Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Fulvio Angelini* - Alziamo lo sguardo. O meglio: guardiamo a fondo. Lo spunto di Nello Avellani “Citando Manuel Agnelli, per una riflessione sulla politica cittadina” [qui] mi fa avventurare su pensieri lunghi. Lo faccio con umiltà e cautela estreme, ma ci provo lo stesso.
Titolo della riflessione: la sinistra, la sua funzione, la sua identità, come riconquistare il ruolo e il fascino che ha esercitato e che nel tempo ha perso.
Svolgimento.
Per restituire a ognuno di noi e a tanti la passione e la voglia di impegnarsi, serve una ideologia. Si, avete letto bene: una IDEOLOGIA, cioè un sistema di valori forti, belli, carichi di speranza, che facciano immaginare una società più giusta, contrastare le disuguaglianze, lottare per la dignità e la felicità delle persone.
Per decenni ne siamo stati privi.
Dalla caduta del muro di Berlino il Capitalismo è diventato egemone e noi siamo stati subalterni al liberismo, al mercato, alle logiche della compatibilità, agli equilibri di bilancio, alle regole di certa economia del rigore. Che se ne andasse al diavolo, l’economia del rigore! C’è voluta una Pandemia per sbatterci in faccia un mondo ingestibile, sbagliato, capovolto. Oggi che abbiamo riscoperto il valore insostituibile delle politiche pubbliche – la sanità, l’istruzione, la ricerca scientifica, la sostenibilità ambientale, istituzioni competenti – dobbiamo riscrivere il nostro sistema di valori e il paradigma di un nuovo sviluppo.
Possiamo finalmente dirlo che questo capitalismo ci porta al tracollo e che dobbiamo cambiarlo? Gli esperti del Club di Roma prevedono il collasso del pianeta e invocano una trasformazione profonda e rapida dei sistemi di produzione e consumo. La politica economica che continuiamo a perseguire dal ‘700 (un pianeta poco popolato e sfruttato) può solo peggiorare le cose, tra guerre, povertà, distruzioni di habitat e consumi energetici con un ritmo devastante che non possiamo più permetterci. Tra previsioni scientifiche e sensibilità politica, possiamo finalmente anche noi fare una critica “radicale” del mondo, invece di accontentarci di come va il sistema, pensando che in fondo le cose non possono cambiare di molto?
Credo sia arrivato il momento. E credo anche che dobbiamo riscoprire una parola chiave: conflitto. Conflitto come capacità di guardare la realtà, distinguere le cose giuste da quelle sbagliate, vincere pigrizia e indifferenza e avere il coraggio di schierarsi. Perché nei periodi di crisi solo il conflitto può generare cambiamento. Senza conflitto la sofferenza della gente si incanala nella paura e nell’egoismo.
Tutte queste chiacchiere (e me ne scuso) possono esserci utili anche nel nostro agire quotidiano qui da noi, nella nostra piccola realtà di periferia? Possono riempire un vuoto di idee, sentimenti e speranze che tanta gente vuole colmare? Io penso di si. Possono farci stare dalla parte dei Diritti umani e civili, al fianco delle donne, contro le discriminazioni sessuali e razziali, per riconoscere la cittadinanza a chi nasce, vive e studia nel nostro paese, per garantire i buoni spesa o gli alloggi popolari a tutti coloro che ne hanno bisogno. Possono orientare i sostegni economici a favore delle forze produttive, invece che verso le lobbies finanziarie, delle imprese realmente innovative, dell’economia circolare, della cultura, del tessuto delle piccole aziende che davvero faticano e creano. Possono guidarci nel disegnare e governare città, borghi e centri storici con le moderne ristrutturazioni dell’eco-bonus e sisma-bonus, senza più consumo di suolo, con mobilità leggera, scuole e servizi sociali diffusi sul nostro territorio montano.
Per questo servono idee e progetti. Servono cultura e competenza. Serve la politica. E una classe dirigente forte, di qualità, all’altezza delle sfide e per questo rinnovata, non solo per l’età. Per sgombrare il campo da eredità devastanti come la “rottamazione” e il “nuovismo” ricordo che il più grande innovatore del mondo, Papa Francesco, ha 84 anni. O che la straordinaria parlamentare Alexandria Ocasio Cortes ha sostenuto alle primarie democratiche il suo compagno Bernie Sanders che di anni ne ha 79.
Per dire che in un partito, come in qualunque realtà, la forza nasce dalla contaminazione e dal sostegno reciproco. La sinistra può fare la sua parte. Deve farla.
*Fulvio Angelini, Partito Democratico