Nel gennaio scorso l'ex dirigente alle Opere pubbliche del Comune dell'Aquila, Mario Di Gregorio, ha reso dichiarazioni spontanee ai pm David Mancini e Antonietta Picardi. A un anno esatto dall'arresto nell'ambito dell'operazione Do ut des, che ha sconvolto gli equilibri in seno al Comune dell'Aquila - causando le dimissioni, poi ritirate, del sindaco Massimo Cialente - le parole di Di Gregorio sono importanti. A renderle note è Marcello Ianni sulle pagine del Messaggero.
Nel periodo durante il quale volarono milioni di euro negli affidamenti diretti per i puntellamenti del centro storico colpito dal terremoto, "la maggior parte delle ditte veniva accompagnata da qualcuno in ufficio", afferma l'ingegnere aquilano, che sottolinea come, secondo lui "si potesse trattare di un modo di fare quasi naturale, magari per ispirare più fiducia".
Non si trattava di pressioni, ma di vere e proprie "indicazioni" di imprese, che venivano sempre accompagnate da "qualche consigliere o assessore, o precedute da qualche telefonata". Tra i più presenti un altro dei protagonisti dell'inchiesta Do ut des: il broker, ex assessore e consigliere, Pierluigi Tancredi: "Era molto presente", sottolinea Di Gregorio ai due pm. L'ex dirigente comunale cita anche il sindaco Cialente, in relazione alla nomina di Tancredi come delegato comunale per la ricostruzione del centro storico: "Tancredi ti affiancherà in questa cosa perché è una persona esperta, diciamo smaliziata...", dice di ricordare Di Gregorio a proposito di una telefonata ricevuta dal primo cittadino, prima della nomina.
Di Gregorio cita alcune delle imprese che sarebbero state caldamente "sponsorizzate" da Tancredi: la Steda Spa di Daniele Lago - anch'egli indagato - l'aquilana Dipe Costruzioni e Opera Srl, impresa molisana con base anche a Sant'Eusanio Forconese (L'Aquila).
Come è noto, Tancredi fu rimosso subito dopo la nomina a delegato per la ricostruzione del centro storico, a seguito dell'indignazione generalizzata [leggi l'articolo] da parte dei gruppi organizzati (e non) di cittadini, che sommersero di sms e telefonate Cialente, costrigendolo a un passo indietro.
Nell'ambito del procedimento, la Procura aquilana ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. L'udienza preliminare, che si sarebbe dovuta svolgere il 14 gennaio scorso, è stata rinviata per alcuni vizi relativi ai mancati invii degli inviti a comparire nei riguardi degli indagati. (m. fo.)