Prove d'intesa tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico.
Chiusa la prima giornata di consultazioni, in attesa di ciò che accadrà domani, allorquando il Capo dello Stato riceverà le delegazioni dei gruppi parlamentari numericamente più consistenti - alle 10 Fratelli d'Italia, alle 11 il Pd, alle 12 Forza Italia, alle 16 la Lega, alle 17 il M5S - si sta lavorando, ad oltranza, per trovare un punto di convergenza tra pentastellati e dem. D'altra parte, Sergio Mattarella ha lasciato intendere che si aspetta risposte concrete già domani: se M5S e Pd confermassero l'intenzione di dar vita ad una maggioranza alternativa al governo gialloverde, il Presidente della Repubblica concederebbe qualche giorno per fare sintesi sul nome del Presidente del Consiglio indicato; altrimenti, le Camere verranno sciolte così da accellerare il ritorno alle urne.
La volontà di fare sintesi è dichiarata, la strada, tuttavia, è stretta e tortuosa.
La direzione nazionale del Pd, riunita in mattinata, ha approvato all'unanimità - non accadeva da anni - un ordine del giorno che, di fatto, ha dato mandato al segretario Nicola Zingaretti di cercare l'accordo per un "governo di svolta", a condizione che sia un esecutivo "per la legislatura", capace, cioé, di arrivare al 2023, "basato sulla necessaria discontinuità e su un’ampia base parlamentare".
Chiusa la porta ad un reincarico a Giuseppe Conte, se governo sarà dovrà rappresentare una rottura rispetto al passato, sui temi e nei nomi.
Dunque, i dem hanno 'dettato' 5 punti fermi su cui provare a costruire una maggioranza di governo: "L’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata, un’Europa dei diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione; il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento; l’investimento su una diversa stagione della crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo; una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei; una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere".
Se tali condizioni troveranno un riscontro basato sulla necessaria discontinuità e su un’ampia base parlamentare, "siamo disponibili ad assumerci la responsabilità di dar vita a un governo di svolta per la legislatura. In caso contrario il Partito Democratico coinvolgerà le forze politiche disponibili a costruire un progetto di alternativa e rigenerazione dell’economia e della società italiana", ha ribadito Zingaretti.
Una presa di posizione condivisa da segretari regionali e parlamentari di Articolo 1/LeU che, ribadendo l'urgenza di un governo di scopo, hanno delineato la loro agenda politica: chiudere la stagione dei contratti di lavoro che alimentano precarietà e sfruttamento, promuovere un piano verde per il lavoro e per allargare l’occupazione giovanile e femminile, a partire dal Sud, garantire il diritto universale alla salute e all’istruzione.
Evidentemente, dovrà essere il Movimento 5 Stelle a dare una risposta alle sollecitazioni che arrivano da sinistra: in giornata, i pentastellati sono rimsti in silenzio; tuttavia, la voglia di trattare c'è tutta: "I cinque punti? Molto vaghi, quindi lo spazio c'è...", le parole sussurrate da un big dei 5 Stelle in Transatlantico. Il che potrebbe essere una buona notizia, nel senso che la cosiddetta "vaghezza" aiuterà in fase di trattativa vera e propria: "Le maniche sono larghe e dentro ognuno può metterci un po' cosa vuole", è il ragionamento.
La strada è stretta, però, giusto ribadirlo: da una parte, è un ostacolo non di poco conto la chiusura di Zingaretti sul nome di Giuseppe Conte che i pentastellati vorrebbero restasse a Palazzo Chigi, stante anche il profilo politico assunto in queste ore dall'"avvocato del popolo" su cui i grillini vorrebbero scommettere per recuperare il consenso perduto; dall'altra, sebbene il Movimento voglia mostrarsi "granitico" accanto al leader politico Luigi Di Maio, non è un mistero che un gruppo di parlamentari non veda affatto di buon occhio un'alleanza col Pd, mantenendo contatti con alcuni esponenti leghisti. E poi, in giornata si sono fatte insistenti le voci che vorrebbero Davide Casaleggio tentato da un ritorno alle urne, puntando, appunto, su Conte che, ieri, si è posto in forte contrapposizione con Matteo Salvini mettendo in difficoltà il leader leghista.
Ancora qualche ora e sapremo.
Intanto, il Ministro dell'Interno ha riunito i suoi parlamentari in piazza a Montecitorio: "Qualunque governo nasca sarà un governo contro la Lega", l'affondo; "un Governo che nasce contro è destinato solo a salvare qualche poltrona". Poi, Salvini si è detto pronto a confrontarsi, "anche domani", con Matteo Renzi e Giuseppe Conte: "Sono simpatici coloro che sfidano, bullizzano e poi scappano. Per farlo devi avere un posto per un confronto: le elezioni. Renzi e Conte si confrontino alle elezioni. Mentre altri stanno pensando alle poltrone, noi abbiamo definito la manovra economica. L'abbiamo pronta, una manovra da 50 miliardi".