Mercoledì, 20 Gennaio 2021 10:05

Banushaj: "Mai dati dal Comune gli alloggi promessi agli albanesi sfollati". Giovani democratici: "Sconcertati"

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Era il 26 novembre 2019 quando, all’indomani del catastrofico terremoto che aveva colpito l’Albania, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi dichiarò che non avrebbe mai dimenticato la straordinaria macchina della solidarietà che si era attivata nel 2009 per il terremoto aquilano e che avrebbe messo a disposizione delle comunità albanesi colpite dal sisma gli alloggi realizzati nel post sisma, nonché il bagaglio di competenze e professionalità acquisite in dieci anni di gestione di situazioni emergenziali e ricostruzione [qui].

Lo ricorda, in una lettera aperta indirizzata al primo cittadino, la consigliera straniera Edlira Banushaj che denuncia la dolorosa vicenda di una donna albanese, "rimasta sola con due figli minori, la casa e l’attività commerciale di proprietà distrutte dal sisma", e che "è venuta a L’Aquila per ricongiungersi con il fratello che vive e lavora qui da tempo".

La donna - spiega Banushaj - "ha chiesto all'amministrazione un alloggio: dopo più di un anno ancora non ottiene una risposta alla sua richiesta mentre io, consigliera straniera della sua amministrazione, sono mesi che non ottengo di poter parlare con lei di questa situazione neanche al telefono. Questa donna è venuta a L’Aquila credendo nelle sue parole e pensando di poter ricominciare in una città che sapeva accogliere chi aveva perso tutto a causa della terra che trema, ma ha trovato indifferenza quando non addirittura insofferenza".

La mitezza di questa donna che ha atteso pazientemente per i primi sei mesi pensandola impegnato a combattere la pandemia "è stata per me commovente", sottolinea la consigliera; "Le chiedo però cosa sarebbe successo a noi se tutti avessero disatteso promesse fatte - scrive rivolta al sindaco - se tutti ci avessero prima ignorato e poi dimenticato. Il futuro di questa donna e quello dei suoi figli è una responsabilità che oramai sento insopportabile e opprimente e non potendo parlare con lei mi vedo costretta a scriverle questa lettera pubblica. La prego di prendere in carico questo unico caso del quale un anno fa fu messo al corrente dalla sottoscritta e di mantenere la promessa fatta al popolo albanese".

In caso contrario, "mi vedrò costretta a portare in Consiglio Comunale una interrogazione dettagliata nel merito che possa ripercorrere le interlocuzioni avute dalla mia connazionale con i suoi uffici" promette Edlira Banushaj. 

Giovani Democratici: "Siamo sconcertati"

"Con sconcerto ci troviamo costretti a denunciare la continua e ripetuta inefficienza amministrativa che il sindaco Biondi dimostra quotidianamente. Questa volta però la stessa inefficienza amministrativa diventa anche inefficienza politica di chi non è in grado neanche di portare avanti promesse fatte e mai mantenute. La domanda è d’obbligo. Quando si fanno delle dichiarazioni, esse rappresentano davvero le sue intenzioni oppure sono frutto di una produzione studiata di frasi di circostanza che tentino di mascherare la sua mala fede?".

A chiederselo sono i Giovani Democratici che commentano, così, la vicenda della donna albanese, mamma di due bambini minori, che attende da un anno la risposta alla richiesta di un alloggio del progetto Case, promessi da Biondi a seguito della tragedia del terremoto che ha colpito l'Albania.

"Ad oggi è pervenuta una sola richiesta che avrebbe consentito al sindaco di adempiere con facilità alla promessa fatta. E invece nulla. L’unica richiesta pervenuta è, da tempo, senza risposta. La donna che ne ha fatto richiesta è in condizioni di difficoltà avendo perso tutti i suoi beni (casa e attività commerciale) a seguito del terremoto. Sono scenari, questi, che purtroppo conosciamo bene e ai quali siamo tristemente abituati. Proprio per questo, credevamo in un impegno del sindaco. Ci chiediamo: a chi vengono assegnati i progetti C.A.S.E? Cosa sta facendo il sindaco alle spalle dell’amministrazione? Il tutto resta senza risposta. C’è molto poco da dire se non essere amareggiati dell’incostanza, dell’inefficienza e di quel pizzico di mala fede che costella le sue dichiarazioni. Ci sarebbe piaciuto rivolgergli un plauso, ma non ce ne dà mai motivo. Crediamo che L’Aquila debba essere una città aperta ed inclusiva eppure questo non è. Speriamo che si possa presto trovare una soluzione a questo e restituire quel poco di serenità che, certamente, quella donna si merita".

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Gennaio 2021 15:34

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