"La Commissione Oltre il Musp e il Comitato Scuole sicure si occupano e si preoccupano, da anni, di sostenere percorsi di cittadinanza attiva a favore della ricostruzione delle scuole in sicurezza, attraverso percorsi partecipati di progettazione, individuando indici di vulnerabilità sismica, sollecitando le Istituzioni comunale, provinciale e pure nazionale a dar seguito all'utilizzo dei tanti soldi giunti all'Aquila per la ricostruzione delle scuole".
Così Silvia Frezza della Commissione Oltre il Musp ha aperto l'incontro che si è tenuto ieri, alla Villa comunale dell'Aquila, convocato dai comitati per discutere della mancata ricostruzione delle scuole, il buco nero della città dell'Aquila, e per chiedere un impegno concreto ai candidati alla carica di sindaco; all'invito a partecipare hanno risposto Americo Di Benedetto, Stefania Pezzopane e Simona Volpe: assente il sindaco Pierluigi Biondi, la cui sedia è rimasta vuota.
"Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l'allora ministro Lorenzo Fioramonti - ha ricordato Frezza - vennero all'Aquila nel 2019, nella triste ricorrenza del decennale del sisma, per ascoltarci e rendersi conto di persona di come fosse stata completamente disattesa la ricostruzione scolastica. Non riuscivano a capacitarsi di come fosse possibile, dopo 10 anni, non avere ancora una scuola pubblica ricostruita. Oggi L'Aquila ne ha due di scuole ricostruite, il cui iter si deve alla precedente amministrazione: la Mariele Ventre a Pettino, sottodimensionata, nel senso che non è ruscita ad accogliere tutta la popolazione scolastica che nel frattempo è aumentata, e la scuola di Arischia, sovradimensionata, nel senso che è mezza vuota perché, nel frattempo, è diminuita la popolazione scolastica. Entrambi i casi testimoniano una evidente mancanza di prospettiva sociale, di studio demografico ma, soprattutto, di idea di città", l'affondo.
"Noi siamo ancora qui - ha aggiunto Massimo Prosperococco del Comitato Scuiole sicure - ancora qui dopo 13 anni; è questo che fa davvero arrabbiare. Sono stato persino accusato dal sindaco, sui giornali, di cercare un quarto d’ora di notorietà: caro sindaco, sono 13 anni che proviamo a portare i problemi della scuola all’attenzione della città" le parole di Prosperococco. Ed oggi, "siamo esattamente nella stessa situazione di 5 anni fa: allora, si promise che le scuiole sarebbero state ricostruite entro cinque anni; abbiamo voluto crederci, oltre le appartenenze di parte. Non è andata così; anzi, non è stato ancora definito un piano dell'edilizia scolastica con la localizzazione degli edifici da ricostruire. Siamo davvero stanchi, e chiediamo un impegno vero".
Prima dei candidati alla carica di sindaco hanno preso parole anche Pietro, studente della scuola elementare Rodari di Sassa, ed Elettra Pace, coordinatrice dell'Uds dell'Aquila: "Dopo 13 anni dal sisma ancora tanta è la strada da fare per tornare a vivere a pieno questa città, senza riempirsi la bocca di tante buone e speranzose parole sui giovani, ma praticando effettivamente l’alternativa, mettendo al centro i saperi, la cultura, le nostra generazione. Parlare di edilizia scolastica può sembrare solo una questione tecnica, ma invece è profondamente politica, e attraverso essa, cara classe dirigente, mettete in campo una nuova idea non solo di futuro, ma anche di città", le parole di Elettra Pace. "Parlare di sicurezza in termini di telecamere e polizia davanti alle scuole e non in termini di spazi, laboratori, diritto alla salute e alla vita è una questione profondamente politica. I luoghi del sapere giocano un ruolo fondamentale all’interno di un territorio, sia in termini di ricostruzione del tessuto sociale, sia in termini di opportunità. Ma queste sono questioni di cui dibattiamo da anni, anche da prima del caso Cotugno, eppure le istituzioni, su tutti i livelli, continuano a prendere scelte politiche ben precise sul tema della scuola, che non ci lasceranno mai indifferenti, perché si tratta del nostro futuro, ma soprattutto del nostro presente".
La scuola pubblica in questa città è ancora l’ultima ruota del carro per quanto riguarda la ricostruzione - la stoccata della coordinatrice dell'Uds - "mentre le scuole private ricostruite superano in gran numero quello pubbliche, e mai si è dato spazio ai bisogni delle studentesse e degli studenti; questo rimane un dato di fatto su cui nessuna narrazione, costruita ad hoc per fare campagna elettorale, ci convincerà mai del contrario. Lo sappiamo noi, i nostri compagni di classe, le nostre professoresse e professori, i nostri genitori, la cittadinanza. Ad oggi non esiste un piano complessivo sulla ricostruzione delle scuole, e tanti e tante continuano a fare attività formativa nei Musp, che pongono dei limiti fortissimi alla didattica. Il problema della qualità della didattica non viene mai affrontato ma è centrale. Non ci bastano scatole vuote che non ci crollino sopra, vogliamo spazi adeguati per fare laboratori, attività alternativa per imparare non solo stando seduti su un banchetto a testa china".
Ma la questione centrale, su cui le ragazze e i ragazzi pretendono un cambio di rotta è "la democraticità degli spazi di confronto. Non deleghiamo il nostro futuro, vogliamo poter dire la nostra e avere la possibilità di incidere sulle decisioni che vengono prese. Il piano di ricostruzione e riqualificazione delle scuole deve avvenire consultando le componenti studentesche, i lavoratori e le lavoratrici della conoscenza, le presidi e i presidi. E se vogliamo fare un salto di qualità nella discussione sugli spazi e i giovani parliamo anche della forte mancanza di occasioni di socialità alternativa alle logiche di consumo nella nostra città, parliamo di arte, cultura, spazi autogestiti e aperti, biblioteche, musei, aule studio. Negli ultimi anni la discussione di queste grandi mancanze è stata sotterrata dalla narrazione securitaria e repressiva che ha invaso tutto il Paese. Non servono telecamere e non serve militarizzare la città per risolvere il problema della microcriminalità (sempre se esiste). Serve mettere in discussione il modello di città che stiamo ricostruendo e porre al centro la cultura e l’arte".
Che cosa hanno risposto i candidati sindaco presenti? Se Simona Volpe ha messo in evidenza la necessità di studiare i dati sui flussi della popolazione per ridisegnare l'edilizia scolastica, soffermandosi sulla necessità di ripensarla anche tenendo conto della mobilità pubblica, Americo Di Benedetto ha sottolineato come, di fatto, ci si trovi all'anno zero: "Ad oggi, non sappiamo qual è il piano di riorganizzazione delle strutture scolastiche della città; va fatta una operazione verità. Io che ho fatto il consigliere comunale per cinque anni non ho ancora contezza di quando le scuole, che sono oltre 50, verranno ricostruite. Abbiamo un impegno morale nei confronti della città, abbiamo sentito i giovani, e non riusciamo però a declinare una proposta seria, circostanziata. Non sappiamo se i sedimi su cui si dovrebbero ricostruire le scuole sono entrate nella disponibilità del Comune, non sappiamo a che punto siano le fasi di progettazione; sappiamo soltanto che i Musp, edifici provvisori, a distanza di cinque anni diventano precari al pari di altri edifici vulnerabili", le parole di Di Benedetto.
"Non abbiamo se ci sono strutture alternative dove ricollocare i ragazzi nelle more della ricostruzione delle strutture scolastiche; non abbiamo colto le opportunità che ci sono state offerte dal sisma 2016/2017 e rischiamo di non trovare neanche le imprese disponibili a ricostruire le scuole. L'emblema di questa confusione è stata la vicenda del Cotugno. Bisogna fare chiarezza e ripartire insieme, affinché i prossimi cinque anni possano vedere la ricostruzione delle scuole. Speriamo di potercela fare, qualche dubbio ce l'ho".
Sulla ricostruzione dell’edilizia scolastica, cavallo di battaglia della campagna elettorale di cinque anni fa, "Biondi ha fallito" l'intervento di Stefania Pezzopane. "Sebbene il sindaco abbia avuto a disposizione risorse e deroghe straordinarie, su cui mi sono battuta con forza con gli alleati di centrosinistra in Parlamento, potendo assumere poteri commissariali mai concessi prima, è un dato di fatto che siano state inaugurate soltanto due nuove scuole, le cui procedure erano state avviate dalla passata amministrazione, e che soltanto gli edifici sotto soglia abbiano iniziato l’iter di ricostruzione. Ad oggi, manca persino un piano compiuto sul futuro assetto del patrimonio edilizio scolastico. Si è persa la possibilità di dar vita ad un campus alla ex caserma Rossi e non si sono previste scuole in centro storico".
Ora è tempo di cambiare davvero rotta. "Tra le prime azioni da mettere in campo c'è la coonvocazione degli Stati generali della scuola, con la partecipazione di studenti, insegnanti, famiglie e comitati. Va adottato, immediatamente, un piano strategico dell’edilizia scolastica che preveda, tra l’altro, un polo scolastico in centro storico, verticale dall’asilo nido e fino alle superiori. Bisognerà prestare la massima attenzione alla sicurezza antisismica degli edifici e alla viabilità di servizio, affinché non accadano mai più tragedie come quella di Pile. Per farlo, ci vuole un assessorato dedicato che si occupi, a tempo pieno, di edilizia scolastica rafforzando col personale necessario gli uffici comunali dedicati: una vera e propria task force".
Tra il pubblico era presente il consigliere provinciale delegato all'edilizia scolastica Vincenzo Calvisi che non si è sottratto al confronto: "Le prime programmazioni delle risorse sono datate 2015; le prime Cipe datano 2016/2017. Questo il quadro" ha tenuto a sottolineare Calvisi che ha poi messo in evidenza come la legge Delrio di riforma delle Province abbia, di fatto, azzoppato gli Enti, lasciandogli in carico scuole e strade. "Soltanto nel 2017/2018 si è incominciato ad avere spazi di manovra nei bilanci, e nel 2018 - non 13 anni fa - sono iniziate ad arrivare le risorse, in una situazione in cui abbiamo un responsabile tecnico all'Aquila, uno a Sulmona e uno ad Avezzano".
Nonostante ciò, ha rivendicato Calvisi, la Provincia ha cercato di fare ciò che poteva: "Il Cotugno è stata la prima emergenza che ci si è rappresentanta; quando mi sono insediato, la metà delle classi era a Pettino e l'altra metà da allocare. Con sforzo notevole, circa 30 classi sono state sistemate a Colle Sapone; nel 2018, però, una sentenza del Tar dell'Aquila ha imposto la chiusura di tutto l'edificio di via da Vinci: ci siamo dovuti inventare la soluzione dei Musp, altre non ce n'erano. Parliamo di un plesso di 15mila metri quadrati, il più grande d'Abruzzo; ricostruita oggi cuberebbe circa 20 milioni. Ciò per dire che i 6 milioni investiti per la riqualifazione dell'istituto di via da Vinci non sarebbero bastati per costruire una nuova scuola".
Con quelle risorse, "la scelta politica è stata di adeguare sismicamente tutti i corpi dell'edificio, e non soltanto quelli che erano stati inizialmente interdetti; e non accetto che si dica che la scuola è stata rattoppata: è stata adeguata sismicamente. Si è recuperato un plesso importante, come è giusto che fosse. A quel punto, prendendo atto del fatto che gli studenti sono notevolmente in calo, abbiamo deciso di non ricostruire una nuova scuola per il Cotugno e di rimodulare le risorse sul D'Aosta, la seconda scuola per numero di iscritti, forse la più vetusta tra le superiori".
Inoltre, "due appalti di abbattimento e ricostruzione sono in corso sull'Ipsiasar e sull'ex Itas, accanto alla Carducci per capirci, scuola da 400 posti in centro storico dove si potrebbero allocare i geometri o una scuola media, eventualmente. Insomma, il piano della Provincia c'è: noi siamo pragmatici, non sogno i fanta-campus con i fanta-concorsi di idee. L'amministratore deve amministrare. Personalmente ascolto tutti, ma se non decido, se faccio mille tavoli, faccio fare un tema a tutti gli studenti ma non avvio l'appalto, produco un danno, anche se lo studente è convinto che stia concorrendo al procedimento; non lo voglio illudere: con tutto il rispetto, un giovane di 18 anni non si può occupare di edilizia scolastica. Ci vuole capire. A ciascuno l'arte sua: gli ingegneri facciano gli ingegneri, gli amministratori facciano gli amministratori, i genitori facciano i genitori".