Lunedì, 24 Febbraio 2014 22:39

D'Alfonso, inizia la campagna elettorale: "Farò una legge per il Capoluogo"

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"Che cos'ha L'Aquila di unico? Se dovessi spiegarlo, lo farei come se mi stessi rivolgendo a un bambino e direi: L'Aquila ha la bellezza".

L'eloquio fitto, torrenziale, evocativo, a tratti ammiccante, di Luciano D'Alfonso - ieri pomeriggio all'Aquila per inaugurare la campagna elettorale in vista delle primarie del centrosinistra del 9 marzo - conquista il pubblico del capoluogo radunatosi all'auditorium Sericchi di via Strinella, gremito in ogni ordine di posti.

Una platea, quella che assiste al comizio dell'ex sindaco di Pescara - già vincitore designato delle consultazioni, vista la disparità di mezzi e visibilità tra lui e gli altri due sfidanti, Franco Caramanico (Sel) e Alfonso Mascitelli (Idv) - una platea, si diceva, piuttosto composita, formata, oltre che da politici e militanti Pd, anche da tanti cittadini, membri di enti culturali e associazioni di categoria, professori universitari.

Sono proprio loro, i rappresentanti del mondo accademico, a prendere la parola per primi. Nell'ordine parlano Eugenio Coccia, già a capo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e ora direttore del Gran Sasso Science Institute; Fabrizio Marinelli e Fabrizio Politi, professori di diritto all'università dell'Aquila.

A seguire, c'è spazio anche per un intervento di Daniele Kilgren, l'imprenditore che ha reso famoso in tutto il mondo il modello turistico e di recupero architettonico di Santo Stefano di Sessanio.

Oltre che dall'università, gli endorsement per D'Alfonso arrivano anche dal mondo imprenditoriale: "Ci auguriamo una sua vittoria" dice, senza mezzi termini, Guido Cantalini, presidente delle piccole e medie imprese all'interno di Confindustria. In platea siede anche il presidente provinciale dell'Ance (l'associazione dei costruttori) Gianni Frattale, ringraziato a più riprese sia dai rappresentanti del Pd aquilano che da D'Alfonso.

Dietro il tavolo dei relatori, invece, siedono, tra gli altri, anche Stefano Albano, segretario comunale del Pd, e Massimo Cialente, che però rimarranno silenti per tutto il tempo (il giovane segretario democrat si limiterà a introdurre gli interventi).

La presenza di D'Alfonso del resto è troppo ingombrante per pensare di rubargli la scena. L'ex sindaco di Pescara parla già da governatore in pectore; non dice "Se vinceremo" ma "dopo che avremo vinto" oppure "quando governeremo".

Il vento della politica regionale, del resto, è cambiato, per via, da un lato, del ciclone Renzi, che sembra aver ridato slancio al Pd, e, dall'altro, della rimborsopoli e del sex gate che hanno travolto e gettato nella confusione la giunta di Gianni Chiodi e, con essa, tutto il centro destra abruzzese. Le recenti assoluzioni nei processi in cui era imputato, poi, hanno restituito al candidato del Pd una piena legittimità politica.

Forse per captatio benevolentiae, D'Alfonso inizia il suo discorso parlando di una legge per L'Aquila Capoluogo come punto fondante del proprio programma. In molti hanno un déja vu: nel 2008, in un convegno alla Carispaq (corsi e ricorsi), D'Alfonso disse esattamente le stesse cose. Non si capisce, inoltre, in cosa dovrebbe consistere concretamente questa legge. Ad esempio, non è chiaro se D'Alfonso abbia intenzione di porre fine allo spacchettamento e all'assurda duplicazione delle sedi regionali tra L'Aquila e Pescara.

Sulla ricostruzione l'esponente democrat dice che è mancata completamente la cabina di regia della Regione, che si è persa una grande occasione: "Nel 2009-2010, anche se avessimo chiesto dei pettini d'argento per le vergini di S. Rosalia, ce li avrebbero dati". Come a dire che si poteva osare molto di più. Anche se Chiodi non viene mai nominato, è evidente che il destinatario della frase è lui. Secondo D'Alfonso l'errore principale commesso dalla classe dirigente abruzzese all'indomani del terremoto  risiede nel non aver abbinato al processo di ricostruzione materiale delle case un discorso sulla programmazione economica, sul lavoro, sullo sviluppo delle infrastrutture.

Su quest'ultimo punto - le infrastrutture, i collegamenti, le vie di comunicazione - l'ex segretario regionale del Pd abruzzese batte molto, forse anche in virtù del fatto che, quando non è impegnato in politica, lavora all'Anas come dirigente. "Basta" dice D'Alfonso "con la separazione tra l'Abruzzo costiero e le aree interne, sono divisioni che non hanno più ragione di esistere. Siamo una regione troppo piccola per potercele permettere".

L'Abruzzo, secondo D'Alfonso, anche per limiti demografici, da solo può fare ben poco per intraprendere un percorso di crescita: se vuole avere un futuro, deve interpretare una funzione anche e soprattutto a livello nazionale ed europeo, magari federandosi con altre regioni per il raggiungimento di alcuni obiettivi, in primis la realizzazione di snodi infrastrutturali. Le proposte di collaborazione sono due: la "Marca Adriatica", la costituzione di un vincolo virtuoso tra le tre regioni costiere Marche, Abruzzo e Molise, e l'"Appenino Italico", con l’Umbria e il Lazio, che avrebbe l’obiettivo strategico di promuovere l’area interna, "un tempo" ricorda D'Alfonso "crocevia di scambi commerciali importantissimi".

Altri punti cardine del programma "Regione ovunque" sono lo snellimento e la velocizzazione delle procedure burocratiche, atti necessari per attrarre maggiori investimenti; gli interventi sulla sanità ("Riconosco i risultati del piano di risanamento ma è stata una riforma fatta con la pistola puntata alla tempia, che ha abbassato il livello qualitativo delle cure, come dimostrano i dati della mobilità passiva"); una legge Obiettivo contenente un piano delle priorità da rinnovare e verificare di anno in anno; una maggiore attenzione nell'applicazione delle leggi, che spesso non vengono fatte valere fino in fondo; una difesa delle bellezze e delle risorse naturalistiche regionali, a cominciare dai fiumi, da quell'Aterno-Pescara che, solo nel tratto pescarese, viene inquinato da più di 100 scarichi abusivi, che riversano i loro liquami direttamente nelle acque.

Nessuna parola sulla squadra con cui il candidato del Pd intende, in caso di vittoria, andare al governo (ma nell'intervista concessa ai giornalisti arriva un'apertura a Giovanni Lolli: "Ha cultura e tekné per far sì che l'esperienza di governo possa essere carica di risultati") né sulle alleanze elettorali, in particolare su quelle con gli altri partiti di sinistra e con Daniele Toto (nipote di Carlo, già schieratosi con il politico di Lettomanoppello): una possibilità, quest'ultima, che farebbe storcere il naso a molti elettori di centrosinistra.

Riprese e montaggio video Alessandro Tettamanti.

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2014 09:47

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