Il Pd torna a rilanciare la proposta della Asl unica regionale.
L’istituzione di una sola azienda sanitaria in luogo delle attuali quattro sarà uno dei temi al centro dell’incontro in programma oggi pomeriggio alle 17:30 all’Aquila a Palazzo Silone sul futuro della sanità abruzzese, prima tappa di un mini tour che toccherà, il 1° agosto, Pescara e, successivamente, in settembre, anche Chieti e Teramo.
L’iniziativa. promossa dal centrosinistra e in particolare dal Partito democratico, vedrà la partecipazione dell’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci ed è aperta alla partecipazione di associazioni professionali e di categoria, sindacati e anche dei cittadini.
La nascita della Asl unica, afferma l’ex sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, attuale responsabile Sanità del Pd Abruzzo, è necessaria “se si vuole proseguire l’opera di riorganizzazione e razionalizzazione del sistema sanitario regionale che abbiamo iniziato quattro anni fa”.
“In Abruzzo” spiega Cialente “siamo circa 1 milione e 300mila abitanti. L’80% delle prestazioni sanitarie riguardano malati cronici e anziani. Sommando queste due categorie, arriviamo a circa 400mila persone. E’ chiaro che il paradigma ospedalocentrico che abbiamo avuto fino ad oggi non regge più. Questi pazienti non hanno bisogno dell’ospedale ma di una medicina più presente sul territorio. Per raggiungere questo obiettivo, però, serve un cambio approccio, quasi una rivoluzione: la Asl unica”.
Quali sono i vantaggi collegati alla riduzione delle Asl da quattro a una, oltre ai risparmi legati al taglio delle poltrone e delle figure dirigenziali?
“Con la Asl unica” osserva Cialente “avremmo un’unica informatizzazione e un unico fascicolo sanitario e potremmo controllare meglio prezzi e prestazioni”.
“L’idea di sanità che proponiamo guarda da qui al 2030” continua Cialente “e si basa su alcuni punti cardine: razionalizzazione degli ospedali; creazione di reparti e centri di eccellenza per arginare il fenomeno della mobilità passiva; investimenti nella medicina del territorio; nuove assunzioni; riduzione delle liste di attesa per le visite programmate”.
Cialente rivendica anzitutto i risultati ottenuti dalla giunta D’Alfonso e dall’assessore Paolucci: “Siamo partiti come regione canaglia, commissariata, senza un euro e senza possibilità di assumere, con un turnover del 20% e senza idee sulla rete ospedaliera. Siamo usciti dal commissariamento con i conti in pareggio certificati anche dal Mef, una serie di atti di programmazione, dalla rete dei centri di assistenza neonatale a quella degli ospedali, è i Lea (livelli unici di assistenza) a quota 190, 23 punti sopra la sufficienza”.
Tutti argomenti, però, che hanno poca presa sui cittadini, costretti a vivere quotidianamente sulla propria pelle disservizi, liste d’attesa chilometriche e odiosi balzelli come i superticket.
“Sono stati trovati 4 milioni di euro per ridurre i superticket, misura che fu introdotta da Monti per compensare i minori trasferimenti dello Stato alle Regioni. Il superticket è stato abolito fino ai 9mila euro e ridotto del 50% per i redditi fino ai 36mila euro, misure che interessano 63% degli abruzzesi. Si poteva fare di più? Sicuramente, ma in questo momento le risorse non sono sufficienti”.
Per quanto riguarda le liste di attesa per le visite programmate, ammette Cialente, “la legge prevede 180 giorni e noi siamo assolutamente fuori. Rischiamo di andare verso un modello di sanità di classe, perché chi ha i soldi può andare dal privato e chi no deve aspettare mesi se non anni per una risonanza o una visita ai nei. Una soluzione può essere quella di potenizre il servizio di recall telefonico, portare al massimo il numero di prestazioni aumentando le ore di attività dei macchinari, come si sta già facendo in altre regioni, per esempio in Toscana, dove le Tac si fanno fino a mezzanotte. Un’ulteriore misura è quella di comprare le prestazioni dai medici intramoenia e dai privati e di stipulare delle convenzioni con gli specialisti ambulatoriali”.
Una delle cause dei tempi biblici che occorrono per fare una visita specialistica è la carenza di personale, sia medico che infermieristico.
“Negli ospedali manca il personale” dice Cialente “e queste carenze si traducono anche in turni di lavoro massacranti per il personale e nell’aumento del rischio di commettere errori gravi. In quattro anni dobbiamo saturare le piante organiche, intanto sono stati trovati 8 milioni per le prime assunzioni”.
Altra emergenza, secondo Cialente, è la mobilità passiva, ovvero il numero gli abruzzesi che scelgono di andare a curarsi fuori regione.
Il saldo tra mobilità attiva e passiva, spiega Cialente, è negativo: “69 milioni di euro, più della metà dei quali riguardano l’altra riabilitazione, di cui l’Abruzzo è sprovvisto. Più che perderci in polemiche campanilistiche dovremmo cambiare ottica e puntare sulle eccellenze. Ogni reparto deve diventare un’eccellenza affinché i cittadini non vadano a curarsi fuori. Qui deve esserci il lavoro dei direttori generali nello scegliere equipe di medici di assoluta eccllenza. All’interno di questo contesto, anche i piccoli ospedali possono essere riconvertiti in centri ad alte specializzazione”.
Il modello di sanità delineato da Cialente è fatto da due Dea di II livello (Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo), da una rete degli ospedali più piccoli, in cui, però, far nascere reparti di eccellenza, e dalla medicina di territorio”. Infine, c’è il capitolo dell’edilizia ospedaliera, che in questo momento è occupato soprattutto dal dibattito sui project financing. Oltre a quello di Chieti, potrebbe essercene anche un altro all’Aquila, come del resto ha affermato lo stesso Paolucci.
“Abbamo 40 milioni di euro per un eventale project” dice Cialente “Il San Salvatore è in buone condizioni e ha un plesso operatorio tra i più avanzati d’Italia. Ma è energivoro e ha dei costi di gestione altissimi perché nato con la vecchia impostazione dei padiglioni. Gli ospedali, invece, devono essere un blocco con servizi accentrati, pensati non più per degenze di due mesi ma di massimo 5/6 giorni; devono trasformarsi in centri con diagnostica di altissimo livello, pochi letti e n settore chirurgico avanzato. Se all’Aquila nadrà in porto il project bisognerà pensare a cosa fare con il San Salvatore”.