Mercoledì, 18 Febbraio 2015 14:16

Lacrime, sangue e meno servizi sanitari: il caso del "mega ospedale"

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In Abruzzo siamo alle porte di una battaglia importante, che ci ritroveremo davanti per i prossimi anni. E' quella sui servizi e sul welfare, sempre più ridotto, accorpato, svilito, ai tempi di una crisi economica che, negli effetti reali sui diritti dei cittadini, è appena iniziata.

In qualche modo, ne ha parlato il consigliere comunale aquilano di Forza Italia Guido Liris che, assieme al collega dell'Udc Raffaele Daniele, ha voluto sollevare il problema della riorganizzazione delle infrastrutture e dei servizi sanitari in Abruzzo.

Il decreto della ministra della Sanità Beatrice Lorenzin (Nuovo Centrodestra), varato nel 2013, stabilisce infatti una riorganizzazione sanitaria generale, volta a "ottimizzare le risorse" (leggasi tagli) e diminuire la parcellizzazione dei servizi su base territoriale. Gli ospedali vengono classificati in ordine crescente, in base al bacino di utenza e alle funzioni: ospedali di base, di primo livello e di secondo livello. Per quanto riguarda quest'ultimo – vero e proprio hub ospedaliero – ne è previsto uno ogni milione di abitanti. Vale a dire che, in Abruzzo, ci potrà essere solo un ospedale di secondo livello, al netto di importanti (e per ora teorici) cambiamenti geo-amministrativi, come quelli previsti dalla proposta sulle macroregioni.

Qui nasce il problema: in almeno tre occasioni, nelle ultime settimane, il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha avanzato l'ipotesi di un "mega ospedale" tra Chieti e Pescara, da costruire in zona aeroporto, nella frazione di Sambuceto, in quella che il governatore chiama "Striscia di Gaza". Cioè quell'area che non scontenta né chietini, né pescaresi, da sempre rivali. Un progetto ambizioso, che secondo D'Alfonso costerebbe intorno ai 450 milioni di euro.

L'ospedale di secondo livello previsto dal decreto Lorenzin sarà per definizione riferimento per la didattica e la ricerca universitaria, in un'ambivalenza tradizionalmente appannaggio dell'Ospedale regionale dell'Aquila. Potrebbe rappresentare una grana spinosissima per l'Università dell'Aquila, oltre che per la popolazione sempre meno numerosa, di un Abruzzo interno sempre meno importante.

Sulla carta non c'è ancora nulla, ma gli annunci di D'Alfonso lasciano trasparire una certa volontà politica della giunta regionale: "Una mossa che garantirebbe in un sol colpo uno svantaggio disastroso per il capoluogo e per la sua Università. Ospedale e Ateneo sarebbero svuotati delle loro funzioni negli attuali dipartimenti di medicina, che garantiscono specializzazioni apicali di alto livello", ha sottolineato Liris. Il medico forzista ha voluto lanciare un appello al direttore generale della Asl L'Aquila-Avezzano-Sulmona Giancarlo Silveri e alla rettrice dell'Università Paola Inverardi affinché "si crei un blocco unico" di opposizione alla volontà di D'Alfonso. Liaison che, si sa, non è scontata tra ospedalieri e universitari del "San Salvatore", in convivenza spesso conflittuale. Come, d'altronde, non è scontato neanche che Silveri punti sul nosocomio aquilano, viste le continue attenzioni della Asl nella riduzione dei tempi di attesa all'Ospedale di Avezzano, rispetto a quelli del capoluogo.

Ma qual è la posizione del centrosinistra aquilano? "Di debolezza, come nel rapporto con Renzi", secondo Liris. E in effetti Massimo Cialente  non fatto per ora dichiarazioni pubbliche, rispetto ai colleghi sindaci di Sulmona e Giulianova – Peppino Ranalli e Francesco Mastromauro, entrambi del Pd – che hanno già alzato la voce contro la presunta volontà della giunta D'Alfonso.

Nel caso di Ranalli, il Sindaco di Sulmona ha lamentato il taglio imminente del punto nascite nel capoluogo peligno, che soffrirà della decisione anti-deficit assieme a Ortona, Atri e Penne, per una riduzione dei punti nascite in Abruzzo, che passerà da 12 a 8. A tal proposito, è proprio di stamane anche una nota della senatrice Pd Stefania Pezzopane che, però, con un colpo al cerchio e uno alla botte – per non far troppo male al governatore – a proposito della chiusura del punto nascite a Sulmona dichiara che "risanare il deficit e far quadrare i conti è una priorità, ma questo non può essere fatto tagliando in modo lineare i servizi a tutela della salute del cittadino e della donna". Mastromauro, invece, ha alzato la voce proprio contro le dichiarazioni del governatore a proposito del progetto sul mega ospedale, rivendicando un accordo di massima del 2012 con l'allora presidente Gianni Chiodi, a proposito della costruzione di un ospedale a Giulianova.

L'accordo farebbe parte del decreto regionale del 2012, varato dalla giunta Chiodi, che garantiva una copertura di circa 370 milioni – di provenienza per lo più statale – per interventi straordinari sulle infrastrutture sanitarie della regione, come la ristrutturazione complessiva dei nosocomi di Avezzano, Giulianova, Lanciano, Sulmona, Vasto, Penne e L'Aquila (centrale operativa 118 ed eliporto).

Secondo Liris – ma anche per i consiglieri regionali Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri, che hanno elaborato la scorsa settimana un'interrogazione – gran parte dei 450 milioni necessari alla costruzione del nuovo mega ospedale verrebbero rimodulati dal quel decreto: "Quei soldi hanno già passato positivamente la valutazione dei ministeri delle Infrastrutture e della Sanità – ha evidenziato il consigliere comunale – mancano solo gli accordi di programma, affinché sia operativo il piano. D'Alfonso, invece, vuole fare una nuova programmazione, diversa da quella di Chiodi, non concordandola con i territori, con i partiti della sua stessa maggioranza e con i consiglieri regionali. E' una decisione autoreferenziale che vuol prendere in autonomia. Ci sono altre priorità, come rinnovare le convenzioni tra ospedale e università, datate dieci anni".

La crisi e l'austerità lacrime e sangue, insomma, hanno l'effetto devastante di mettere in competizione i territori contigui. Come animali che litigano per l'ultimo osso da rosicchiare.

Ultima modifica il Giovedì, 19 Febbraio 2015 10:30

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