"I fatti e i dati parlano chiaro: il punto nascita di Sulmona non può chiudere". A dichiararlo in una nota è il consigliere regionale del Partito Democratico Pierpaolo Pietrucci, da settimane in polemica contro la chiusura di quattro "punti nascita" negli ospedali della regione.
"Le parole dalla Ministra Lorenzin (ieri nella convention popolare a Rivisondoli, ndr) - afferma Pietrucci - confermano che non avrebbe avuto senso votare in Consiglio Regionale una risoluzione unica per tutti i punti nascita a rischio chiusura in Abruzzo, e che vanno invece considerate le peculiarità delle aree della Regione Abruzzo. Differenze nella viabilità, differenze climatiche, disomogeneità nell'antropizzazione: sono questi i parametri che impongono di considerare le cose in modo diversificato, in Abruzzo, sui Punti Nascita".
Pietrucci cita anche gli altri tre punti nascita che si avviano alla chiusura: "Naturalmente quella che io ritengo essere la priorità di Sulmona, non esclude gli altri punti nascita, come Atri, Ortona, Penne, altri centri con importante densità di popolazione".
Infine, il monito nei confronti del presidente della Giunta regionale e collega di partito Luciano D'Alfonso: "Altro discorso va fatto per quanto concerne la sicurezza della vita delle madri e dei nascituri - afferma il consigliere aquilano - in questo la Regione Abruzzo dovrà garantire tutte le misure possibili a consentire che in caso di spostamento, vengano rispettati tutti gli standard di sicurezza necessari. Questa è la sfida, oggi, e questo è quanto ci consentirà di recepire serenamente le direttive nazionali, attuando le dovute deroghe".
La nota integrale di Pierpaolo Pietrucci
Le parole di ieri dalla Ministra Lorenzin, confermano che non avrebbe avuto senso votare in Consiglio Regionale una risoluzione unica per tutti i punti nascita a rischio chiusura in Abruzzo, e che vanno invece considerate le peculiarità delle aree della Regione Abruzzo. Differenze nella viabilità, differenze climatiche, disomogeneità nell’antropizzazione: sono questi i parametri che impongono di considerare le cose in modo diversificato, in Abruzzo, sui Punti Nascita.
I fatti e i dati parlano chiaro: il punto nascita di Sulmona non può chiudere.
La densità della popolazione, le condizioni orografiche, i 100 km da percorrere per eventualmente raggiungere il punto nascita più vicino, mi pare siano fattori sufficientemente solidi per garantire, nel caso di Sulmona, quanto la Ministra dichiarava a proposito delle possibili deroghe alla legge che prevede un abbassamento della soglia di nascite da 1000 a 500 in alcuni specifici casi.
Naturalmente quella che io ritengo essere la priorità di Sulmona, non esclude gli altri punti nascita, come Atri, Ortona, Penne, altri centri con importante densità di popolazione. Ma come sempre, devono far leva i fattori ambientali e quelli dei territori che intorno a questi si organizzano.
La viabilità, la facilità di accesso fra città della costa, con inurbamento omogeneo, facilitaper Atri, ortona e Penne gli eventuali spostamenti. Per Sulmona che - con Avezzano e L’Aquila - rappresenta circa il 47% del territorio regionale, e su cui gravitano la Valle Peligna e l’Alto Sangro, le condizioni di viabilità in collegamento con L’Aquila o Chieti sono indubbiamente più complesse e non possono sempre garantire le condizioni di sicurezza necessarie nel caso di specie.
Alla luce di ciò, chiedo di fare attenzione ai quattro ospedali a rischio, con priorità per Sulmona. Ho già avuto modo di dire che la politica non può appiattirsi su numeri e dati, ma deve piuttosto avere contezza delle diversità, salvaguardandole sempre, con attenzione.
Altro discorso va fatto per quanto concerne la sicurezza della vita delle madri e dei nascituri. In questo la Regione Abruzzo dovrà garantire tutte le misure possibili a consentire che in caso di spostamento, vengano rispettati tutti gli standard di sicurezza necessari. Questa è la sfida, oggi, e questo è quanto ci consentirà di recepire serenamente le direttive nazionali, attuando le dovute deroghe.