L’occasione avrebbe meritato ben altra cornice. I tantissimi cittadini dell’Aquila accorsi stamane al parco del Castello avrebbero meritato ben altra cornice. I 287 posti a sedere dell’auditorium disegnato da Renzo Piano erano pieni già prima che il convegno “Ricostruire la legalità…” iniziasse, con le parole del sindaco Massimo Cialente. E in molti sono rimasti fuori, ad ascoltare il presidente del Senato Pietro Grasso e gli altri ospiti arrivati in città da alcuni altoparlanti montati all’esterno della struttura in legno. Un vero peccato.
E’ un peccato perché queste giornate dovrebbero appartenere a tutti. E’ un peccato perché stamane, a L’Aquila, si è parlato di legalità e di giustizia, delle responsabilità delle istituzioni nel drammatico ritardo della ricostruzione, della vergogna di chi ha voluto trasformare la tragedia in un set cinematografico per ottenere facili consensi e lauti profitti. “Il dramma attuale - ha detto Gian Antonio Stella del Corriere della Sera - è il frutto più vistoso della inconsapevolezza culturale, se non della ignoranza, di una classe dirigente che non si è posta come doveva la questione della ricostruzione della città. Hanno costruito degli alloggi lontano dal centro storico, pensando sarebbe bastato. Pensavano sarebbe bastata una torta in frigorifero. Il disinteresse per l’esperienza virtuosa del Friuli, dove le comunità hanno potuto ricostruire da sé le proprie case, il disinteresse per la straordinarietà culturale di questi territori è stato drammatico”.
Evidente il riferimento alle new-town, ai diciannove nuovi quartieri costruiti tutto intorno alla città, al racconto pubblico che si è costruito intorno a quel progetto: “Agli aquilani è stata raccontata una enorme bugia - ha sottolineato Carlo Bonini di Repubblica - così come agli italiani. Si è detto che a L’Aquila era stato fatto tutto, e invece non si era neanche iniziato. Bisognerebbe interrogarsi non tanto sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione, ma sul metodo mafioso con cui ci si è impadroniti di appalti e subappalti. Le inchieste su alcuni isolatori sismici del progetto C.a.s.e, che risulterebbero difettosi, è esemplare: l’efficienza e la rapidità richiesta dall’emergenza, hanno aperto la strada a comportamenti mafiosi di cui oggi la città paga le conseguenze. Alla politica è chiesto un assoluto cambio di marcia”, ha concluso il giornalista.
Applaudito dalla sala, non da Gianni Letta che, seduto in seconda fila, ha mostrato una certa irritazione. Qualche minuto dopo, l’uomo del governo Berlusconi nel cratere, tra i più accreditati candidati alla successione di Giorgio Napolitano, ha lasciato la sala. Nei momenti in cui stava parlando don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che in un appassionato intervento ha voluto ringraziare i ragazzi del Liceo Domenico Cotugno, autori de “Il volto della giustizia” un video bellissimo che in cinque minuti restituisce la gravità di quanto accaduto a L’Aquila in questi quattro anni, con le istituzioni sfiorate a tutti i livelli, quando non proprio attraversate, da inchieste che hanno portato anche ad alcune condanne esemplari.
Che cosa è legale e che cosa è giusto, si sono chiesti i ragazzi, emozionati sul palco dell’auditorium. Alcune azioni sono legali ma ingiuste, altre sono illegali ma giuste e comprensibili: “L’avete gridato con le vostre parole, non basta commuoversi ora bisogna muoversi - ha detto don Ciotti - c’è bisogno di una nuova coscienza civile e di essere responsabili. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, non è opera di navigatori solitari, e se trovate qualcuno che ha capito tutto, salutatelo e cambiate subito strada. Dobbiamo sentire il bisogno di responsabilità, conoscenza è responsabilità. C’è bisogno di conoscenza, di parole vere e non disimpegnate come ne abbiamo sentite troppe in questi anni. E’ stata una sofferenza vera, profonda, aver visto arrivare a L’Aquila il G8. Non c’era bisogno di trasformare la sofferenza in spettacolo. E’ stata una sofferenza vera anche il funerale di Stato, il dolore lancinante di tanta gente e il cinismo di altri. Volevo dirlo per un atto di verità. Un atto d’amore verso questa terra che conosco e che ho sempre frequentato. Esercitare la memoria significa responsabilità e verità. Per non uccidere i nostri cari una seconda volta. Andiamo oltre la legalità, non è neppure un valore, è solo il mezzo fondamentale per raggiungere l’obiettivo che si chiama giustizia. E la giustizia si costruisce solo con la ricerca della verità, anche delle verità dolorose. Così come siete riusciti a fare voi”.
Dopo aver ascoltato queste parole, Gianni Letta ha deciso di abbandonare la sala. Non ha atteso neanche l’intervento del presidente del Senato, Pietro Grasso. L’ex procuratore nazionale antimafia aveva iniziato la sua giornata con un lungo abbraccio ad Antonietta Centofanti, del Comitato Vittime Casa dello studente. “Vi saremo vicini”, gli ha sussurrato, prima di muoversi verso l’auditorium del Parco, atteso dalla parlamentare del Pdl Paola Pelino, contestata prima di entrare in sala, e che solo qualche giorno fa era in prima fila accanto al segretario del suo partito, Angelino Alfano, davanti al tribunale di Milano, per contestare con i colleghi parlamentari i magistrati che stanno conducendo dei procedimenti giudiziari contro Silvio Berlusconi. Curioso.
“Abbiate fiducia, coraggio e speranza -ha detto Grasso, al momento dell’intervento- La ricostruzione dell’Aquila è una questione nazionale. Un impegno imprescindibile per noi. Enti locali e Stato hanno dato ora continuità agli strumenti per ripartire con la ricostruzione –ha spiegato- Ora i soldi ci sono, bisogna scaglionarli con un piano organico. Sia il sindaco Cialente che il ministro Barca mi hanno rassicurato con una prospettiva di ricostruzione tra cinque e otto anni. Ho grande speranza”.
Parole simili a quelle della presidente della Camera, Laura Boldrini, che in un messaggio inviato al prefetto dell’Aquila ha voluto dedicare un pensiero “alle vittime e alle loro famiglie, a chi è rimasto senza casa e lavoro, a chi è stato costretto a reinventarsi la vita e le relazioni personali, alle donne che con tenacia hanno tenuto viva la speranza, agli anziani che vivono un presente difficile senza rassegnarsi, ai tanti giovani che nonostante tutto resistono e cercano di costruirsi un futuro, ai bambini che hanno diritto a luoghi in cui crescere con gioia. Vi assicuro -ha scritto la Boldrini- l’impegno costante, mio e della Camera, perché anche in questo periodo di crisi economica lo Stato trovi le risorse necessarie alla ricostruzione sociale ed economica de L’Aquila, nella consapevolezza che l’Italia non può perdere il patrimonio umano, culturale ed artistico che la città sa esprimere”.