Lunedì, 28 Aprile 2014 21:24

Ricostruzione, Cialente: "A giugno soldi finiti". Legnini a L'Aquila per legge delega

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Una legge da approvare in tempi rapidi per mettere ordine ai problemi ancora irrisolti e agli aspetti procedurali ancora opachi che stanno rallentando la ricostruzione.

La proposta è stata presentata al sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini, che ne ha discusso insieme a tutti i principali attori impegnati nella ricostruzione - dal sindaco Cialente ai coordinatori degli uffici speciali ai rappresentanti delle associazioni di categoria - in un incontro, promosso dalla senatrice Stefania Pezzopane, svoltosi nell'aula del consiglio comunale.

Legnini, titolare della delega sulla ricostruzione, ha parlato di un provvedimento in grado di "chiudere le molte questioni aperte, i vuoti normativi, i problemi non affrontati e le difficoltà che si sono manifestate nel corso di questi anni".

Che tipo di strumento sarà - se una legge delega, un Testo Unico o un atto di indirizzo del Parlamento che dovrà tramutarsi in un'iniziativa legislativa del Governo - è ancora da vedere: "Prima" ha detto Legnini "dobbiamo metterci d'accordo sui contenuti".

La sensazione, comunque, è che non si andrà verso un Testo Unico ma verso una legge delega, come ha affermato anche il capo dell'Usra Paolo Aielli: "L'ipotesi del Testo Unico era stata già perseguita, soprattutto con Barca, ma abbiamo visto che non era la soluzione migliore perché, a cinque anni dal terremoto, provare a fare una razionalizzazione delle norme prodotte diventa un'operazione particolarmente complessa. Alcuni punti, del resto, sono stati già risolti, ad esempio il DPCM dell'anno scorso sulla parametrica e i sistemi di valutazione ha fatto chiarezza su molti aspetti delle procedure. Il nuovo provvedimento dovrà essere una legge delega con interventi estremamente circoscritti".

Insomma, non un riordino generale ma un'operazione chirurgica, in grado di sciogliere pragmaticamente alcuni nodi. Certo, la lista delle doglianze è lunga, come hanno ricordato un po' tutti: si va dalla velocizzazione dei tempi per la determinazione dei contributi per i progetti approvati con la vecchia procedura (quella della filiera) al problema dell'adeguamento antisismico all'80% di alcuni edifici strategici, come le scuole; dai fondi per le attività produttive agli indennizzi per gli espropri; dalla necessità di pensare a un credito di imposta e a un calmieramento degli affitti per tutti i commercianti che rientreranno nei centri storici al recupero integrale dei borghi minori.

Un discorso a parte è stato fatto per le tasse e i contributi sospesi all'indomani del terremoto che ora le imprese rischiano di dover restituire per intero, una spada di Damocle che minaccia il futuro di molte aziende del Cratere. Quella sulle imposte sarà una partita che dovrà essere giocata, più che nel Parlamento italiano, in Europa: sarà quest'ultima, infatti, a dover decidere se assimilare l'abbattimento fiscale a un aiuto di stato illegittimo. "Dovremo andare a parlare direttamente con i rappresentanti della Commissione Europea" ha detto Cialente a Legnini, il quale, in passato, aveva lasciato intendere che la questione fa parte di quel pacchetto di norme di bilancio che l'Italia ha intenzione di rinegoziare con Bruxelles.

Ma l'emergenza più grave rimane quella dei fondi. A fine giugno, hanno ricordato Cialente e il coordinatore dei sindaci delle aree omogenne Emilio Nusca, finiranno anzitempo i soldi disponibili per il 2014. Se non verranno trovate e impegnate subito altre risorse per coprire il fabbisogno almeno fino alla fine dell'anno, l'intera macchina della ricostruzione rischia di bloccarsi. E non sarà facile, per il governo Renzi - già alle prese con i problemi di copertura delle misure annunciate nel Def (dal bonus Irpef di 80 euro per i lavoratori con redditi fino a 25 mila euro al taglio dell'Irap) e delle altre spese incomprimibili (come il rifinanziamento delle missioni all'estero e della cassa integrazione in deroga) - trovare i soldi per far andare avanti i cantieri. "Il problema c'è" ha riconosciuto Legnini, il quale, però, non è apparso particolarmente preoccupato: "Le risorse per garantire continuità almeno per qualche mese ci sono. Per il completamento dell'anno in corso abbiamo in mente di assegnare le risorse stanziate dalla legge di Stabilità e non ancora spese, circa 600 milioni di euro. Ma l'impegno del Governo è quello di trovare una soluzione più stabile".

Legnini su elezioni regionali: "Positivo il fatto che corrrano tante liste civiche". Sede RAI: "Nessun rischio soppressione"

"Partecipo, non come sottosegretario ovviamente ma come dirigente del mio partito, alla campagna elettorale perché sono convinto che c'è bisogno di cambiare il governo di questa regione". Legnini ha risposto così ai giornalisti che, a margine dell'incontro al Comune, hanno voluto rivolgergli alcune domande sulla campagna elettorale abruzzese. Il sottosegretario del Pd non ha voluto però commentare le polemiche sollevatesi in questi giorni sul rischio frammentazione dovuto all'eccessivo numero di liste che sostengono Luciano D'Alfonso e sul passaggio di molti esponenti eccellenti del centrodestra nelle fila del centrosinistra: "Il mio partito" si è limitato a dire Legnini "è stato chiaro e trasparente sulle candidature. Ed è un fatto positivo che molti cittadini della società civile abbiano chiesto di partecipare alla competizione elettorale".

Legnini si è pronunciato anche sull'ipotesi, circolata negli ultimi giorni, di un accorpamento della sede RAI abruzzese con quella di Bari, una decisione che rientrerebbe in un più ampio progetto di riorganizzazione annunciato dai vertici dell'azienda: "Ho parlato con il direttore generale Gubitosi" ha detto Legnini "penso che non ci sia alcun rischio di soppressione della sede RAI in Abruzzo".


 

 

 

Ultima modifica il Martedì, 29 Aprile 2014 14:26

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