Mercoledì, 21 Agosto 2019 20:58

Consultazioni, il giorno della verità: prove d'intesa tra M5S e PD. Zingaretti detta i 5 punti per trattare con il Movimento, Salvini in piazza

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Prove d'intesa tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico.

Chiusa la prima giornata di consultazioni, in attesa di ciò che accadrà domani, allorquando il Capo dello Stato riceverà le delegazioni dei gruppi parlamentari numericamente più consistenti - alle 10 Fratelli d'Italia, alle 11 il Pd, alle 12 Forza Italia, alle 16 la Lega, alle 17 il M5S - si sta lavorando, ad oltranza, per trovare un punto di convergenza tra pentastellati e dem. D'altra parte, Sergio Mattarella ha lasciato intendere che si aspetta risposte concrete già domani: se M5S e Pd confermassero l'intenzione di dar vita ad una maggioranza alternativa al governo gialloverde, il Presidente della Repubblica concederebbe qualche giorno per fare sintesi sul nome del Presidente del Consiglio indicato; altrimenti, le Camere verranno sciolte così da accellerare il ritorno alle urne. 

La volontà di fare sintesi è dichiarata, la strada, tuttavia, è stretta e tortuosa. 

La direzione nazionale del Pd, riunita in mattinata, ha approvato all'unanimità - non accadeva da anni - un ordine del giorno che, di fatto, ha dato mandato al segretario Nicola Zingaretti di cercare l'accordo per un "governo di svolta", a condizione che sia un esecutivo "per la legislatura", capace, cioé, di arrivare al 2023, "basato sulla necessaria discontinuità e su un’ampia base parlamentare".

Chiusa la porta ad un reincarico a Giuseppe Conte, se governo sarà dovrà rappresentare una rottura rispetto al passato, sui temi e nei nomi.

Dunque, i dem hanno 'dettato' 5 punti fermi su cui provare a costruire una maggioranza di governo: "L’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata, un’Europa dei diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione; il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento; l’investimento su una diversa stagione della crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo; una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei; una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere".

Se tali condizioni troveranno un riscontro basato sulla necessaria discontinuità e su un’ampia base parlamentare, "siamo disponibili ad assumerci la responsabilità di dar vita a un governo di svolta per la legislatura. In caso contrario il Partito Democratico coinvolgerà le forze politiche disponibili a costruire un progetto di alternativa e rigenerazione dell’economia e della società italiana", ha ribadito Zingaretti. 

Una presa di posizione condivisa da segretari regionali e parlamentari di Articolo 1/LeU che, ribadendo l'urgenza di un governo di scopo, hanno delineato la loro agenda politica: chiudere la stagione dei contratti di lavoro che alimentano precarietà e sfruttamento, promuovere un piano verde per il lavoro e per allargare l’occupazione giovanile e femminile, a partire dal Sud, garantire il diritto universale alla salute e all’istruzione. 

Evidentemente, dovrà essere il Movimento 5 Stelle a dare una risposta alle sollecitazioni che arrivano da sinistra: in giornata, i pentastellati sono rimsti in silenzio; tuttavia, la voglia di trattare c'è tutta: "I cinque punti? Molto vaghi, quindi lo spazio c'è...", le parole sussurrate da un big dei 5 Stelle in Transatlantico. Il che potrebbe essere una buona notizia, nel senso che la cosiddetta "vaghezza" aiuterà in fase di trattativa vera e propria: "Le maniche sono larghe e dentro ognuno può metterci un po' cosa vuole", è il ragionamento.

La strada è stretta, però, giusto ribadirlo: da una parte, è un ostacolo non di poco conto la chiusura di Zingaretti sul nome di Giuseppe Conte che i pentastellati vorrebbero restasse a Palazzo Chigi, stante anche il profilo politico assunto in queste ore dall'"avvocato del popolo" su cui i grillini vorrebbero scommettere per recuperare il consenso perduto; dall'altra, sebbene il Movimento voglia mostrarsi "granitico" accanto al leader politico Luigi Di Maio, non è un mistero che un gruppo di parlamentari non veda affatto di buon occhio un'alleanza col Pd, mantenendo contatti con alcuni esponenti leghisti. E poi, in giornata si sono fatte insistenti le voci che vorrebbero Davide Casaleggio tentato da un ritorno alle urne, puntando, appunto, su Conte che, ieri, si è posto in forte contrapposizione con Matteo Salvini mettendo in difficoltà il leader leghista.

Ancora qualche ora e sapremo. 

Intanto, il Ministro dell'Interno ha riunito i suoi parlamentari in piazza a Montecitorio: "Qualunque governo nasca sarà un governo contro la Lega", l'affondo; "un Governo che nasce contro è destinato solo a salvare qualche poltrona". Poi, Salvini si è detto pronto a confrontarsi, "anche domani", con Matteo Renzi e Giuseppe Conte: "Sono simpatici coloro che sfidano, bullizzano e poi scappano. Per farlo devi avere un posto per un confronto: le elezioni. Renzi e Conte si confrontino alle elezioni. Mentre altri stanno pensando alle poltrone, noi abbiamo definito la manovra economica. L'abbiamo pronta, una manovra da 50 miliardi".

Ultima modifica il Giovedì, 22 Agosto 2019 00:05

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