Riduzione del numero delle Ater territoriali; riforma dei canoni e della legge di vendita degli alloggi; costituzione di un'apposita società partecipata dalla Regione Abruzzo che si occupi del riefficientamento energetico e della ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico; finanziamento, per 30 milioni di euro, del ripristino di mille alloggi popolari vuoti da assegnare al più presto ai cittadini in graduatoria.
Sono alcuni dei punti qualificanti il progetto di legge di riforma dell'edilizia residenziale pubblica (case popolari) annunciata dalla capogruppo in consiglio regionale del Movimento 5 Stelle Sara Marcozzi.
Un pdl che, ha affermato la stessa Marcozzi in conferenza stampa, si presenta come radicalmente alternativo a quello depositato in autunno dall'assessore Donato Di Matteo: "Abbiamo ritenuto opportuno presentare una nostra proposta di legge perché quella di Di Matteo, piena di contraddizioni e imprecisioni, era inemendabile".
Ma i due progetti di legge sono proprio così diversi come afferma la consigliera dei Cinque Stelle?
La proposta grillina prevede la riduzione delle Ater dalle attuali cinque (L'Aquila, Pescara, Chieti, Lanciano, Teramo) a quattro (Ater area metropolitana Chieti-Pescara, Ater chietino, Ater L'Aquila e Ater Teramo) e la loro trasformazione da enti pubblici economici dotati di autonomia gestionale e di un proprio cda a direzioni territoriali governate da un amministratore unico e deputate alla sola manutenzione ordinaria.
A sovrintendere le quattro Ater sarebbe un nuovo ente pubblico, l'Aret - retto da un cda composto da tre membri - che in realtà tanto nuovo non è, visto che non sarebbe altro se non la riesumazione dell'omonimo ente strumentale, l'Agenzia regionale per l’edilizia territoriale, soppresso dalla giunta Chiodi nel 2010 in quanto "ente inutile".
Il "nuovo" Aret dovrebbe occuparsi, secondo i Cinque Stelle, "delle nuove costruzioni, delle manutenzioni straordinarie, del social housing e dell’eventuale attività imprenditoriale" delegando "ai quattro enti territoriali privi di autonomia la gestione e la manutenzione ordinaria del patrimonio edilizio abitativo".
Il disegno di legge - che non dice nulla di concreto e specifico invece su uno dei problemi più sentiti a livello sociale e di opinione pubblica, ovvero gli elevatissimi tassi di morosità e abusivismo diffusi tra i residenti delle case popolari - impegna la Regione Abruzzo anche a "istituire e finanziare un apposito fondo investimenti per nuove costruzioni, recupero del patrimonio esistente e per le manutenzioni straordinarie oltre che a finanziare il fondo sociale a sostegno del canone, già previsto dalla L.R. 96/96 e mai alimentato".
Gli obiettivi della proposta di legge dei pentastellati sono il miglioramento del servizio, una gestione più unitaria del settore, la riduzione dei costi e l'eliminazione degli sprechi, tra i quali vanno annoverati sicuramente gli stipendi faraonici di alcuni direttori, come i 320mila euro l'anno percepiti, fino a non molto tempo fa, dall'ex direttore dell'Ater di Chieti.
Gli stessi propositi sono enunciati, né più né meno, anche dal progetto di legge presentato dall'assessore Di Matteo, che in un certo senso, però, è ancora più radicale laddove prevede la creazione di un'azienda unica speciale in sostituzione delle 5 Ater, con conseguente riduzione dei comitati di gestione da cinque ad uno.
Anche nella proposta di Di Matteo la nuova azienda unica, l'Are, non farebbe altro che ricalcare la vecchia Aret e avrebbe un presidente affiancato da un direttore generale e da due consiglieri d'amministrazione, uno nominato dalla Giunta regionale, l'altro dal Consiglio, con i quali il presidente formerà il Cda, in carica per la durata della legislatura regionale, oltre che da un revisore dei conti.