Che la sospensione imposta dal Tar alla variante alle norme tecniche d'attuazione al PRG [qui], giunta ad approvazione definitiva del Consiglio ad aprile, avrebbe aperto un durissimo fronte di scontro, era inevitabile; la conferenza stampa tenuta ieri dall'assessore alle politiche urbanistiche Daniele Ferella [qui] che, attaccando frontalmente la Soprintendenza, 'colpevole' di aver istruito il ricorso, ha annunciato come, in Giunta, sia stata approvata una delibera che, di fatto, ritira in autotutela non solo la delibera di aprile ma l'intero iter amministrativo avviato nel 2016 dall'amministrazione di centrosinistra, ha finito per accendere gli animi.
"Avevamo disegnato gli scenari prodotti dalla sospensiva del TAR alla delibera di modifica alle norme del PRG sulla ricostruzione dei centri storici delle frazioni: ritardi epocali, tecnici e cittadini soggetti a penalizzazioni o peggio a commissariamenti degli aggregati. Abbiamo talmente tanto aperto gli occhi all'assessore Ferella da fargli confezionare in pochi giorni l'annullamento in autotutela della variante originaria alle Norme Tecniche Attuative. Una conclusione ancora più pasticciata di quella che si era pensata con la delibera di Consiglio Comunale n.21 dell'aprile scorso", l'affondo di Paolo Romano ed Elia Serpetti del Passo Possibile.
Che hanno aggiunto: "La politica di un buon amministratore deve vertere verso un uso corretto della procedura amministrativa, mai rispettata negli ultimi due anni. Una delibera di variante, come quella riguardante la delibera di Consiglio 109 del 2016, che aveva concluso l'iter e che, per essere annullata, aveva dunque bisogno di una nuova variante. Di più: secondo la legge e non secondo l'opposizione, l'annullamento di un atto in autotutela può avvenire entro e non oltre 18 mesi, a meno di presupposti tecnici circostanziati dalle leggi nazionali, ma questo non è il caso. Inoltre il ritiro non comporterebbe necessariamente il decadimento della pronuncia del TAR poiché sussiste anche nel ritiro stesso l'elemento fondante della correttezza procedurale che infatti potrebbe portare ad un nuovo ricorso al TAR, se non addirittura la decisione dello stesso Giudice Amministrativo a dover andare avanti nel giudizio di merito".
Ma quali saranno i nuovi effetti di questo ritiro in autotutela? "Nuovi ricorsi a parte - hanno chiarito Romano e Serpetti - si prospetta uno scenario ancora più devastante poiché interesserà lo sviluppo della città. Infatti, la possibilità di accedere a cambi di destinazioni d'uso per i locali dei centri storici è al momento decaduta, in attesa di nuova variante, quando essa verrà e se mai verrà. Durante i circa 12/18 mesi che passeranno per l'espletamento della procedura di variante, i cittadini che hanno avuto accesso al bando Fare Centro e quelli che legittimamente aspiravano alla possibilità di un cambio di destinazione d'uso dei propri locali per dare vita al centro commerciale diffuso nei centri storici, saranno drammaticamente al palo, con i fondi del bando in via di esaurimento".
Nel frattempo l'iter amministrativo dei nuovi centri commerciali nella periferia ovest andrà avanti, "mettendo fuori gioca l'attrattiva della città che stava riprendendosi seppur mancante di decisioni strutturali di lunga vita come i parcheggi o la pedonalizzazione della parte centrale. Tutto questo nel nome della ripicca personale, prima nei riguardi della vecchia amministrazione, poi della Soprintendenza, poi del TAR. Un vero capolavoro, assessore Ferella".
Sul punto è intervenuto anche il capogruppo del Pd, Stefano Palumbo. "L'assessore Ferella paventa il rischio che la ricostruzione delle frazioni possa subire un colpo d'arresto provando ad attribuire ad altri le proprie responsabilità. Suoi, infatti, sono gli errori amministrativi che hanno determinato questa situazione, dall'emendamento presentato in fase di recepimento delle osservazioni, da me contestato e stralciato successivamente dalla Provincia, alla violazione delle procedure previste dalla legge per l'approvazione della variante alle norme tecniche attuative del PRG. Errori che hanno esposto l'ente comunale al rischio di ricorsi da parte di chiunque avesse voluto opporsi, e non solo della Soprintendenza accusata, solo per aver esercitato un suo dovere, di fare politica".
Non contento del disastro amministrativo prodotto finora, ha proseguito Palumbo, "l'assessore annuncia addirittura la volontà di annullare in autotutela tutta la variante urbanistica con una delibera approvata in giunta che rischia di essere una pezza peggiore del buco già creato, ravvisandosi al massimo i presupposti per ritirare solo l'ultima delibera sospesa dal TAR in attesa dell'udienza di merito fissata a novembre. Si tratterebbe del terzo imperdonabile errore che rischierebbe di paralizzare veramente e definitivamente la ricostruzione delle frazioni".
Dunque, l'affondo: "Sua è la mancanza di visione, manifestata attraverso la volontà di ripristinare le norme edilizie concepite, con l'approvazione del PRG, nel lontanissimo 1975, riportando indietro di 45 anni una città che è invece in attesa di dotarsi di una visione sul futuro attraverso un nuovo piano regolatore che, lasciato dalla passata amministrazione nella fase ultimativa, per responsabilità attribuibili se non direttamente a Ferella sicuramente alla Lega, è rimasto fermo da oltre due anni. Suo è il miope atteggiamento del 'muoia Sansone con tutti i Filistei' con cui cancellerebbe insieme alla variante, per semplice cieca ripicca, anche la possibilità di concedere un cambio di destinazione d'uso verso il commerciale e l'artigianale negli edifici dei centri storici della città e delle frazioni. Sua, infine, è la strumentalizzazione sul tema della sicurezza con cui vorrebbe coprire gli errori commessi. Ci sta forse dicendo l'assessore che la ricostruzione del centro storico dell'Aquila o dei borghi del cratere, realizzata così come per le frazioni con il criterio del livello minimo del 60% di sicurezza sismica, non è sicura? E gli immobili classificati con esito A e B, sono dunque insicuri? Se voleva contestare le norme stabilite dalle OPCM del Governo Berlusconi doveva farlo a suo tempo, come noi facemmo in svariate occasioni, non esserne allora lo strenuo difensore solo per parte presa. AI suoi tanti errori commessi, Ferella dovrebbe oggi rimediare con umiltà e buon senso e non con l'arroganza di chi pensa di esercitare il potere a colpi di maggioranza; a pagarne le conseguenze è sempre la città".
Duro anche il commento del capogruppo dell'Idv, Lelio De Santis: "Amministrare una città complessa come L'Aquila è difficile e, certamente, diverso dall'ostentare una bandiera di partito, e il centrodestra aquilano sta toccando con mano la difficoltà di maneggiare atti e provvedimenti delicati, come il Piano regolatore, le varianti urbanistiche, la modifica delle norme tecniche di attuazione per i centri storici, senza la dovuta precauzione e la necessaria concertazione con gli altri attori del governo del territorio".
Dopo le diverse deliberazioni riguardanti varianti urbanistiche per la realizzazione di nuovi centri commerciali, "per le quali ho presentato un'apposita interrogazione", ora scoppia lo scontro fra il Comune e la Soprintendenza. "È bene ricordare che in precedenza erano state sollevate da parte di consiglieri comunali e di associazioni culturali ed ambientaliste obiezioni ragionate che, come spesso accade, l'assessore al ramo e la maggioranza consiliare non hanno voluto valutare. Quando la politica è guidata dalla logica dei numeri e dall'esercizio della forza accade che si sbatte contro il muro e si determinano scontri e ricorsi, che sarebbe sempre meglio evitare, soprattutto se ci sono di mezzo gli interessi generali, gli interessi dei cittadini, l'esigenza della ricostruzione. D'altra parte dovrebbe essere noto alla giunta comunale che l'esercizio del governo del territorio è affidato per legge al Comune, ma anche a enti ed organismi delegati al controllo del rispetto delle norme in materia ambientale ed urbanistica, come la Soprintendenza, che non è un soggetto politico vocato al contrasto a prescindere perché estremista di sinistra".
C'è bisogno di recuperare il senso del ruolo di tutte le istituzioni e il dovere della concertazione sugli atti qualificanti che incidono sugli interessi collettivi ed evitare l'arroccamento politico che non paga e che fa perdere tempo a tutti, ha inteso sottolineare De Santis. "Il risultato ha portato ad uno scontro fra Comune e Soprintendenza - Ministero dei Beni culturali che non costituisce un bello spettacolo e, soprattutto, al ritiro in autotutela delle delibere numero 109/ 2016, 12/ 2018 e 21/2019, con un blocco della ricostruzione nei centri storici delle frazioni, che si voleva invece accelerare! Ritenendo che questa situazione di stallo sia difficilmente tollerabile fino al 20 novembre, invito formalmente il presidente del Consiglio comunale, di concerto con la giunta, a convocare un Consiglio comunale urgente per un esame della situazione determinatasi e per valutare le eventuali decisioni da assumere per recepire o eliminare gli elementi normativi che sono alla base del ricorso della Soprintendenza".
L'ex assessore Di Stefano: "Amministrazione sta conducendo la città verso un drammatico isolamento"
"La vergognosa aggressione alla Soprintendenza unica, importante ufficio dello Stato che abbiamo faticato non poco a mantenere nella nostra città e molto ci sarà da lottare perché la permanenza sia durevole sebbe con simili atteggiamenti dubito possa accadere, conduce la città verso un drammatico isolamento".
A dirlo è l'ex assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano.
"Quando un ufficio periferico dello Stato è costretto a ricorrere alla giustizia amministrativa nei confronti di un Comune, per quel Comune è già una sconfitta perché da il segno di una rottura di rapporti istituzionali tra enti che, invero, dovrebbero cooperare per il bene del territorio interessato. L’assessore confonde molte cose e molti piani, ignora competenze dirette, accusa i ricorrenti di voler bloccare la ricostruzione ma in realtà sono i suoi strafalcioni in materia ad averla messa in serio pericolo", l'affondo.
La norma del 2016 (delibera del Consiglio Comunale n. 109) - spiega Di Stefano - "prevedeva certo la possibilità di demolire in presenza di elevati livelli di danno, oppure per il rimaneggiamento degli edifici apportati nel corso del tempo; per quelli sottoposti a restauro conservativo venne previsto, di concerto con l’USRA, l’incremento del contributo. Venne altresì prevista la possibilità del cambio di destinazione d’uso per i locali al piano terra, tanto per la città capoluogo quanto per le frazioni, al fine di potenziarne i servizi e la capacità ricettiva/commerciale. Le sciocchezze compiute durante le fasi successive, hanno prodotto il casino attuale. Avrebbe potuto l’allora Consigliere comunale Ferella, produrre una sua osservazione alle norme durante la fase di pubblicazione dell’atto, come prescrive l’iter della LR 18/83, per poi essere controdedotta dal Consiglio comunale successivo. Sarebbe stato un atteggiamento lineare e rispettoso della legge: ma non lo ha fatto. Ha invece insistito su una perdurante violazione della legge portando il Comune (e la ricostruzione) in un vicolo cieco".
Ora si annuncia il ritiro in autotutela "non già dei strafalcioni introdotti, rimettendo così il percorso sulla retta via, ma addirittura delle delibera originaria del 2016 che non ha patito alcuna censura di forma e di merito. Si insiste negli strafalcioni perché l’autotutela rispetto alla delibera 109/2016 non esiste, come non esiste il ritiro. E’ invece una ulteriore variante per tornare al vecchio PRG del 1975 (ma c’è bisogno di questo?), violando ancor più pesantemente le disposizioni delle leggi 18/83, 241/90 e DL.vo 42/2004, il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio che porta il nome di Giuliano Urbani, ministro del secondo governo Berlusconi. Per un momento ho pensato che ci fosse bisogno di battaglia politica, poi ho creduto in una battaglia culturale ma ora, con gli ultimi accadimenti, penso che sia necessario un risveglio della coscienza civica e giuridica prima che questa città si perda definitivamente".