Déjà vu. La conferenza stampa convocata ieri dalla giunta del sindaco Massimo Cialente all'Aquila è apparsa, a tratti, un balzo all'indietro di sei mesi, quando il Sindaco si dimise in seguito agli arresti di Do ut des: stessa urgenza nella convocazione, stesso luogo (il suo ufficio), più o meno stessa ora di allora, stesse accuse del primo cittadino al governo.
La differenza tra i due momenti, però, sta tutta nell'umore e nel vigore di Massimo Cialente. Quando annunciò le proprie dimissioni i toni erano piuttosto spenti, seppur fortemente accusatori. Oggi, invece, il Sindaco aveva uno sguardo profondo, fiero, sicuro della bontà del lavoro che ha (ri)iniziato a fare, in seguito al ritiro delle dimissioni.
Come annunciato, la conferenza stampa è stata convocata in seguito agli arresti di ieri, che hanno travolto due dei più conosciuti costruttori della città, oltre che alcuni imprenditori campani. Stavolta le manette non sono scattate per "semplice" corruzione ma è l'ombra della camorra a far capolino sulla ricostruzione. Vedremo nei prossimi mesi se le indagini confermeranno quanto affermato oggi dagli inquirenti.
Detto ciò, Cialente, a modo suo, ha sollevato una riflessione politica: "La vicenda della ricostruzione si è sempre caratterizzata per un atteggiamento di sufficienza e, a volte, scarsa sopportazione nei confronti degli enti locali, e in particolare del Comune dell'Aquila, quasi fossimo dilettanti allo sbaraglio".
L'atteggiamento del primo cittadino è quasi come di rivalsa. Una sorta di "noi ve l'avevamo detto". Un comportamento simile a quello dimostrato all'indomani degli arresti scattati, qualche giorno fa, nell'ambito dell'inchiesta Betrayal: "Ci prendiamo sempre – sottolinea il primo cittadino – e non perché siamo più intelligenti degli altri. Ma perché stiamo sul pezzo e studiamo tutti i giorni".
Della veggenza dell'amministrazione era probabilmente al corrente anche la Procura dell'Aquila: "Ho avuto anche chiacchiere informali con alcuni esponenti della Procura, per segnalare cose strane che avevamo notato, e parlare dei dubbi che avevo sulla ricostruzione privata", rivela Cialente. Nessun esposto, ovviamente, in riferimento ad alcun fatto specifico.
Ma con chi e con cosa ce l'ha Cialente? Con chi non avrebbe ascoltato le continue richieste, da parte del Comune, di normare con regole chiare la ricostruzione privata. Con i tre governi (Berlusconi – Monti – Letta) che, prima dell'attuale, si sono susseguiti dal 2009.
La mente corre di nuovo veloce al gennaio scorso, quando viene nominato – più d'una volta, a dir la verità – l'ex ministro per la Coesione sociale Carlo Trigilia. Allora, in un freddo sabato pomeriggio invernale, Cialente lo attaccò duramente. Oggi, in una calda e ventosa giornata estiva, lo evoca di nuovo.
Il punto focale della questione è la ricostruzione privata. Balzata agli onori delle cronache in Do ut des, Betrayal e, oggi, in Dirty Job: "Sono anni che stiamo chiedendo regole sulla ricostruzione privata – tuona Cialente – esiste l'eterna anomalia del rapporto privatistico con soldi, però, pubblici. Nessuno ha mai voluto prendere in considerazione questo aspetto, nessuno ha ascoltato le nostre ripetute richieste".
Poi, il nuovo attacco all'ex Ministro: "Quando abbiamo detto che Trigilia si stava comportando da sciacallo nei nostri confronti – ha evidenziato – lo scontro con lui si basava proprio su questo suo assoluto muro di gomma nei confronti della nostra richiesta di regole chiare sulla ricostruzione privata".
Almeno a sentir gli esponenti della giunta comunale, presenti (quasi) tutti, l'attenzione del Comune dell'Aquila si è basata su due punti fondamentali: da una parte la "discutibile trasparenza" nell'accaparramento di molte commesse da parte di (non) molte imprese, anche di fuori regione, e che "probabilmente non avevano la forza di affrontare una ricostruzione di queste proporzioni"; dall'altra, la validità giuridica dei contratti firmati con i proprietari nel biennio 2009-2010.
Quest'ultimo aspetto è estremamente interessante: come è noto, infatti, attraverso pre-contratti sono stati affidati diversi lavori ad alcune imprese che attualmente sono fallite, o si trovano in corcordato (leggasi alla voce Mazzi Costruzioni e Consta). Secondo Cialente, la validità giuridica di tali contratti è tutta da dimostrare, essendo – al tempo della stipula – ancora non definibile, e dunque imprevedibile, il tipo di lavoro e la cifra necessaria alla ricostruzione (o l'abbattimento) dell'edificio in questione. Da qui la "denuncia" che il primo cittadino avrebbe presentato a Trigilia, senza ricevere risposte: "Già nel 2012 dicemmo al Governo che alcune imprese in fallimento si stavano addirittura vendendo i cantieri, anche a un milione di euro l'uno".
La ricostruzione privata è il grande mostro acefalo del post-sisma aquilano. Non ci sono controlli, non c'è una degna regolamentazione di appalti e subappalti, non ci sono controlli sostanziali. Non esiste neanche il reato di corruzione tra privati. Quando era Ministro del governo Monti, Fabrizio Barca provò a imporre la famigerata "apertura delle buste" negli affidamenti: "Ma alla presenza di chi? Un notaio? Un verbale?", ha sottolineato oggi Cialente.
La soluzione (parziale) al problema della giungla della ricostruzione privata, secondo l'amministrazione comunale, è stata più volte proposta ai governi: i badge. Identificativi che chiariscono inequivocabilmente i connotati di chi lavora nei cantieri della ricostruzione, di quali imprese sono dipendenti gli operai, dove dormono, che tipo di contratto hanno: "Un progetto che abbiamo presentato più volte a Roma, senza riscontri positivi", rivendica l'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, che dell'idea è uno dei padri, e che sottolinea il costo esiguo che avrebbe avuto l'operazione: 375mila euro. Certo, con i badge sarebbe stato sicuramente più difficile fare quello di cui sono stati accusati di aver fatto gli arrestati di oggi. Una faccenda che vede prime vittime proprio i casalesi, ma intesi come gli operai di Casal di Principe, privati di parte del salario.
L'ultimo monito di un Cialente spumeggiante è sulla polemica delle ultime settimane con l'Ufficio Speciale di Paolo Aielli: "Noi diciamo basta ai commissariamenti, di fatto e velati. Non ci fidiamo più di nessuno. Vogliamo essere ascoltati dal Governo".
Chissà se le altre istituzioni accoglieranno finalmente le richieste da parte dell'amministrazione comunale. Certo, con la Regione in mano a D'Alfonso (e Lolli) e il governo sostenuto dal Pd (già da un po', a dir la verità) non ci sono più scuse per evadere le richieste del vulcanico Sindaco dell'Aquila.
Nel frattempo, per il prossimo 1 luglio è stato convocato un tavolo istituzionale "sulla ricostruzione" dal prefetto dell'Aquila Francesco Alecci. Voluto dallo stesso Cialente, il tavolo servirà a dare forza alla richiesta di regole sulla ricostruzione privata.