Il governo Chiodi è stato un governo di stampo maschilista ed escludente e in questo si è posto in perfetta continuità con quello che avviene in tutta Italia. Il nostro è un Paese dove non ci sono visioni mature relativamente alle politiche di genere perché manca la volontà politica, di tutti gli uomini politici di tutte le provenienze, di riconoscere il valore fondamentale della relazione di genere, una relazione fondata sul rispetto e sul riconoscimento delle competenze".
Secondo Simona Giannangeli, candidata aquilana nella lista Un'altra Regione con Maurizio Acerbo, l'Abruzzo è ancora molto indietro nell'attuazione delle politiche di genere. Un ritardo visibile anzitutto nella composizione delle liste elettorali, a schiacciante maggioranza maschile, soprattutto nella provincia dell'Aquila. L'inserimento della doppia preferenza di genere era stato proposto, un anno fa, in consiglio regionale, in sede di approvazione della nuova legge elettorale ma una maggioranza bipartisan (28 sì e 8 no), bocciò, a scrutinio segreto, l'emendamento.
Secondo la Giannangeli, un altro caso emblematico di come, nella legislatura appena terminata, le politiche di genere siano state accantonate è la mancata erogazione dei fondi con i quali si sarebbe dovuto ricostruire il Centro Antiviolenza dell'Aquila. Una vicenda finita, com'è noto, nel sexgate che ha travolto, qualche mese fa, Gianni Chiodi: "Ci siamo battute tanto e continueremo a farlo perché i 3 milioni di euro destinati già nel 2009 affinché i Centri Antiviolenza danneggiati dal sisma potessero riprendere la propria attività siano finalmente stanziati visto che, a oggi, ancora sono bloccati. La battaglia che abbiamo condotto, sia come Centro Antiviolenza che come comitato di Donne Terremutate, è una battaglia che continueremo a portare avanti con fermezza perché si è trattato di un'ulteriore sottrazione di risorse pubbliche alla nostra città dopo il terremoto".