"Credo che nel nuovo piano regolatore dovrà essere valutata l'opportunità di rimuovere alcune aree occupate dal Progetto Case e dai Map".
A dirlo è stato il sindaco Massimo Cialente durante il dibattito sul Piano Regolatore Generale del 1975 svoltosi ieri nell'aula consiliare del Comune in occasione della presentazione del libro Città, piani, persone, esperienze, diario di viaggio nelle fatiche, nei paradossi e nelle speranze dell’Urbanistica Italiana, di Giovanni Crocioni, ingegnere e docente di urbanistica, tra i tecnici che, a metà anni Settanta, parteciparono alla redazione del Prg del capoluogo abruzzese.
Il nuovo piano regolatore, ha detto Cialente, "dovrà essere approvato entro la fine del 2016 o, al massimo, nei primi mesi del 2017. Comunque prima della fine della legislatura. O si fa adesso" ha aggiunto il primo cittadino "o non si farà mai più. Nel 2017 saranno passati otto anni dal terremoto".
Riuscire a far votare dal consiglio comunale il nuovo Prg sarebbe, per Cialente, un modo per chiudere in bellezza il suo secondo mandato.
Da 40 anni L'Aquila attende di dotarsi di un nuovo strumento di programmazione urbanistica. Il piano attualmente in vigore è, infatti, ancora quello del 1975: l'ultimo ma anche l'unico ad essere mai stato adottato.
"Un piano" ha scritto il consigliere comunale di opposizione e urbanista Pierluigi Properzi "attuato male per gran parte delle aree residenziali, prive di servizi e della viabilità di quartiere, e attuato solo in parte per le aree produttive e per i segmenti dell'armatura urbana e territoriale".
Ed è proprio dal mancato rispetto di molti vincoli ed elementi costitutivi del vecchio piano che il nuovo Prg dovrà ripartire, tenendo conto, naturalmente, di tutti i cambiamenti intercorsi in questi anni, a cominciare da quelli causati dal terremoto e dalle successive scelte emergenziali.
Questi e altri temi sono stati sviluppati nel documento preliminare che, nei prossimi giorni, sarà portato all'attenzione del sindaco, della giunta e del consiglio comunale.
Si tratta di un dossier piuttosto corposo, redatto a più mani, al quale hanno lavorato principalmente i tecnici degli uffici dell'amministrazione coadiuvati da altri attori e soggetti istituzionali: università (quella dell'Aquila e La Sapienza di Roma), società di progettazione, istituti di ricerca (Cresa), professori e consulenti (come Paolo Urbani, vecchia conoscenza del Comune).
E' un documento propedeutico, ricco di dati, cifre, tavole e tabelle, che, spiega l'architetto Daniele Iacovone, consulente al quale il Comune dell’Aquila ha affidato il compito di coordinare la redazione del nuovo piano, “fotografa lo stato dell'arte su tutta una serie di questioni. I principali temi individuati sono stati i residui del vecchio Prg, le realizzazioni successive al sisma, il loro collegamento con la città, i rapporti tra le aree che hanno già una destinazione urbanistica - come le Case - con quelle su cui sono stati costruiti altri manufatti, come i Musp e i Map; aree, queste ultime, che sono state espropriate ma non finalizzate da un punto di vista urbanistico. La destinazione di questi edifici dovrà essere decisa insieme alla strategia di piano. Quello che abbiamo fatto è stato produrre un catalogo di elementi che ora dovranno passare al vaglio degli organi esecutivi e rappresentativi della città - che naturalmente potranno, anzi dovranno, fornire input e integrazioni - per poi essere sintetizzati nell'operazione di stesura del piano”.
Insomma, non un prontuario con le soluzioni a tutti i problemi ma una sorta di cassetta degli attrezzi con cui mettere a fuoco le linee guida principali. Tra le quali, ha ribadito Cialente, ci sarà un contenimento al consumo indiscriminato di suolo. Che non vorrà dire solo stop a nuove costruzioni ma anche abbattimento di alcuni insediamenti Case e Map, a cominciare, ha lasciato intendere il primo cittadino, da quelli che hanno iniziato a mostrare i primi, gravi segni di cedimento strutturale.
Su questo punto, peraltro, il Comune potrebbe appoggiarsi anche a una legge regionale che ha tentato di porre dei limiti all'occupazione di territorio. L'Abruzzo è una delle poche regioni ad aver votato una norma simile, anche se recentemente il provvedimento è stato impugnato dall'Avvocatura generale dello Stato per un'“esorbitanza dai limiti della potestà legislativa regionale in regime di prorogatio attesa l'assenza del carattere di indifferibilità ed urgenza della legge impugnata”.
Tutto, comunque, è ancora contornato da vaghezza. Non si capisce, ad esempio, come possa un principio come quello che impone dei limiti al consumo di suolo non confliggere con le migliaia di casette di legno costruite un po' ovunque all'indomani del 6 aprile (grazie alle ormai famose ordinanze 58 e 59 emanate dal Comune), per le quali manca persino un censimento attendibile.
“La prima cosa da fare” afferma Iacovone “sarà una ricognizione puntuale della situazione. Il nuovo piano naturalmente non potrà fare condoni perché questi ultimi sono di esclusiva competenza statale. Però sicuramente si potrà fare una ricognizione sulla base degli atti che l'amministrazione ha approvato e valutare, in base a quelli, gli impatti e le conformità”.
Tradotto significa che non ci sarà nessun intervento drastico, nessuna politica improntata alla tolleranza zero, se non, forse, per quei manufatti costruiti in zone a rischio idrogeologico o in aree con vincoli paesaggistici. Per molti altri casi, ad esempio per le casette costruite nelle aree a vincolo decaduto, una soluzione che somiglia molto a una sanatoria potrà essere trovata.
La nuova pianificazione, ha aggiunto Cialente, dovrà porsi anche il problema del “rammendo”, recentemente teorizzato da Renzo Piano, ossia della riqualificazione di quei quartieri (il sindaco ha fatto l'esempio di Pettino e Cansatessa) che, sviluppandosi in modo disordinato, negli anni hanno avvolto il centro in una periferia slabbrata, senza servizi e con una dispersione abitativa molto accentuata.
“ll Prg non lo fa un sindaco” ha chiosato Cialente “lo fanno i cittadini. Mi auguro che su questo atto così importante per il futuro della città ci sia un grande processo di partecipazione. Da questo punto di vista, confido anche nella rinascita dei consigli di circoscrizione e nel fatto che attraverso la riproposizione di questi organi rappresentativi molti giovani potranno riavvicinarsi alla politica. Tutta la città sarà chiamata a decidere quale assetto darsi in futuro”.