"Biondi e la sua maggioranza diano prova di responsabilità politica nelle consultazioni avviate e mettano tutti, per una volta, le competenze e il buon governo dell’Aquila davanti alle rivendicazioni politiche e alle spartizioni di ruoli e poltrone".
Così in una nota, la consigliera comunale dei Democratici e Socialisti, Elisabetta Vicini in riferimento alla crisi in seno alla maggioranza.
"Non sarebbe un bene per la città un lungo commissariamento in un momento così delicato della lenta ricostruzione e a ridosso della ricorrenza del decennale del sisma -evidenzia Vicini- I cittadini aquilani hanno chiesto a Biondi di governare e di farlo con questa maggioranza. Facciano, dunque, tutti, quello che devono e rispettino l'enorme fiducia che hanno ricevuto dalla città. Se nemmeno a valle di queste consultazioni dovessero essere in grado di trovare un equilibrio e una giunta valida, allora il fallimento del loro progetto politico sarà tale da coinvolgere, senza sconti, ogni singola componente della coalizione di maggioranza".
Elisabetta Vicini, che insieme ai rappresentanti del Passo Possibile non ha partecipato alla conferenza stampa indetta dai consiglieri di minoranza in seguito alle dimissioni di Biondi, interviene anche sulle dichiarazioni del segretario regionale dem Renzo Di Sabatino. Replicando al consigliere Americo Di Benedetto che si è detto pronto a sostenere una giunta tecnica guidata da Biondi, Di Sabatino ha definito tale proposta "non accettabile, dato che il centrosinistra è, per volontà popolare, all’opposizione. E non è accettabile -ha sottolineato Di Sabatino- se si pensa che Biondi è stato uno dei principali sponsor di questa destra romana e di Marco Marsilio che oggi governa alla Regione, dove pure Di Benedetto è su sranni opposti".
"In merito all’attacco sferrato dal segretario regionale del PD al Passo Possibile -afferma Vicini- chiedo all’autorevole voce di Giovanni Legnini, tirata in ballo da Di Sabatino, di prendere posizione. Chiarisca -sottolinea Vicini- se le anime cittadine di centro sinistra distinte dal PD siano da considerarsi alleate da rispettare, pur nelle loro diverse espressioni, oppure antagoniste da aggredire quando si disallineino dalle posizioni PD".
"Sarebbe utile a ciascuno comprendere, una volta per tutte, se possiamo dialogare -conclude la consigliera- o dobbiamo prepararci all'offensiva del fuoco amico ogni qualvolta quelle differenti sensibilità emergano".