Alle 18:30 del 28 maggio 2013, a più di quattro anni dal terremoto, il Consiglio regionale è finalmente intervenuto per tentare di offrire una qualche soluzione all’impasse della ricostruzione. Con la sola astensione del consigliere Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista, l’assise ha approvato una risoluzione che ha per oggetto la “definizione della legislazione e del ruolo della Regione Abruzzo nella ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009”.
Una risoluzione che nasce dai lavori dei consiglieri di centro sinistra e centro destra. In sostanza, il documento tiene insieme i propositi dei due gruppi. A celebrare le grandi intese che, evidentemente, sono sempre più di moda. In sostanza, visto che la Regione è stata finora estromessa e assente perché sono state attuate solo le funzioni Commissariali e, per approccio speculare, le Amministrazioni locali hanno cercato con esse un rapporto diretto scavalcando il consiglio e visto che i processi di governance della ricostruzione sono stati di conseguenza burocratizzati anche per l’assenza di una correlazione istituzionale e normativa tra il livello statale, regionale e locale, con la risoluzione si è inteso impegnare il presidente Gianni Chiodi e la sua Giunta ad avviare, come richiesto dai consiglieri di centro sinistra, l’iter di approvazione di una legge regionale.
Inoltre, come richiesto invece dai consiglieri di centro destra, si vorrebbe la redazione di un Piano di sviluppo del territorio, d’intesa con gli Enti locali interessati, che tenga conto della vocazione culturale dell’Aquila in considerazione della candidatura della città a capitale europea della cultura 2019. Nessun cenno al ruolo dell’Aquila capoluogo della macro-regione Abruzzo-Marche-Molise, cuore della relazione presentata da Di Pangrazio e D’Amico e firmata dai consiglieri d’opposizione.
E ancora, il punto più controverso che ha portato alla decisione di Maurizio Acerbo di astenersi al momento del voto: si impegna la Giunta ad approvare un provvedimento normativo inerente le possibili semplificazioni delle procedure urbanistiche e di pianificazione territoriale che emergeranno dal confronto con Provincia e Comuni. Cosa si intende per semplificazione, si è chiesto il consigliere di Rifondazione? Cosa implicherà?
Gli aspetti più importanti della risoluzione sono altri, però: ai punti 1 e 2 del documento, impegna il Governo a definire un quadro finanziario per le attività complete della ricostruzione, con dotazione delle risorse necessarie, di immediata disponibilità, secondo le procedure di attivazione di un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti. E qui sta l’importanza del Consiglio regionale straordinario: i consiglieri hanno accolto la proposta presentata in mattinata da Giorgio De Matteis e Giovanni D’Amico. In sostanza, si tratta di attivare un prestito all’interno del mutuo da sei miliardi di euro acceso presso la Cassa depositi e prestiti per la ricostruzione dei paesi dell’Emilia Romagna colpiti dal terremoto lo scorso anno. Il mutuo, istituito con il decreto 95 del 2012, prevede rate da 450 milioni di euro l’anno per 25 anni. Poiché, dicono i consiglieri, è ovvio che queste somme non saranno impiegate subito ma saranno spese in un lungo arco temporale, la richiesta è di utilizzare una quota parte di tali risorse per far fronte alla ricostruzione dell’Aquila.
In questo modo, non ci sarebbero aumenti di spesa per lo Stato e L’Aquila avrebbe in tempi brevi i soldi necessari per far partire i cantieri nel 2013. La reintegrazione dei fondi anticipati dall’Emilia sarebbe poi fatta in un secondo momento, non appena lo Stato sbloccherà i finanziamenti già da tempo destinati all’Abruzzo. "Chiediamo a tutte le forze politiche – aveva sottolineato D'Amico, nella conferenza stampa di stamane - di sostenere questa proposta, che può essere concretizzata con un semplice emendamento modificativo del decreto 95 e che rappresenta un esempio di solidarietà tra regioni colpite da eventi cosi' drammatici. Del resto quello dell'Aquila è un caso anomalo, perché è l'unico esempio di ricostruzione in cui le risorse vengono erogate dopo i piani di intervento. Altrove, invece, come è accaduto in Emilia, lo Stato stipula subito un mutuo, e successivamente provvede a definire le regole della ricostruzione. La soluzione prospettata da De Matteis e da me, ci consente di guadagnare tempo e uscire dall'emergenza, nell'attesa che il prossimo anno lo Stato proceda a programmare un piano complessivo di investimenti per finanziare la ricostruzione in Abruzzo".
Ed in effetti, nella risoluzione si impegna la Giunta e il presidente Chiodi ad attivarsi attraverso le rappresentanze parlamentari ed il Governo. Una posizione che ha unito le anime del Consiglio regionale, nelle ore in cui si combatte la battaglia degli emendamenti salva-L’Aquila in Senato, con il favore di Gianni Chiodi, Giovanni Lolli e del consiglio comunale del capoluogo che si è rallegrato dell’intesa con le parole del presidente Carlo Benedetti.
Cosa ci guadagnerebbe l’Emilia Romagna? In molti potrebbero chiederselo, la risposta è semplice: l’appoggio dei parlamentari abruzzesi per inserire, nello stesso emendamento, il cambio del finanziamento per la ricostruzione dal contributo diretto all’indennizzo. Una battaglia cara ai cittadini emiliani e, in particolare, al governatore Vasco Errani.
Staremo a vedere, la strada è tortuosa e difficile da percorrere ma gli spiragli per una buona riuscita ci sarebbero tutti. Ottenuto il miliardo che serve per rispettare il cronoprogramma, si potrebbe lavorare con più tranquillità alla definizione di una modalità capace di assicurare a L’Aquila e ai comuni del cratere fondi certi per i prossimi anni.
Resta la sensazione che la Regione si sia mossa tardi e in maniera intempestiva. Molti tra i consiglieri hanno sottolineato lo scarso ruolo giocato dalla Giunta e, d’altra parte, lo si legge tra le righe della risoluzione approvata. Difficile spiegare i motivi che spingono solo ora l’assise a impegnarsi per avviare l’iter di approvazione di una legge a lungo invocata, a qualche mese dalla scadenza del mandato di Gianni Chiodi. Che senso ha?
Inoltre, è giusto ricordare che fino ad oggi la Regione è venuta meno alla sua funzione, basti pensare alla gestione del patrimonio abitativo pubblico o alla mancanza di un testo unificato di tutti i provvedimenti emanati fino ad ora. “Vista la legge elettorale da voi approvata”, ha sottolineato maliziosamente Maurizio Acerbo, l’unico che ha provato a rompere l’idillio da larga intesa che si respirava nell’Emiciclo, “saranno i vostri partiti a scegliere chi sarà in lista per le regionali. E pare proprio che, a qualche mese dall’appuntamento elettorale, accreditarsi ai tavoli romani è più importante che occuparsi concretamente del territorio”.
Malizioso certo, ma forse neanche troppo lontano dalla realtà. Poco importa. E poco importa se la risoluzione, in realtà, è un pastrocchio che tiene insieme in maniera disordinata le istanze del centro sinistra e quelle del centro destra. L’importante è che ci sia un'unità d’intenti nei giorni in cui il Governo dovrà prendere delle decisioni importantissime per il futuro della città. E che ci sia una strada, una possibilità, anche se tutta da concordare in Parlamento e con i rappresentanti emiliani, in particolare.
In altre parole, troviamo subito il miliardo che serve per il 2013. Per il resto, si vedrà. Si naviga a vista, purtroppo.