Giovedì, 10 Gennaio 2019 16:35

Legnini traina coalizione progressista. Per Marsilio, 'buone' notizie dai centristi

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Sabato 12 gennaio, a mezzogiorno, scadono i termini per la presentazione delle liste. Ancora qualche ora, insomma, e sapremo la composizione delle coalizioni a sostegno dei candidati alla presidenza Marco Marsilio e Giovanni Legnini, stante la lista unica del Movimento 5 Stelle a supporto di Sara Marcozzi.

Una riflessione, però, si può già fare: se un mese e mezzo fa ci avessero detto che la coalizione progressista - guai a definirla di centrosinistra - avrebbe avuto qualche possibilità di vittoria, se ci avessero detto che Giovanni Legnini sarebbe stato in campo con chance di divenire governatore, non ci avremmo creduto. Ed invece, l'ex vice presidente del Csm è stato capace di costruire una squadra larga, aperta, plurale, che va dai progressisti ai cattolici fino ai moderati di simpatie liberali, con 8 liste sicure - Legnini presidente, Abruzzo in Comune, Centristi per l'Europa - Solidali e popolari per Legnini, Partito Democratico, Progressisti per Legnini, Avanti Abruzzo, + Abruzzo, Abruzzo Insieme - e una nona che potrebbe aggiugersi nelle prossime ore.

Un risultato nient'affatto scontato.

Aver raccolto 232 candidati, potrebbero diventare 261, intorno ad un progetto politico che rappresenta un vero e proprio esperimento sulla scena nazionale, significa aver avuto la forza di ricostruire un entusiasmo che sembrava perduto al tramonto degli anni di governo D'Alfonso, dando concretezza all'auspicio dei mesi scorsi, allorquando Legnini si era ripromesso di "verificare se i vecchi e nuovi recinti della politica" potessero essere superati mantenendo l'indipendenza del ruolo istituzionale ricoperto fino ad allora.

E così si spiega anche la decisione dell'ex vice presidente del Csm di raccogliere una sfida che, fino a qualche settimana fa, sembrava impossibile da vincere: non è un mistero che al "laboratorio abruzzese" stia guardando il Pd nazionale per risollevarsi dentro una cornice di rinnovato 'ulivismo', ed è altrettanto chiaro che Nicola Zingaretti in particolare, candidato alla segreteria dem, abbia in mente la stessa idea. Paradossalmente, però, l'esperimento Legnini, in Abruzzo, potrebbe azzoppare proprio il Partito Democratico che, in coalizione, è una delle forze tra le altre, non più il perno dei progressisti, e d'altra parte - oltre a sondaggi impietosi - ha visto diversi dei suoi esponenti scegliere di candidarsi nelle liste civiche del presidente.

Sia chiaro: non stiamo dicendo che le previsioni della vigilia possano considerarsi superate. Anzi. La sensazione, però, è che Legnini abbia almeno riaperto la partita, che potrà giocarsela col centrodestra e col Movimento 5 Stelle che, tuttavia, mettendo in campo una sola lista, è in mare col vento contrario. Non è un caso che la candidata presidente Sara Marcozzi abbia deciso di tenere un posto per sè nella lista provinciale del chietino, così da evitare il rischio di non essere rieletta all'Emiciclo se il Movimento dovesse ottenere meno voti di centrodestra e centrosinistra. Altro segnale piuttosto significativo.

E il centrodestra? La verità è che se Legnini è un valore aggiunto che sta trainando il mondo progressista, il candidato presidente Marco Marsilio, al contrario, sta facendo terribilmente fatica ad emergere. Non aiuta la scarsa conoscenza del territorio e alcuni scivoloni comunicativi che hanno segnato in negativo le prime settimane di campagna elettorale. D'altra parte, fino all'investitura del tavolo romano le segreterie regionali di Lega e Forza Italia non avevano mancato di sollevare perplessità sul suo profilo e, di certo, non si percepisce affatto la volontà di superare le spaccature e aiutare il senatore romano a prendere in mano la coalizione. Piuttosto, le forze partitiche giocano ognuna la propria partita e, in questo senso, la Lega è esempio emblematico. Non c'è dubbio che sarà il Carroccio a trainare il centrodestra, non c'è dubbio che dal risultato dei salviniani dipenderanno le sorti di Marsilio che, in caso di vittoria, si ritroverebbe con un Consiglio, e una Giunta, a forza impronta leghista. Il tour abruzzese di Matteo Salvini ha raccontano più di tanti editoriali: il ministro dell'Interno, di fatto, ha ignorato il candidato governatore, costretto ad inseguirlo tra un selfie e un discorso ai simpatizzanti.

"Mi interessa vincano le idee e i progetti della Lega. Le elezioni del 10 febbraio rappresentano un'occasione storica", le sue parole. Più chiaro di così.

Resta il fatto che le elezioni regionali non prevedono il secondo turno, il corpo a corpo tra candidati che, per stare a L'Aquila, è costato le amministrative ad Americo Di Benedetto. Ciò significa che i voti ottenuti dalle liste finiranno a Marsilio, comunque. E in questo senso, nelle ultime ore sono arrivate due notizie piuttosto rassicuranti per il senatore di Fratelli d'Italia: la prima, saranno sei le liste a supporto della sua candidatura. Oltre a Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, Azione Politica, il movimento civico ispirato dall'imprenditore Gianluca Zelli, i centristi cattolici Popolari per l'Italia/Popolo della Famiglia, movimento guidato dall'ex ministro Mario Mauro, e soprattutto il cartello Udc/Dc/Idea che avrebbe sciolto le riserve aderendo alla coalizione pure se costretto a rivedere le sue scelte per i diktat della Lega che, di fatto, ha negato la candidatura agli ex esponenti della maggioranza D'Alfonso. E qui sta la seconda buona notizia: a quanto si apprende, si sarebbe trovato l'accordo con Andrea Gerosolimo che, rinunciando alla discesa in campo sua e della moglie Marianna Scoccia, già assessore provinciale e sindaco di Prezza, esprimerà comunque un 'suo' uomo nella lista centrista, Ernesto Zuffada, presidente del Consorzio di bonifica Aterno-Sagittario.

Decisamente dei puntelli importanti per il centrodestra: potrebbero rivelarsi determinanti stante la situazione di equilibrio che, mai come questa volta, renderà le consultazioni regionali una sfida all'ultimo voto utile. 

Ultima modifica il Venerdì, 11 Gennaio 2019 18:03

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