"Il primo stralcio dei lavori sta per essere completato; tuttavia, si sono evidenziate delle difficoltà scaturenti da previsioni contrattuali assolutamente irrealizzabili di cui ci è potuto far carico per il fatto che la città era, di fatto, ancora disabitato. Ora che il centro storico si è ripopolato di residenti e attività commerciali, però, la proiezione sul secondo stralcio è assai più gravosa. Per questo, è indispensabile coinvolgere il Consiglio comunale per avviare una riflessione sulle modalità in cui proseguire l'opera di realizzazione dei sottoservizi".
Parole del presidente della Gran Sasso Acqua, Alessandro Piccinini.
Ciò che newstown aveva anticipato nei giorni scorsi, dunque, ha trovato conferma stamane, nel corso della riunione della Commissione Vigilanza convocata dal presidente Giustino Masciocco per fare il punto sull'andamento della più grande opera pubblica del post terremoto, i sottoservizi appunto, un maxi progetto da 80 milioni di euro, l'unica vera innovazione pensata per la riqualificazione della città.
L'indicazione che arriva dalla stazione appaltante è piuttosto chiara: il secondo stralcio dell'opera, suddiviso in cinque lotti, va rivisto, con una modifica del progetto al ribasso, realizzando cioé polifere al posto dello smart tunnel ispezionabile.
Piccinini, nel suo intervento, ha evidenziato le criticità che, nel loro complesso, "limitano il naturale scorrimento temporale delle lavorazioni rispetto ai cronoprogrammi dei lavori" e ha inteso ribadire che "le previsioni contrattuali sono irrealizzabili: lo sono state per il primo stralcio, con i lavori che erano previsti in 18 mesi e che dopo quasi 7 anni sono in via di conclusione, lo sono per il secondo, con previsioni ancora più allarmanti".
D'altra parte, sebbene i contratti di affidamento dei lavori con le imprese aggiudicatarie dei cinque lotti siano stati sottoscritti tra l'ottobre 2016 e il gennaio 2017, ad oggi è stato avviato soltanto il secondo lotto, giunto ad una fase di realizzazione di circa l'8%; per il resto è tutto fermo.
E qui sta il punto, in effetti: sebbene le criticità sollevate da Piccinini siano indiscutibili, non si capisce che cosa è stato fatto negli ultimi quattro anni e mezzo per provare ad affrontarle e risoverle; Fabrizio Ajraldi è stato nominato presidente della GSA per volere dell'attuale maggioranza di centrodestra nel luglio 2017, col primo stralcio che era stato avviato da un paio d'anni e con i contratti firmati qualche mese prima per i cinque lotti del secondo: è rimasto in carica fino al luglio 2020 e mai, almeno formalmente, innanzi al Consiglio comunale, ha messo in evidenza criticità tali da necessitare una revisione dell'opera.
Ad Ajraldi è subentrato Alessandro Piccinini che soltanto nel mese di agosto del 2021 ha inviato una nota formale al sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, all'assessore alle Opere pubbliche Vito Colonna, al vice sindaco con delega al bilancio Raffaele Daniele, all'assessore alle Infrastrutture e alla mobilità urbana Carla Mannetti mettendo nero su bianco i problemi che la stazione appaltante stava affrontando e l'ipotesi di una modifica dell'intervento.
Possibile che in questi anni nessuno si sia accorto delle problematiche emerse negli ultimi mesi? Possibile che l'amministrazione attiva, committente dell'opera pubblica, non si sia mai interessata dell'andamento delle opere? Come si è arrivati al punto di mettere in discussione un maxi progetto da 80 milioni di euro che, fino a qualche mese fa, era raccontato come riqualifante per una città che potesse dirsi davvero smart?
Se è vero che possono esserci state delle carenze progettuali, e Piccinini ne ha messe giustamente in evidenza alcune, è vero anche, come ha tenuto a sottolineare il consigliere comunale Americo Di Benedetto [qui, l'intervista a newstown] che un'opera del genere dovrebbe essere, necessariamente, interpretata come dinamica, aperta, cioé, a correzioni in corsa e a continui interventi per far sì che si possa compiutamente realizzare. E da questo punto di vista, ci sono state di certo delle mancanze.
Ma andiamo con ordine.
Le criticità messe nero su bianco dalla Gran Sasso Acqua.
La maggiore criticità attiene ai riallacci delle utenze negli aggregati o fabbricati ultimati. Infatti, partendo dal presupposto che non si possono non rilasciare le autorizzazioni negli aggregati dove sono presenti le abitazioni di nuovo agibili, la GSA si trova costretta a dover pagare l'onere degli spostamenti delle utenze, gas e altre, sostenento a proprio carico tutti i maggiori oneri per la realizzazione degli stessi. Inoltre, una volta eseguiti i lavori dei sottoservizi l'azienda è costretta a sostenere ulteriori costi per la richiesta di autorizzazioni al ripristino delle utenze precedentemente spostate. "E' evidente che tale situazione non solo pregiudica il corretto rispetto dei termini contrattuali di appalto - ha spiegato Piccinini - ma comporta oneri a carica di GSA insostenibili e soprattutto imputabili a terzi", ed in particolare all'amministrazione comunale che "dai propri comportamenti - leggiamo nella relazione - sembra voler privilegiare esclusivamente il rientro dei cittadini nelle proprie abitazioni rispetto alle problematiche attinenti il rifacimento delle reti".
Un problema gravoso, in effetti, che non si risolverebbe, però, con l'installazione delle polifere in luogo del tunnel intelligente. Vale lo stesso per un'altra delle criticità sollevate stamane da Piccinini, e cioé la intertizzazione preventiva delle reti in esercizio ed alla realizzazione dei bypass provvisori. "I preventivi - ha chiarito il presidente della stazione appaltante - sono richiesti direttamente da GSA alle singole società di gestione; un primo problema è relativo alle tempistiche necessarie all'acquisizione dei suddetti preventivi, in taluni casi ci sono voluti anche 6 mesi. Altro problema è di natura economica: per ciò che attiene il primo stralcio, gli oneri a carico della GSA sono stati pari a 2milioni e 400mila euro a fronte di circa 400mila euro inserita in sede di progettazione definitiva ed esecutiva. Per il secondo stralcio si prevede una cifra tre volte superiore".
Si sarebbe potuto tentare, però, di ottenere dei finanziamenti ad hoc per le spese dovute ai bypass, considerato che i sottoservizi sono un'opera strategica decisa, nel post terremoto, al tavolo della ricostruzione all'epoca presieduto da Gianni Letta; per esempio, ha incalzato Di Benedetto, si sarebbe potuto attingere alle risorse del fondo complementare del Pnrr destinato ai crateri 2009 e 2016/2017. Ad oggi, però, non risulta alcuna richiesta di finanziamento ulteriore per dare compiutezza all'opera.
Piccinini ha sollevato altre due questioni che difficilmente verrebbero risolte ricorrendo alle polifere; il primo, i rinvenimenti archeologici: sono stati almeno 140 fino ad oggi, con la conseguente necessità di indagini, rilievi e ottenimenti di autorizzazioni da parte della Soprintendenza. Il seconodo, la presenza di edifici pericolanti ai margini delle strade che, tuttavia, è stato un problema che si è dovuto affrontare, anche e soprattutto, col primo stralcio dei lavori.
C'è poi l'aumento dei residenti e delle attività commerciali da gestire nelle cantierizzazioni, che comportano "transiti pedonali e carrabili dei residenti, unitamente a quello dei mezzi preposti alla ricostruzione privata. Da ciò discende la necessità, spesso sollecitata dai residenti medesimi, di frazionare ulteriormente le fasi previste e già autorizzate per l'esecuzione delle opere".
Ciò crea evidenti problemi nelle porzioni di centro storico ancora da affrontare, però - il quarto di San Pietro, Fontesecco e via Roma per ciò che attiene il primo lotto del secondo stralcio, il Quarto San Giovanni / San Marciano, da via XX settembre a via Sassa, passando per il quartiere di Fontesecco per il secondo lotto, l'unico già partito - non certo negli altri lotti, la Villa comunale, via Strinella e viale della Croce rossa dove l'ampia porzione di strada dovrebbe aiutare nella realizzazione delle opere.
Ma c'è un altro problema, che attiene stavolta all'attività del Comune dell'Aquila: sono documentate, è stato ribadito stamane, le difficoltà riscontrate dalla stazione appaltante nell'acquisizione delle autorizzazioni da parte dell'amministrazione comunale necessarie per l'avvio dei lavori.
Un ultimo punto: la progettazione dei sottoservizi è stata sviluppata prevedendo una separazione delle acque bianche dalle acque nere. Tuttavia, una volta realizzati tutti i lotti dell'opera, dai vari punti di raccolta delle acque corrispondenti all'uscita dai singoli lotti, è previsto solo un riconvogliamento delle acque bianche e nere in collettori misti, con conseguente venir meno delle finalità cui è ispirata l'intera opera. Per ciò, risulterebbe necessario progettare un ulteriore stralcio di lavori al fine di permettere il riconvogliamento delle acque bianche e nere nei rispettivi corpi recettori.
Di nuovo, però: con le polifere il problema non sarebbe risolto e, d'altra parte, si sarebbe potuto richiedere un finanziamento dedicato per realizzare l'ulteriore stralcio necessario. Non risultano, però, richieste di finanziamento.
Sta di fatto che, per le ragioni esposte, GSA sottolinea che portare a termine l'opera dei sottoservizi "non appare allo stato più perseguibile, in quanto si scontra inevitabilmente con le criticità sopra descritte che, da un lato, danneggiano le attività di ricostruzione e ripopolamento e, dall'altro, limitano le attività lavorative di cantiere dei sottoservizi, con forti ripercussioni di carattere economico". L'attuale situazione, viene ribadito, "non permette più una compatibilità progettuale dell'opera rispetto al suo concepimento iniziale".
Dunque, la proposta di "valutare l'opportunità di avviare un'attività di condivisione con la GSA finalizzata ad una eventuale riprogettazione delle restanti opere dei sottoservizi ancora da realizzare, eventualmente anche limitando la ricostruzione delle stesse ad una polifera". Così come avevamo anticipato nei giorni scorsi, appunto.
Dovrà essere il Consiglio comunale a decidere; in questo senso, su proposta del capogruppo della Lega Francesco De Santis, la Commissione Vigilanza si riunirà nei prossimi giorni audendo il sindaco, oggi assente (guarda caso), e gli assessori competenti in materia.
Ma quanto costerebbe, eventualmente, stralciare i contratti sottoscritti? A far di conto ha pensato il direttore amministrativo della Gran Sasso Acqua, Raffaele Giannone. "Venir meno agli impegni contrattuali assunti costerebbe alla società circa 2 milione e 400mila euro. Una mazzata fortissima - ha sottolineato Giannone - credo però che riprogrammando gli investimenti potremmo sostenerla". D'altra parte, andare avanti - in questo modo - potrebbe costare persino di più, addirittura 30 milioni di euro considerando le riserve fin qui preannunciate sul secondo lotto del secondo stralcio che, come detto, si trova all'8% di attuazione: fino ad ora, infatti, siamo a 3.9 milioni di euro: "Una somma che GSA non può permettersi di pagare".
Questo il quadro.
Ora, non resta che attendere le valutazioni politiche.