Sabato, 22 Giugno 2019 09:46

PD, il congresso regionale: si va verso una sfida tra Fina e Luciani

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Si profila uno scontro tra Michele Fina e Antonio Luciani per la segreteria del Partito Democratico d’Abruzzo. Una sfida che potrebbe sparigliare le carte in seno alle correnti che fanno riferimento al segretario Nicola Zingaretti ed a Maurizio Martina.

A quanto si apprende, il congresso regionale stava per trasformarsi in uno scontro sanguinario tra Giovanni Legnini e Luciano D’Alfonso per la leadership in Abruzzo.

Candidato dei zingarettiani, e di Legnini, doveva essere proprio Antonio Luciani, sindaco di Francavilla, che già aveva puntato ad ottenere la candidatura a governatore prima del passo indietro per lasciare strada all’ex vice presidente del Csm. Per evitare di andare alla ‘conta’, però, e di trasformare il congresso in una resa dei conti tra l’ex presidente della Regione e l’attuale leader dell’opposizione in Consiglio regionale, si è fatto un ragionamento ‘generazionale’ con la figura di Michele Fina, già braccio destro del ministro Andrea Orlando, che ha raccolto sostegno tra le fila di entrambe le mozioni.

Sparigliando le carte.

Si è consumata, così, una spaccatura in seno alla mozione Zingaretti che si è provata a risolvere con riunioni che si sono tenute nelle quattro province e da cui è emerso un largo sostegno a Fina; tra l’altro, anche la mozione Martina – che non ha inteso presentare un candidato – ha confermato il sostegno all’ex assessore provinciale. O meglio, una parte della mozione Martina, se è vero che D’Alfonso sembra fuori dalla partita. D’altra parte, Legnini - e così Giovanni Lolli e Stefania Pezzopane (l'unica esponente di rilievo della mozione Martina) - restano sulla candidatura di Antonio Luciani che, tuttavia, stante i numeri, non sembra avere alcuna chance.

Insomma, potrebbero uscirne sconfitti sia Legnini che D’Alfonso, e così alcuni maggiorenti del partito, col nome di Michele Fina che potrebbe davvero rappresentare una svolta generazionale in seno ai democratici abruzzesi.

Ad ascoltare i bene informati, si starebbe tentando di coinvolgere la segreteria nazionale per convincere Fina e Luciani ad un passo indietro così da arrivare ad una candidatura ‘terza’, unitaria: si è fatto il nome del sindaco di Pineto, Robert Verrocchio, appena riconfermato alle amministrative di maggio. La sensazione, però, è che Roma non voglia interferire più di tanto sulle dinamiche locali.

La mozione Martina: "Sì a congresso unitario: faremo valutazioni all'esito del lavoro di sintesi della mozione Zingaretti"

"All’area regionale che ha condiviso la proposta Martina-Guerini, insieme ad altri che hanno fatto altre scelte congressuali, interessa insediare in Abruzzo una classe dirigente rinnovata, autonoma, forte sui territori e fortemente regionalista. Per questo, abbiamo aderito alla richiesta fatta dai rappresentanti della mozione Zingaretti di un congresso unitario, condividendone lo spirito, pur sapendo che il congresso regionale non ripropone automaticamente posizioni politiche e consistenze identiche al congresso nazionale".

Si legge in una nota firmata da Camillo D'Alessandro, Stefania Pezzopane, Silvio Paolucci e Manola Di Pasquale.

"Dalla discussione all'interno dell'area Zingaretti emerge che allo stato attuale ci sono due proposte di candidature, con due profili politici completamente diversi, ciò a riprova plastica che una cosa è il congresso nazionale, altra è la dinamica regionale. Ribadiamo la nostra disponibilità su una proposta unitaria. All’esito del lavoro di sintesi che la mozione Zingaretti sta compiendo, faremo le nostre valutazioni e le renderemo pubbliche". 

La lettera aperta di Michele Fina ad una generazione democratica abruzzese

Cari amici, cari compagni,

scrivo a voi che, come me, avete partecipato alla fondazione del Partito democratico con la speranza che potesse raccogliere una grande comunità politica a servizio dell’Italia e del sogno europeo. Scrivo anche a chi è venuto dopo, nel travagliato percorso che ci ha portato fino ad oggi, coltivando la stessa speranza.

Abbiamo vissuto questi anni da coprotagonisti e quindi siamo corresponsabili di vittorie e sconfitte, errori, risultati raggiunti o mancati. In questi dieci lunghi anni io stesso ho svolto ruoli politici ed istituzionali locali e nazionali, ho fondato e animato con i miei compagni di viaggio associazioni e progetti di formazione. Molti di voi hanno avuto percorsi simili ma i nostri sono stati troppo spesso percorsi distinti e a volte distanti. Ci hanno diviso molte cose, compreso le valutazioni sulle leadership locali e nazionali. Ci siamo ancora divisi all’ultimo congresso che ha eletto Nicola Zingaretti segretario e poi ritrovati in una battaglia di dignità e ripartenza nelle elezioni regionali. Di certo possiamo dire che il congresso nazionale, qualunque siano state le nostre scelte, le ultime elezioni regionali ed europee, hanno riaffermato il ruolo del Pd e del centrosinistra come sola alternativa possibile alle destre e ai populismi. E hanno dimostrato che le stelle polari per noi debbono essere unità e forte discontinuità. Vale per l’Italia e vale anche per l’Abruzzo.

Alla vigilia del nostro congresso regionale voglio dirvi che non è più tempo di restare divisi: dobbiamo unire le nostre generazioni e caricarci per intero la responsabilità della ricostruzione e dell’alternativa.

L’alternativa a un governo regionale commissariato che espone la nostra terra ad un progressivo arretramento. La loro capacità di difesa degli interessi regionali nei confronti di chi, a Roma, li ha nominati facendo leva sul vento favorevole alle destre è, per definizione, pressoché nullo. È già chiaro a molti ma presto lo sarà a tutti, nella riemersione del connotato secessionista della Lega: il combinato tra l’autonoma differenziata e la flat tax che mantengono rispettivamente risorse pubbliche e risorse fiscali al nord, già lo dimostra. Per questo, anche in Abruzzo, il nostro impegno deve essere costruire un’alternativa culturale, ideale e politica a queste destre. Ecco perché serve un partito che ci restituisca entusiasmo, partecipazione e nuova militanza.

Questo è il tempo.

Sul fronte del fenomeno migratorio, cavalcato da una propaganda dell’odio e della violenza, o ci dotiamo di una consapevolezza condivisa o cercheremo sempre di fuggire dal confronto. Nella sfida per la transizione ecologica dell’economia non bastano le buone pratiche nelle amministrazioni locali; serve una scelta di campo radicale ed inequivocabile. Se c’è chi aggredisce il sapere, il nostro compito è stare al fianco degli insegnati, dei studiosi e dei ricercatori che sono i più esposti funzionari civili contro la barbarie della regressione culturale e nella difesa dei valori costituzionali. Sul lavoro e lo sviluppo dobbiamo tornare ad essere coloro che esistono per ridurre le diseguaglianze e distribuire le opportunità e non per giustificare il mondo così com’è. Su questi temi e su altri serve un partito, cioè una comunità leale e appassionata, non una sommatoria di comitati elettorali.

Serve formazione politica per coinvolgere le nuove generazioni e cultura della differenza per essere davvero un luogo di donne e uomini. Serve una comunicazione più efficace, credibile, sobria, semplice ma profonda. Soprattutto serve umiltà: in questo tempo buio abbiamo bisogno di un’alleanza costituzionale con altre forze politiche, sindacati, comitati civici, associazioni di categoria, culturali o ecologiste che condividano la difesa dei principi che sono a fondamento del nostro paese e che si impegnino a farli avanzare per prosciugare le paludi di sofferenza e distanza che le destre hanno imparato a strumentalizzare.

Questo è il nostro compito e per questo dobbiamo eleggere un segretario e un nuovo gruppo dirigente davvero autonomi, consapevoli del grande lavoro da compiere, aperti ad essere rapidamente rinnovati dai tanti che dobbiamo coinvolgere, capaci di tutelare le nuove energie e non arroccati in una burocratica autoconservazione. Ancora, serve un partito pulito, capace di allontanare tempestivamente chi viola le più elementari regole comuni. Una comunità davvero solidale e non costantemente impegnata in scontri interni.

A questa responsabilità siamo chiamati tutti. Per questo ci siamo preparati. Se non lo faremo, questa volta, non potremo chiamare in causa altri che noi stessi.

 

Ultima modifica il Domenica, 30 Giugno 2019 19:02

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