Ci risiamo. All’indomani della visita in città del ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, inviato del governo per la ricostruzione, il sindaco Cialente sveste i panni dell’amministratore e indossa quelli del pasionario: "gli aquilani sono pronti a tornare ai moti del febbraio del 1971 quando per difendere L'Aquila capoluogo riuscirono a cacciare dalla città celere e carabinieri in tenuta antisommossa. Questo lo vogliamo ricordare".
"Ritengo che il governo stia sottovalutando la situazione dell'ordine pubblico che potrebbe precipitare da un momento all'altro - continua Cialente - è l'ultima volta che lo segnalo. Mi aspetto in tempi brevi dopo la minaccia della mia rimozione e dello scioglimento del Consiglio comunale, l'arrivo della celere che, come successo nel 1971, non ci fa paura".
La celere non è arrivata: anzi, nei momenti in cui il Sindaco lanciava la sua ultima minaccia, le commissioni 8a e 13a hanno approvato il testo del decreto legge sulle emergenze, che approderà nell'Aula del Senato nel pomeriggio, intorno alle 16.
“Fino a stanotte sembrava tutto nero”, ha dichiarato a NewsTown la senatrice Stefania Pezzopane. "Abbiamo fatto un passo avanti, non è quello che avevamo chiesto ma essendo partiti da zero non si poteva fare di più".
E la clamorosa minaccia del Sindaco? "Forse è andato un pochino oltre le notizie che gli inviavo da Roma, minuto dopo minuto, con degli sms. La cosa importante è il via libera al finanziamento da 1,2 miliardi di euro per la ricostruzione, ottenuti grazie all’aumento delle imposte di bollo. Non siamo riusciti a convincere la Ragioneria dello stato a rendere i fondi subito disponibili, resta l’impossibilità di gravare sul processo di indebitamento”.
Insomma, considerati i pareri negativi emersi nelle scorse ore meglio accontentarsi: 98.6 milioni saranno disponibili per il 2013, 197.2 dal 2014 al 2019.
“Inoltre - aggiunge la Pezzopane – abbiamo ottenuto la deroga al patto di stabilità per i comuni colpiti dal sisma fino a 30 milioni di euro. Decisivo è stato l’appoggio dell’Emilia Romagna in questa battaglia. C’è poi la proroga dei precari della ricostruzione per 6 mesi, fino alla fine dell’anno, ci sono nuove norme per l’assistenza alla popolazione come proposto dal Comune”.
Un passo avanti, insomma. Restano le parole del Sindaco, però: moti cittadini, tensioni di piazza, minacce non troppo velate al Governo a qualche ora dalla visita del ministro Trigilia.
L’inviato del governo ha parlato a lungo, nel pomeriggio di ieri, dinanzi al Consiglio comunale, alle forze politiche e sociali della città. Ha visitato il centro storico dell’Aquila e alcune frazioni del cratere. Accanto a lui, sorridente, il primo cittadino si è comportato da buon amministratore. Non ha sollevato dubbi o questioni. Non ha parlato neanche quando il ministro, innanzi all’assise, ha chiaramente lasciato intendere che non sarebbe stato possibile assicurare da subito finanziamenti certi per i prossimi anni. Arriveranno i soldi necessari per quest'anno, ha detto Trigilia, poi si andrà avanti di anno in anno, seguendo l’evolversi del cronoprogramma. Così è stato, in effetti.
Il sindaco dell’Aquila non ha replicato. E’ parso anzi soddisfatto, a margine dell’incontro. Ai nostri microfoni ha dato la colpa dello stallo della ricostruzione alla Merkel e alle politiche di destra dell’Unione Europea. Il Governo è arrivato a L’Aquila senza alcuna risposta alle domande che da tempo il territorio pone con preoccupazione e il Sindaco è rimasto ad ascoltare nuove promesse.
Non è la prima volta che Cialente rilascia dichiarazioni infuocate a mezzo stampa, minaccia azioni eclatanti, evoca proteste di piazza, per poi dimostrarsi incapace di dare seguito alle parole urlate nei tavoli e nelle occasioni che contano. Il gioco del buon amministratore quando c’è da trattare con il Governo e del pasionario quando si tratta di confrontarsi con la città ha francamente stufato.
L’Aquila e il cratere hanno bisogno di una amministrazione decisa, capace di difendere i diritti del territorio attraverso un’azione politica chiara e condivisa. Non di annunci urlati. Sono passati più di quattro anni dalla notte del terremoto: la città è stanca. Oggi si è fatto un piccolo passo in avanti, c'è bisogno di certezze, però, per non essere costretti nei prossimi anni a trovare modi nuovi per ottenere qualche spicciolo per la ricostruzione.
“E’ ormai chiaro che è necessaria una decisa lotta popolare che sappia individuare e denunciare tutte le responsabilità di questa situazione a tutti i livelli. Noi siamo pronti, con ogni mezzo necessario”, scrive in una nota il gruppo consiliare di Appello per L’Aquila. E’ pronta anche l’amministrazione comunale?