Sabato, 23 Febbraio 2019 12:26

Sardegna, urne chiuse. Exit poll: tracollo M5S, testa a testa tra Solinas e Zedda

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Sono iniziate stamattina alle 7 le operazioni di scrutinio delle elezioni regionali in Sardegna.

L'affluenza complessiva alle urne è stata del 53,75% (790.347 votanti dei 1.470.401 aventi diritto), superiore dell'1,4% rispetto alle precedenti consultazioni regionali.

Stando ai primi dati (finora sono state scrutinate circa il 3% delle sezioni), Solinas si attesterebbe al 47,2% , in vantaggio sul candidato di centrosinistra Zedda che riceve il 35, 2%, con un crollo del M5S rispetto alle politiche (Francesco Desogus è fermo al 10, 3% delle preferenze).

Lo spoglio procede a rilento per via della decisione assunta dalla Regione di comunicare i dati in forma aggregata: i Comuni con un massimo di 10 sezioni forniranno i dati solo al termine delle operazioni di scrutinio (100% delle sezioni); quelli con un numero di sezioni comprese tra 11 e 30, comunicheranno i primi dati al raggiungimento del 50% delle sezioni scrutinate, mentre i centri maggiori una volta concluse le operazioni di spoglio nel 25% delle sezioni. A rallentare ulteriormente le operazioni di scrutinio delle schede, è anche la previsione del voto disgiunto.

Gli exit poll

Secondo gli exit poll, diffusi ieri alle 22, si preannuncia un tracollo del Movimento 5 Stelle che, dopo il risultato deludente in Abruzzo, sarebbe sotto la soglia del 20%; la forbice è dal 14 al 18%. Alle ultime elezioni politiche, un anno fa, i pentastellati in Sardegna avevano ottenuto il 42,5% dei consensi.

Certo, si tratta solo di dati parziali, ma la tendenza appare chiara.

In corsa per il ruolo di governatore restano Christin Solinas, candidato per il centrodestra che vede la forbice delle preferenze oscillare dal 37 al 41% - il voto alle liste della coalizione si attesta dal 43 al 47% - e Massimo Zedda, candidato di centrosinistra, premiato dal voto disgiunto: le liste che lo sostengono avrebbero ottenuto dal 27 al 31% delle preferenze, mentre l'ex sindaco di Cagliari vede i suoi consensi osccillare tra il 36 e il 40%.

Per quanto riguarda le liste: il Pd si attesta tra il 13 e il 17%, la Lega tra il 12 e il 16%, Forza Italia tra il 6 e il 10%, Fratelli D'Italia tra il 2 e il 5%.

Un voto di rilevanza nazionale

A due settimane dalle regionali in Abruzzo, la tornata elettorale sull'isola non è affatto un 'affare locale'; anzi, potrebbe avere ripercussioni importanti sul piano politico nazionale con riverberi che potrebbero arrivare fino all'Emiciclo, influenzando, e non poco, le scelte che il governatore eletto Marco Marsilio dovrà compiere per la composizione della sua Giunta. 

Ma andiamo con ordine. 

Lo scenario è lo stesso che abbiamo raccontato in Abruzzo, con alcune variazioni sul tema. Da una settimana, il ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini sta battendo l'isola in lungo e in largo a sostegno della candidatura di Christian Solinas, 43 anni, senatore eletto con l'accordo di Lega e Partito Sardo d'Azione, a capo di una coalizione di centrodestra che poggia su Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e altre 8 liste. Lontani dalla Sardegna gli esponenti politici del centrosinistra, col candidato progressista Massimo Zedda, già sindaco di Cagliari, che 'corre' in solitaria alla guida di una coalizione ampia, come Giovanni Legnini in Abruzzo, sperando nella rimonta che non è riuscita all'ex vice presidente del CSM. In effetti, i sondaggi della vigilia davano il centrosinistra in crescita col Movimento 5 Stelle rassegnato a giungere terzo, come accaduto nella nostra Regione. A differenza che in Abruzzo, però, Luigi Di Maio sull'isola si è visto davvero poco: è evidente che la scottatura del 10 febbraio scorso ha lasciato segni sulla pelle dei pentastellati che, d'altra parte, hanno avviato un processo di rinnovamento che dovrebbe portare, d'ora in avanti, ad alleanze sui territori con liste civiche radicate. 

Alle politiche dello scorso marzo, il Movimento 5 Stelle - che non si era presentato alle regionali di cinque anni fa - aveva avuto un vero e proprio exploit sull'isola, arrivando al 42% di preferenze; la Lega di Matteo Salvini si era fermata, invece, al 10%.

Ecco il punto: se dovessero davvero ripetersi le tendenze già riscontrate in Abruzzo, con un centrodestra vincente trainato dalla Lega e un Movimento azzoppato nei consenti rispetto ad un anno fa, è chiaro che potrebbero verificarsi altri scossoni in seno al così detto 'governo del cambiamento', con la base pentastellata che potrebbe far emergere, con ancora più forza, i mal di pancia sopiti a fatica rispetto all'azione di governo della corrente Di Maio. D'altra parte, Salvini potrebbe guardare alle Europee come momento finale di una strategia che, nei propositi, dovrebbe portarlo infine a Palazzo Chigi, a guida di un governo di destra, sovranista, libero dal 'peso' del Movimento 5 Stelle con cui, in questi mesi, non sono mancati motivi di forte tensione. 

Qui sta un altro nodo, che ci riporta in Abruzzo. Non è un mistero che Salvini vorrebbe liberarsi anche di Forza Italia o, meglio, dei vertici politici del partito che fanno riferimento a Silvio Berlusconi. E' evidente, altresì, che se gli azzurri dovessero arretrare anche in Sardegna - a sostegno, tra l'altro, di un candidato, Solinas, che hanno fatto davvero fatica a 'digerire' - Salvini avrebbe gioco facile a completare l'opa ostile sui forzisti, già avviata da tempo, costruendo un nuovo centrodestra in vista delle Europee. Va letto in questo senso il progetto politico di Giorgia Meloni che ha aperto le porte di Fratelli d'Italia a Direzione Italia di Raffaele Fitto con l'obiettivo dichiarato di costruire un partito sovranista e conservatore. Un primo passo è stato compiuto, e proprio in Abruzzo. Salvini ha avallato, e sostenuto, la candidatura di Marco Marsilio, rinunciando all'idea di imporre un esponente del Carroccio, ha determinato la vittoria del centrodestra ed ora, a due settimane dal voto, sta facendo fronte comune con i meloniani per tenere chiusi in un angolo i forzisti.

Si spiega anche così la sberla in faccia al coordinatore regionale Nazario Pagano che, al primo vertice di maggioranza, si è ritrovato sul tavolo la bozza di Giunta del leader abruzzese della Lega, Giuseppe Bellachioma, con quattro assessorati e la presidenza del Consiglio al Carroccio, un assessorato alla civica Azione Politica ed uno a Forza Italia che, al contrario, forte dell'accordo nazionale con l'Udc, e di un gruppo consiliare che conterebbe, dunque, su 4 esponenti (Mauro Febbo, Lorenzo Sospiri, Umberto D'Annuntiis oltre alla discussa Marianna Scoccia), rivendica due assessorati. Una richiesta su cui si è alzato il muro degli alleati, con Marco Marsilio che, tramite il coordinatore regionale di FdI, Etel Sigismondi, ha di fatto sposato la proposta leghista, proponendo però una poltrona in più per il suo partito con un 'sacrificio' leghista che Bellachioma non ha affatto escluso, demandando la decisione a Salvini. 

Guarda caso, i giochi sono stati rimandati a settimana prossima: se la Lega dovesse ottenere il risultato sperato in Sardegna, di fatto, avrebbe le mani più libere per imporre le sue scelte a Forza Italia che, a quel punto, farebbe davvero fatica ad opporsi ai diktat del Carroccio, in Abruzzo come sull'isola, trovandosi nella scomodissima posizione di socio di minoranza della coalizione. Un passo, l'ennesimo, verso la fine del centrodestra, per come l'abbiamo conosciuto dal 1994 ad oggi.

Ultima modifica il Lunedì, 25 Febbraio 2019 16:26

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