La festa del Partito Democratico "Progetto L'Aquila", organizzata in questi giorni al Parco del Castello, è anche l'occasione di confronto e di chiacchierate informali sugli equilibri del partito maggiore della città, che non vive al suo interno una delle sue fasi di maggiore unità.
Il punto nodale, come questo giornale scrive già da qualche tempo, è certamente rappresentato dalle dinamiche in vista delle prossime elezioni comunali. Manca ancora un anno e mezzo, ma il terreno di gioco è articolato e va via via costruendosi in vista della primavera 2017, che segnerà in ogni caso una fase nuova della vita politica cittadina.
Il Pd aquilano è spaccato in due anime: quella formata sostanzialmente dai leader storici Massimo Cialente, Giovanni Lolli e Stefania Pezzopane - la cosiddetta triade, come viene chiamata da anni - e quella emersa anche pubblicamente all'inizio dell'estate, che prende il nome di "Progetto L'Aquila", guidata dalla più o meno giovane dirigenza aquilana, come il segretario cittadino Stefano Albano e il capogruppo in consiglio Stefano Palumbo.
La freddezza con cui i tre politici della vecchia guardia hanno accolto la festa di "Progetto L'Aquila" ne è un'ulteriore dimostrazione: basti pensare che Cialente, Lolli e Pezzopane sono stati presenti poco e niente alla quattro giorni al Castello, mentre il vice di D'Alfonso e la senatrice sono stati ospiti ieri in un dibattito sul lavoro alla Festa dell'Unità di Montorio al Vomano (Teramo).
Non si può chiamare propriamente una distanza generazionale, ma siamo di fronte più che altro a una differenza sulle modalità di scelta della nuova (o presunta tale) classe dirigente cittadina e sul modello di gestione del partito. E' ad esempio ormai cosa nota la freddezza dei rapporti tra il Sindaco e il suo capogruppo in consiglio Palumbo. Il consigliere democratico ha faticato non poco, nelle ultime settimane, nel mediare le posizioni oltranziste di Cialente, soprattutto in relazione alla crisi di maggioranza, che ancora oggi si continua a respirare a Villa Gioia.
Il primo cittadino ha fatto capire neanche troppo velatamente che, pur non potendosi ricandidare, certamente non getterà la spugna, dopo due legislature durissime, a causa della gestione del post-sisma. L'idea potrebbe essere quella di una "minaccia politica" che si baserebbe sulla scelta di fare una lista civica trasversale, per rovinare la festa al partito, con cui il sindaco ha notoriamente un rapporto controverso, anche dopo i mugugni dello scorso anno per la mancata candidatura alle elezioni europee. In alternativa, Cialente potrebbe pensare a un ruolo di prim'ordine nella dirigenza sanitaria regionale, soprattutto nel caso in cui si dovesse arrivare alla Asl unica.
Chi potrebbe succedere, dunque, a Cialente? Fino a qualche settimana fa la favorita era Stefania Pezzopane. La senatrice va ormai per la sua strada, e si è resa via via più indipendente anche rispetto agli amici di sempre Lolli e Cialente. Ma non è un nome di sintesi, e inoltre viene fortemente criticata anche all'interno della sua stessa parte politica per la sovraesposizione mediatica dei suoi affari personali.
Gli esponenti di "Progetto L'Aquila" non vogliono, almeno pubblicamente, parlare di nomi, ma di "progetto condiviso". Quelli che girano, però, sono essenzialmente due. Il primo è quello dello stesso Stefano Palumbo: l'ex presidente della circoscrizione di Roio si è ritrovato quasi per caso in consiglio, nessuno all'interno del Partito si aspettava il gran numero di voti che prese nel 2012. Si è velocemente fatto spazio e per un periodo si era fatto il suo nome anche per l'importante assessorato alle Opere pubbliche, scranno poi finito a Maurizio Capri, che Palumbo ha sostituito come capogruppo del Pd in Consiglio. L'altro nome che serpeggia tra i bianchi stand della festa democratica è quello di Pierpaolo Pietrucci. L'esponente democratico ha una personalità forte e finora è stato l'unico a imporsi alle primarie, ma non sembra essere convinto dell'eventuale futuro da sindaco: ha davanti quattro anni da consigliere regionale, e potrebbe farsi avanti alle prossime elezioni politiche.
E' scemata poi l'ipotesi di una candidatura del presidente della Gran Sasso Acqua Americo Di Benedetto (nella foto, con Lolli e Cialente). Il suo nome, come rottamatore della vecchia guardia, non starebbe a genio a parte del "Progetto L'Aquila".
E allora chi potrebbe tenere unite le istanze socialdemocratiche della parte progressista del partito e garantire al tempo stesso la continuità dell'attuale dirigenza? Il sempreverde Giovanni Lolli. L'ex parlamentare, che da anni non si confronta direttamente con gli elettori (nella sua prima legislatura da deputato entrò grazie al listino di D'Alema, nella seconda erano state abolite le preferenze, mentre in Regione è stato chiamato da D'Alfonso come assessore esterno) piace anche a "Progetto L'Aquila" - nonostante le velleità di contrapposizione alla triade - e potrebbe essere davvero il collante, con diversi effetti: continuare a governare la città, ritrovare l'unità oggi scricchiolante, e ridimensionare le ambizioni di rinnovamento all'interno della classe dirigente.