Lunedì, 23 Dicembre 2019 22:54

Case popolari, Marsilio: "Impugnazione ideologica". Legnini: "Destra arrogante"

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“Un’impugnazione del tutto ideologica”.

All’indomani della decisione presa dal consiglio dei Ministri di impugnare davanti la Consulta la legge regionale che fissa nuovi criteri di assegnazione delle case popolari, il presidente della Regione Marco Marsilio va al contrattacco, lanciando bordate contro il governo e replicando punto su punto alle osservazioni formalizzate dall’Esecutivo.

Ma lo scontro politico si accende, com’era inevitabile, anche dentro il consiglio regionale, con Giovanni Legnini che osserva come dall’impugnazione emerga “la superficialità, l’arroganza e l’inadeguatezza dell’attuale classe dirigente della destra abruzzese”.

Affiancato dal vice presidente Emanuele Imprudente e dall’assessore al Bilancio Guido Liris, Marsilio ha tenuto all’Aquila una conferenza stampa in cui ha illustrato le controdeduzioni che la giunta regionale ha prodotto per confutare le criticità manifestate dal governo: “Controdeduzioni che dimostrano come questa sia un’impugnazione del tutto ideologica, frutto di un pregiudizio politico che questo governo nutre nei confronti di una Regione che esprime una cultura politica diversa dalla sua”.

Il primo rilievo mosso dal governo riguarda la produzione di documentazione richiesta dalla legge agli stranieri non comunitari che facciano domanda per avere un alloggio popolare. Secondo Palazzo Chigi queste modificazioni “sono suscettibili di determinare una disparità di trattamento”.

“Su questo punto” ha ribattuto Marsilio “il governo prende una formidabile cantonata perché è una legge dello Stato, per esattezza il Dpr 445 del 2000 (Testo unico sulla documentazione amministrativa, ndc), a recitare che per i cittadini stranieri ‘gli stati, le qualità personali e i fatti sono documentati mediante certificazioni e attestazioni rilasciate dalla competente autorità degli Stati esteri’. Se dunque, secondo il governo, la nostra norma è incostituzionale, allora lo è anche la legge dello Stato a cui ci siamo espressamente richiamati. Peraltro la nostra legge accoglie le norme che doverosamente e giustamente prevedono che un soggetto non è tenuto a produrre questa documentazione se proviene da un Paese in cui non è accertabile la sua condizione patrimoniale e reddituale oppure se è sottoposto a uno status particolare come quello di rifugiato”.

Altro aspetto su cui si sono appuntate le osservazioni del governo è il requisito aggiuntivo che la legge regionale riconosce a quanti possono dimostrare di risiedere da oltre 10 anni nella città in cui fanno richiesta per un alloggio da oltre 10 anni.

Per il governo si tratta di una disposizione che cozza con l’articolo 3 della Costituzione. “Intanto non è vero che è un requisito aggiuntivo” ha obiettato Marsilio “perché già esisteva. Noi abbiamo solo aggiunto una premialità di punteggio per chi può dimostrare una continuità di vita su un territorio. Inoltre facciamo presente che questo stesso principio è stato adottato dal molto progressista e molto democratico Comune di Firenze che, nel bando per l’assegnazione degli alloggi Erp, prevede l’attribuzione di 2 punti in più per la residenzialità anagrafica di almeno un componente del nucleo familiare nell’ambito territoriale di riferimento del bando da almeno dieci anni dalla data di pubblicazione dello stesso. Non si capisce perché, dunque, il comune di Firenze può applicare una norma simile mentre se lo facciamo noi siamo xenofobi e discriminatori”.

Il terzo appunto forte mosso dal governo riguarda il comma 3 dell’articolo 8 della legge, che stabilisce che un sindaco può dichiarare la decadenza dell’assegnazione nei casi in cui l’assegnatario “abbia ospitato stabilmente presso l’alloggio uno o più soggetti colti in flagranza di reato”.

Questa norma rappresenterebbe “un’indebita ingerenza del legislatore regionale nel sistema ordine pubblico che l’articolo 117 della Costituzione riserva alla legislazione esclusiva dello Stato” anche perché sovraccaricherebbe di un “presunto onere gli operatori di polizia” chiamati a “comunicare al sindaco l’eventuale esecuzione di arresti in flagranza di reato”. “ Anche qui la cantonata è doppia” ha osservato Marsilio “perché questo stesso principio era già contenuto nella norma precedente. Noi abbiamo semplicemente esteso le fattispecie di reato. Peraltro nella legge non è scritto che la polizia e le questure abbiano l’obbligo di informare i sindaci”.

“Porteremo queste controdeduzioni sui tavoli istituzionali” ha concluso Marsilio “per far comprendere al governo le nostre ragioni, sperando di trovare dall’altra parte sufficiente ragionevolezza e elasticità. Se ciò non dovesse accadere, andremo di fronte alla Corte perché su questi punti non abbiamo alcuna intenzione di arretrare”.

"Esprimiamo piena soddisfazione per la decisione del Consiglio dei Ministri" commenta Walter Rapattoni, segretario regionale Unione Inquilini Abruzzo "La giunta Marsilio farebbe bene, invece che perseguire scelte incostituzionali di pura propaganda razzista, a impegnarsi a destinare risorse per i lavori di manutenzione straordinaria nelle case popolari abruzzesi e per un vero piano casa che aumenti l’offerta di alloggi a canone sociale".

Legnini: "Maggioranza arrogante e superficiale"

“Prima la Costituzione Italiana e le leggi, di questo dovrebbe occuparsi la maggioranza di centrodestra al posto di amministrare la cosa pubblica con toni propagandistici che non portano alcun giovamento né alla Regione, né agli abruzzesi".

A affermarlo, in una nota, è Giovanni Legnini.

"Con la severa e doverosa impugnazione  da parte del Governo, che ha inteso sottoporre alla Corte Costituzionale la legge regionale voluta dal centrodestra sull’assegnazione e gestione delle case popolari, emerge con chiarezza  la superficialità e l’arroganza dell’attuale classe dirigente della destra abruzzese.  La reazione scomposta di vari esponenti di maggioranza è ingiustificata poiché siamo di fronte  ad un’impugnazione che evidenzia con precisione le  disposizioni illegittime e discriminatorie, che  avevamo puntualmente individuato  in Consiglio Regionale, proponendo specifici emendamenti e chiedendo di modificare le norme, prima della loro definitiva approvazione".

"Un esempio, l’ultimo in ordine di tempo, dell’inadeguatezza di questa maggioranza di centrodestra che prima  ancora del bilancio scritto a mano, il primo  della storia della Regione Abruzzo, ha prodotto in nove mesi solo tre leggi di riforma, tutte con criticità palesi: la prima, quella sulle case popolari, impugnata dal Governo ; la seconda sui consorzi di bonifica  è stata integralmente riscritta sulla base delle indicazioni delle opposizioni di centrosinistra; la terza, istitutiva dell’Agenzia della protezione civile, priva di risorse e lacunosa in quanto non provvede ad una riforma complessiva del servizio di protezione civile regionale, anche alla luce della importante riforma nazionale approvata con legge 1/2018".

"Nove mesi di governo regionale di Marsilio e della Lega improvvisati e pasticciati, caratterizzati da costanti litigi e nessuna attenzione al buon andamento dell’amministrazione regionale e ai provvedimenti di cui gli abruzzesi e l’economia del nostro territorio hanno realmente bisogno. La  legge  sull’edilizia residenziale pubblica impugnata dal Governo contiene diverse norme  che si pongono in contrasto con i canoni di ragionevolezza e con il principio di uguaglianza e non discriminazione previsto dall’art. 3 della Costituzione repubblicana; norme che risultano inoltre invasive della competenza esclusiva statale in materia amministrativa, di ordine pubblico e sicurezza, e violano l’art. 18 del Trattato dell’Unione Europea e l’art. 14 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.  Si tratta di profili che le opposizioni di centrosinistra avevano puntualmente evidenziato sia durante la discussione in Commissione che in Aula, proponendo numerosi emendamenti, tutti respinti dalla maggioranza, che erano finalizzati  ad evitare palesi forzature, frutto di un indirizzo ideologico di destra estrema che sempre di più caratterizza l’operato della Giunta Marsilio".

"Gli esponenti di maggioranza , che oggi si esercitano sui mezzi di informazione in generiche e infondate dichiarazioni di contestazione della decisione del Governo, avrebbero fatto bene invece a preoccuparsi per tempo, agendo  nel rispetto della Costituzione e delle leggi  vigenti ed  evitando un uso  strumentale della funzione legislativa regionale, sempre più orientata ad agitare bandiere propagandistiche di interesse nazionale e funzionali  non agli interessi degli abruzzesi ma ad alimentare una  competizione  tra Lega e Fratelli d’Italia sul terreno di inaccettabili politiche  discriminatorie”.

 

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