"Parlare oggi di dialogo aperto e alleanza con il Movimento 5 Stelle, per quanto concerne le prossime elezioni regionali, è quantomeno prematuro da parte del segretario regionale del PD, Michele Fina. In Regione Abruzzo siamo concentrati sul lavoro nei territori e sulle istanze da portare in aula nell’interesse dei cittadini abruzzesi. Non abbiamo partecipato a nessun tavolo e non abbiamo in programma di farlo nel prossimo futuro. Inoltre ci chiediamo da chi siano ispirate le affermazioni di Fina, visto che a oggi il Movimento 5 Stelle non ha un segretario legittimato a parlare e trattare sulle questioni regionali".
Una nota firmata dalla capogruppo dei pentastellati Sara Marcozzi, dal vice presidente del Consiglio Domenico Pettinari e dai consiglieri Pietro Smargiassi, Francesco Taglieri e Giorgio Fedele ha segnato la distanza ancora da colmare, in Abruzzo come altrove, per una alleanza strutturata tra Pd e M5s.
"Se le elezioni amministrative hanno portato a un’unione di intenti sui temi in alcuni comuni, non è scontato che queste condizioni si verifichino anche per quanto riguarda le tematiche regionali" ha avvertito il gruppo in Consiglio regionale. "Probabilmente, se il Partito Democratico spinge sull’acceleratore è perché ritiene utile l’appoggio del Movimento, ma fin quando non ci saranno sul tavolo temi e intenti utili, non al partito ma ai cittadini, nulla può essere dato per scontato. Abbiamo sempre lavorato a testa bassa per il bene comune e non certo per garantire l’elezione di qualcuno e così continueremo a fare".
Un messaggio piuttosto chiaro.
D'altra parte, in aula Marcozzi e Pettinari non hanno mancato di attaccare frontalmente i dem, come non accadeva dai tempi dell'amministrazione D'Alfonso.
Introducendo l'interrogazione sul Ciapi, l'ente di formazione regionale in via di smantellamento, Pettinari ha invocato una soluzione per i sei dipendenti sottolineando che "il centrodestra non deve essere uguale al centrosinistra, deve dare una soluzione. Queste persone sono state sempre trattate male, sballottate da una parte all’altra per cinque anni di amministrazione regionale del Partito democratico, che non ha mai fatto nulla per loro". Poi, la stoccata all'attuale capogruppo dem Silvio Paolucci, già assessore con deleghe a Bilancio e Salute nella passata legislatura, sul riordino della rete ospedaliera: "come non ricordare i tagli alla sanità che ha effettuato la precedente amministrazione? E noi infatti lo ricorderemo. Il Pd non può venire qui, oggi, a chiedere di salvare i piccoli ospedali quando quelli di Penne e di Popoli, come pure tante altre strutture, sono state declassate e depotenziate proprio dal Pd e dal centrosinistra".
Altre bordate ai dem sono arrivate da Sara Marcozzi che così ha replicato alla risposta dell’assessora alla Salute Nicoletta Verì ad una interpellanza sul destino del distretto sanitario di Bucchianico, in provincia di Chieti: "Se quello che lei ha detto sarà confermato, non posso francamente che ringraziarla. Erano anni che il distretto sanitario di Bucchianico veniva snobbato con grande colpa anche dell’amministrazione regionale precedente del Partito democratico, che molto poco si è interessato ai territori. Siamo sollevati, a questo punto, per l’avere al governo della regione delle persone, e un partito [la Lega, ndr], il suo, assessore Verì, che si preoccupa dei bisogni dei cittadini, segnando così una grande differenza con il passato e con l’amministrazione regionale precedente".
Ma come si spiega una presa di posizione così forte, e francamente inattesa?
Certo, il motivo va ricercato nella nomina di Fabio Stella ad assessore della giunta di centrosinistra a Chieti; Stella, già capo di gabinetto di Gianluca Vacca e fratello della consigliera regionale Barbara, ha preso il posto di Giancarlo Cascini, altro esponente pentastellato: una scelta, quella del sindaco Diego Ferrara, considerato vicinissimo a Paolucci, che non è stata condivisa col gruppo regionale, e con Sara Marcozzi in particolare.
Di qui, la reazione rabbiosa in Consiglio. "Non siamo stati coinvolti in alcun modo nella scelta, non la condividiamo e non l’avremmo avallata", è stato messo nero su bianco in una nota i consiglieri. "Prendiamo le distanze, quindi, da questo modo di gestire gli incarichi pubblici e ribadiamo che avremmo auspicato per ricoprire il delicato ruolo, tra l’altro in piena gestione della pandemia, una figura con uguali qualifiche o che esprimesse, almeno, la volontà dei cittadini di Chieti che si sono recati alle urne solo un anno e mezzo fa".
Paolucci, da parte sua, ha inteso smentire di aver in alcun modo favorito la nomina di Stella; anzi, "ho chiesto al sindaco di valutare, di prendersi qualche ora di riflessione, cosa che ha condiviso e in effetti ha fatto da lunedì ad oggi [ieri ndr], sollecitando tra i consiglieri regionali dei 5 Stelle e i parlamentari abruzzesi del movimento un tavolo regionale con il Pd. Cosa che per motivi tutti interni al Movimento non è avvenuta. Il perché non va ricercato nelle intenzioni ed azioni del sottoscritto".
E qui sta l'altro nodo: chi dovrebbe sedere al tavolo regionale per rappresentare i pentastellati? Il problema non è solo abruzzese, evidentemente; è accaduto a Roma, e così a Torino e in altre decine di Comuni al voto per i ballotaggi: la discesa in campo di Giuseppe Conte, l'incarico affidatogli di ricostruire il partito, è soltanto all'inizio e alle piazze gremite del leader politico fanno da controaltare i territori, laddove manca ancora una riorganizzazione, con ruoli chiari e riconosciuti, e ci sono eletti che, come nel caso dell'Abruzzo, hanno fatto la guerra ai dem per anni e si ritrovano, ora, a dover 'digerire' la nuova rotta indicata da Conte che va verso un'alleanza strutturale con i dem.
Ci sono poi le legittime aspirazioni personali a pesare, e non poco: è evidente che i pentastellati abruzzesi non intendano giocare un ruolo da comprimari alle elezioni regionali; "abbiamo sempre lavorato a testa bassa per il bene comune e non certo per garantire l’elezione di qualcuno e così continueremo a fare", il passaggio chiave del comunicato diramato ieri. Se alleanza sarà, dovrà essere alla pari e non è affatto detto - questo il senso del ragionamento - che dovrà essere il Pd a indicare il candidato presidente.
Fino a quando il Movimento non verrà riorganizzato, però, andrà inevitabilmente incontro a fortissime oscillazioni, anche in Abruzzo.