponderata.
Non solo. L'intenzione è di impegnare la Giunta Regionale a richiedere agli uffici competenti l'immediata rivisitazione della procedura che ha portato all'autorizzazione unica, previa sospensione dei suoi effetti, anche alla luce della mutata potenza dell'impianto. Azione analoga dovrebbe compiere la Provincia, avviando una verifica sull'eventuale contrasto della centrale con il Piano Qualità dell'Aria e con il Piano energetico che impongono il recupero dell'80% del calore generato e, parallelamente, rivedendo la legittimità della deroga dell'Arta sui gas rilasciati.
Poi, l'invito al sindaco Cialente: ritiri il parere igienico sanitario favorevole, viste le mutate condizioni ambientali e alla luce di quello che sarà l'esito della conferenza interistituzionale.
I comitati 'No Biomasse', insomma, festeggiano un altro successo dopo che il Tar, il 6 novembre scorso, aveva rimandato sine die la sentenza con cui avrebbe dovuto decidere se accogliere o respingere il ricorso presentato dalla onlus “I figli della terra” contro la realizzazione della centrale, per i motivi aggiunti presentati dall'avvocato Camerini con un corposo fascicolo di 22 pagine. Documento che getta ulteriori ombre e fa emergere tutte le criticità sulla realizzazione di quella che sarebbe una delle centrali più grandi d’Italia.
D'altra parte, si legge nell'ordine del giorno approvato, le valutazioni dei referenti tecnici ai vari livelli e quelle dell'Agenzia Regionale per l'Energia, espresse sul singolo intervento e, magari, senza i rappresentanti dell'Ispettorato Forestale, dell'Ente Parco o delle Amministrazioni Separate competenti, non hanno potuto verificare la veridicità dei dati relativi alle biomasse realmente disponibili e agli effetti cumulo possibili a valle della 'procedura di produzione dell'energia'. "E' certo che, in molte ricerche della Regione e nel Piano specifico, viene di fatto delineata una capacità regionale di produzione di biomasse forestali di circa 100mila tonnellate l'anno, oggi in gran parte utilizzate per usi domestici, e che le possibili biomasse che potrebbero derivare dall'agricoltura vengono più opportunamente, già oggi, riutilizzate come fertilizzanti", si legge.
Ebbene, per i 14 interventi approvati in Abruzzo, che dovrebbero produrre circa 70MW, sarebbero necessarie 1milione di tonnellate l'anno. In particolare, l'impianto di Bazzano - con la sua necessità di 60mila tonnellate - interferirebbe con i bacini di attingimento della biomassa di Collarmene, Ortucchio e Avezzano. E che tutti insieme richiederebbero una disponibilità complessiva di oltre 500mila tonnellate nella sola provincia aquilana. Insomma, ben oltre le effettive disponibilità.
Inoltre, la nostra Regione ha gran parte dei boschi in aree destinate "a conservazione nel PRP vigente", finalizzate alla conservazione della biodiversità. Una così estesa sottrazione di biomasse forestali sarebbe in contrasto con il Piano Regionale di Sviluppo Agricolo.
Come avevano già sottolineato i comitati contrari alla centrale, la richiesta di Autorizzazione Unica ha eluso l'analisi di queste problematiche, non fornendo alcuna certezza sulla effettiva disponibilità di biomasse da bosco e limitandosi, al contrario, a citazioni vaghe di localizzazioni e di ettari. Una verifica con gli enti Parco, la Forestale e le Amministrazioni separate, è presupposto essenziale, ha chiarito il Consiglio comunale, per la praticabilità e la legittimità dell'intervento.
Un progetto che sarebbe illegittimo anche e soprattutto alla luce del quadro fisico-ambientale della zona industriale di Bazzano, profondamente cambiato dopo il sisma del 6 aprile 2009. Con l'emergenza, infatti, i capannoni sono stati riconvertiti in strutture socio-culturali, si sono insediate oltre 5mila persone nel progetto Case e, nella vicina cava Ex Teges, è stato localizzato l'accumulo e il trattamento dei materiali risultati dalle demolizioni.
Si tratta, ovviamente, di un atto di indirizzo politico del Consiglio comunale che andrà valutato nei suoi aspetti tecnici specifici. Non è stato compiuto, in altre parole, alcun atto amministrativo. L'indirizzo espresso dal Consiglio comunale, però, è chiaro. E impegna la Giunta Cialente, finalmente, a muoversi per evitare la localizzazione della centrale a biomasse nel nucleo industriale di Bazzano. Sperando non sia troppo tardi.