Le notizie che si ricorrono in questi giorni sul ponte Belvedere "non riescono più a nascondere il fatto che non serva aspettare alcuna ulteriore perizia da parte dello studio ingegneristico da poco incaricato. Esiste un vicesindaco che ha scelto la demolizione e ricostruzione del ponte, l’abbattimento del civico 29 sottostante e l’esproprio ai residenti del civico 29 che non saranno d’accordo alla permuta; esiste una politica che gioca esclusivamente su una comunicazione frammentata e non supportata dalle norme, ma a goccia cinese, nella convinzione che questo sia l’unico metodo per uscire dall’impasse dell’inadeguatezza".
L'affondo è del capogruppo di Italia Viva, Paolo Romano. Che spiega: "L’ipotesi più accreditata è diventata il progetto di un archistar tedesco. Si dice addirittura sia già pronto, ma da risultanze di accesso agli atti presso gli uffici esiste solo un presunto schizzo, mai arrivato al protocollo e, fino a prova contraria, di dubbia provenienza. Si guarda al futuro ma senza fare i conti con il passato che ci ha fornito una perizia di stabilità del ponte, con il presente che vede i residenti esausti e con il diritto che dovrebbe essere la linea madre di ogni buona amministrazione".
La sicurezza del viadotto è certamente importante, ma lo è al pari degli altri ponti cittadini, come quello di Sant’Apollonia - sottolinea Romano - "mai chiuso al traffico veicolare che, dopo la nuova normativa europea e dopo il disastro a Genova, rischia di avere gli stessi problemi del Belvedere poiché soggetto quotidianamente a prove di carico importanti a causa del transito veicolare dei mezzi pesanti della ricostruzione; anche ponte di Sant’Apollonia necessiterebbe di un immediato studio di vulnerabilità e di un conseguente consolidamento che comunque, sia chiaro, non riuscirebbe mai a soddisfare le nuove norme europee sui ponti al pari del Belvedere. Eppure per Sant’Apollonia c’è un finanziamento datato e l’inserimento al progetto di finanza bandito dal Comune, ma incredibilmente oggi risulta caduto di nuovo nel dimenticatoio".
La verità è che la demolizione del Belvedere andrebbe affrontata nella sostanza e non nei desiderata, "soprattutto se in gioco ci sono la riapertura di un’arteria nodale per la città e la sopravvivenza dell’intero contesto su cui grava quel ponte", aggiunge Paolo Romano. "Nulla osterebbe ad un suo celere consolidamento e all’interruzione al transito dei mezzi pesanti".
E poi, "la questione delle permute per il civico 29 di via Fontesecco, lo chiarisce la norma, deve essere soggetta alla pubblica utilità e a uno specifico piano di riqualificazione che, dall’ex vicesindaco Liris al vicesindaco Daniele, non è stato mai redatto, mostrato e approvato; inoltre c’è da ricordare come il civico 29 abbia già ricevuto e utilizzato il contributo di natura pubblica relativo al post sisma 2009 e che all’interno dello stabile si siano già effettuate compravendite immobiliari su Omi non riconducibili a quelle 2009. Di più, permutare civili abitazioni con il patrimonio comunale è un atto che, supportato da un piano di recupero, deve avere necessariamente l’avallo dell’assise civica come devono averlo il piano di recupero stesso e i cambi di destinazione urbanistica. Inoltre sembra che la decisione presa sulle permute permetterà agli stessi residenti, siano essi proprietari o inquilini Ater, di avere una abitazione dentro le mura. Risulterà difficile in futuro per l’Ater “deportare” i residenti dell’area di Porta Leoni nelle abitazioni comunali dei 201 di Pettino, quando (e se) si procederà al recupero di quell’area".