Sabato, 01 Giugno 2019 16:22

Valle del Chiarino: viaggio nel villaggio abbandonato di Provvidenza

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Iniziando la discesa dopo aver raggiunto il Passo delle Capannelle - che è tornato a popolare gli incubi degli abruzzesi e non solo a seguito della minacciata e poi sventata chiusura del traforo del Gran Sasso - si giunge in poco tempo al laghetto artificiale di Provvidenza. Se si svolta sulla destra in direzione del lago lo si attraversa percorrendo un ponticello di metallo, stretto e suggestivo, si sale verso la Valle del Chiarino, santuario ambientale incastonato tra il Monte Corvo da un lato e Monte S. Franco, Monte Genca e Pizzo Camarda dall’altro. Naturalmente la Valle del Chiarino subisce gli assalti dell’uomo o meglio, per fortuna, i tentati assalti da molto tempo. Qualche decennio fa il solito irrazionale progetto di arroccamento sciistico era stato collocato a monte della valle, mai realizzato. Da qualche anno il Chiarino è al centro delle attenzioni dei riperimetratori-sviluppisti che vorrebbero tirarlo fuori dal Parco; ragione ufficiale e falsa: perché lì verrebbe ostacolata l’attività umana; ragione reale e indicibile: uno stolto accordo con un gruppo di cacciatori che poi si sarebbe impegnato a sostenere altre riperimetrazioni.

Tornando a valle, e dimenticando le miserie umane, se scendendo invece di guardare a destra si volge lo sguardo a sinistra, sul ciglio della strada si trova il villaggio Enel abbandonato di Provvidenza.

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Questo villaggio fu costruito dopo la realizzazione della centrale idroelettrica di Provvidenza nel 1949 ed ospitava ingegneri, tecnici e operai che lavoravano alla centrale. Nel paese i lavoratori vivevano con le loro famiglie e formavano una vera piccola comunitàVi era la scuola, la chiesa e il villaggio pulsava di vita propria, frequentato da venditori, passanti, medici e pediatri. La nomina alla scuola elementare multiclasse di Provvidenza era molta ambita in quanto segnava il rientro nel perimetro scolastico del Comune dell’Aquila e per questo tanti maestri e maestre la chiedevano come destinazione.

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Rimase abitato per oltre trent’anni.

Con l’avvento dell’automazione il villaggio venne spopolato e l’ultimo ad andare via fu il custode, a fine anni ottanta. La forza lavoro umana non serviva più in loco, le macchine e la tecnica avevano reso superfluo il sudore e la presenza umana. Ce ne sono diversi in Italia, in Sardegna in particolare, Ula Tirso, Cohigas, Flumendosa, tutti villaggi Enel abbandonati che oggi, come Provvidenza, appaiono come un “allucinante scenario post-umano”.

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André Gorz, filosofo e giornalista, fondatore dell’ecologia politica, nel 1982 nel suo saggio Addio al proletariato, Oltre il Socialismo, dopo aver criticato il produttivismo che era alla base dell’economia sia socialista che capitalista, profetizzò che l’automazione avrebbe creato milioni di disoccupati, rendendo più efficace il sistema produttivo, ma antiquato l’uomo. Naturalmente Gorz fu o ignorato o insultato ma, come spesso accade, la sua profezia si è avverata e ora contiamo in oltre venti milioni i posti di lavoro sacrificati sull’altare dell’automazione.

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Il piccolo villaggio di Provvidenza rientra in questa grande Storia, fu considerato antiquato, superato, inutile e per questo chiuso e abbandonato. I lavoratori furono pensionati, impiegati altrove, le famiglie si trasferirono. Le case dirute sono ancora lì, a testimoniare questa piccola grande Storia del novecento prima operaio e poi tecnologico.

Percorrendo la S.S. 80 e soffermandomi a guardare il villaggio abbandonato ogni volta mi chiedo se gli abitanti sono più felici ora o se lo erano di più in quel remoto paesino sul quale incombeva il bosco e la maestosità della valle. Mi chiedo come è cambiata la loro vita, se rimpiangono quel posto.

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Spinto da questa curiosità esistenziale ho contattato alcuni abitanti di Provvidenza: delle mie coetanee che all’epoca andarono a scuola lì e poi durante l’adolescenza lasciarono il villaggio e alcuni anziani che lavorarono trent’anni alla diga. Le risposte, naturalmente, sono diverse, c’è chi ha salutato quell’abbandono come la possibilità di vivere nel mondo, sentendosi in quel luogo estraniati, lontani. Questo stato d’animo ci dice una volta in più come tra i correlati psicologici del vivere in luoghi remoti ci sia un senso di estraniazione dal mondo, l’idea che la vita sia da un’altra parte, una sensazione di non esserci, e se l’uomo moderno è abitante del caos, niente, nessuna strada, stazione sciistica o altra roba del genere potrà togliere quel sentimento. Altri hanno raccontano di rimpiangere quei luoghi e la vita semplice e lineare che lì si svolgeva, definendoli “anni meravigliosi”; chissà quanto il passar del tempo ha edulcorato questi ricordi, gli uni e gli altri.

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In tutte le persone che mi hanno parlato di quel posto mi è sembrato però di avvertire una nostalgia amara e profonda e forse è proprio la nostalgia l’elemento perturbante che accompagna lo sviluppo moderno ed è proprio quando lo sviluppo mostra il suo limite che la nostalgia si fa più forte.

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Un’altra considerazione, per non sembrarvi troppo nostalgico.

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Sia pur vero che il mondo debba esultare per ogni passo avanti della scienza, fatto sta che nel nome del progresso da un secolo e mezzo riempiamo il nostro mondo di rifiuti, materiali e umani. Il villaggio di Provvidenza è uno dei tanti sacchi dell’immondizia lasciati per strada dall’industrializzazione, oggi non contenti depositiamo pezzi d’acciaio nello spazio. Delle due l’una, se vogliamo essere seri: riconvertire o demolire. Quella cosa può servire alla comunità, può ospitare nuove funzioni a supporto dell’economia locale? Oppure non serve più, perché di case vuote, di paesi vuoti, belli e ancora più vivi di storia e di cultura, ne abbiamo tanti, là intorno come altrove? A questa domanda qualcuno dovrebbe rispondere, magari dovrebbe farlo Enel.

Intanto noi possiamo continuare a gettare indisturbati i nostri rifiuti organici, edilizi, urbani e sociali per terra, un modo tutto umano di segnare il territorio nella dimensione spazio-tempo.

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Letto 12319 volte Ultima modifica il Domenica, 02 Giugno 2019 09:01
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