Giovedì, 23 Maggio 2013 09:29

Bocciati gli emendamenti salva-L'Aquila: ora serve un miracolo

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Una vera e propria mazzata sulle speranze di ricostruzione dell’Aquila. Nel tardo pomeriggio di ieri, la commissione Bilancio del Senato ha bocciato gli emendamenti salva-L'Aquila. “Formalmente - aveva spiegato Stefania Pezzopane prima della commissione Bilancio - sono stati ammesse tutte le proposte di modificai. La buona volontà del governo c’è, insomma, altrimenti li avrebbero già stoppati”. E, invece, le speranze degli aquilani si sono infrante contro il parere della commissione.

Le proposte di modifica del decreto emergenze, degli articoli 7 e 8 in particolare per la velocizzazione della ricostruzione dell’Aquila, l’ultimo del governo guidato da Mario Monti, erano 43: venti del Partito Democratico, a firma della senatrice aquilana, quindici di Sel, due della Pelino e uno della Chiavaroli del Pdl. Poi, c’erano i provvedimenti presentati da Enza Blundo, cittadina del Movimento 5 Stelle, che avevano scatenato la rabbia del primo cittadino, Massimo Cialente: “Non avrei voluto mai fare polemiche istituzionali con una persona che è comunque stata eletta Senatrice ma non posso non sottolineare con grande preoccupazione che mentre la Senatrice Pezzopane ed altri Senatori di tutti i gruppi, compresa la Lega, si sono fatti carico di difendere le ragioni della Città, la Blundo va contro gli interessi dell' Aquila, ma soprattutto dei suoi concittadini. La inviterei, pertanto, a non occuparsi più dell'Aquila”, aveva detto il Sindaco.

La commissione bilancio, però, in fase di valutazione ha espresso parere negativo. Ora ci vorrà davvero un miracolo per riuscire a portare a casa il miliardo e 400 milioni necessari per superare l’impasse.

Il decreto è stato calendarizzato il 28 maggio, alle 16:30. Ci sarà da capire cos’altro bisognerà inventarsi nelle prossime ore: la situazione era parsa difficile già in mattinata, quando in molti avevano ricordato che alle emergenze a cui il decreto Monti provava a dare delle risposte si era aggiunta la sciagura del porto di Genova.

La trattativa ora sarà tutta in seno al Governo: bisognerà spiegare ai ministri del Governo Letta che non avere il miliardo vuol dire non poter aprire i cantieri dell’asse centrale prima dell’estate. Significa, in altre parole, perdere un altro anno. La città non può davvero permetterselo.

Ultima modifica il Venerdì, 24 Maggio 2013 10:20

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