Finisce nel peggiore dei modi l'anno nero dell'Aquila calcio, quello dopo lo scandalo Di Nicola, della responsabilità oggettiva e dei sette punti di penalizzazione. Un campionato compromesso poi sul campo, nel girone di ritorno, dove la squadra di Perrone ha raccimolato la miseria di sole tre vittorie, scivolando al terz'ultimo posto.
L'andazzo non è cambiato negli spareggi play out, dove neanche l'altissima posta in palio è riuscita a far cambiare marcia ad una squadra senza una vera personalità.
Una sconfitta grave, che probabilmente mette fine al progetto sportivo (almeno nella forma in cui lo conosciamo oggi) di un gruppo di imprenditori edili aquilani che, attraverso la ricostruzione, doveva regalare soddisfazione ad una città che invece ha preso l'ennesima mazzata.
Così, mentre la ricostruzione nel centro storico finalmente procede regalando qualche speranza, la squadra della città abbandona il calcio professionistico. Così come quella di rugby la massima serie. Intanto, la disoccupazione aumenta e pesa l'assenza di un progetto a lungo termine per la ripresa socio economica.
Le responsabilità di questa deblacle sono tante e ripartite tra più attori, ma quella della società per non aver vigilato l'anno scorso sull'operato di Di Nicola, lasciandogli carta bianca, è forse la più pesante. Doveva andare in B, L'Aquila, l'anno scorso, e invece si ritrova in D.
La dimostrazione che senza un progetto serio, nello sport, come nella ricostruzione sociale, non si va da nessuna parte. Servono competenze, una visione e la necessità, non più prorogabile, di rimettere in circolo la ricchezza prodotta dagli appalti della ricostruzione.
Poi, c è il campo. Con una squadra con molti limiti, Perrone ha fallito. De Sousa, Mancini e gli altri sono calati di tensione durante il corso dell'anno senza che il Mister riuscisse a risvegliarli. Altrettanto sbagliata la mossa della società di affidarsi a Modica, allenatore sbagliato nel momento sbagliato.
Infine, c'è la partita della disfatta che relega L'Aquila alla serie D dopo sei anni, facendo tornare in mente gli anni oscuri dell'Eccellenza.
La cronaca
A Rimini, L'Aquila si giocava il tutto per tutto, senza possibilità di sbagliare.
Perrone conferma il 3-5-2 schierando la formazione dell'andata, stavolta con A. Mancini al posto di Perna.
L'errore che ha condizionato in maniera inequivocabile la gara lo commette Scotti, a fine primo tempo, stendendo Polidori in area di rigore. L'arbitro - poco clemente, a dire il vero - assegna il rigore ed espelle l'estremo difensore, nonostante la corsa dell'attaccante si dirigesse verso il lato dell'area.
Penalty realizzato e frittatone fatto, con l'aggiunta che la prima tegola era già caduta con l'infortunio di Ligorio, sostituito da Bruno. Per fare entrare un Savelloni fuori forma, Perrone toglie Andrea Mancini.
Prima dell'episodio L'Aquila non aveva brillato, andando in confusione in difesa dopo l'uscita di Ligorio. Ma già al 17', però, Carcuro ha l'occasione del vantaggio ma colpisce male.
I rossoblù si fanno vedere finalmente al 24' con una percussione di A. Mancini che, arrivato sul fondo dell'area di rigore, la mette al centro dove non c'è nessuno a ribadire in rete.
Al 34' il Rimini prende pure un palo sempre con Polidori che devia un traversone di Albertini.
Poi i rossoblù riescono a spezzare e riportarsi davanti la porta avversaria, prima con Triarico, che tira da fuori, poi con Manuel Mancini che prova la conclusione dopo un'azione prolungata, ma la palla viene deviata.
Sarebbe a questo punto che L'Aquila potrebbe e dovrebbe concretizzare qualcosa per far imboccare la partita nel verso giusto, ed invece è il Rimini a farlo con Polidori che taglia la difesa aquilana e si fa stendere da Scotti.
Il secondo tempo è un calvario con i 500 tifosi accorsi da L'Aquila delusi e arrabbiati.
Al 21' i biancorossi raddoppiano come prevedibile sempre con Polidori.
Mancini, migliore in campo per l'Aquila, tiene per un po' ancora a galla i rossoblù, ma all'87' dopo l'espulsione di Perrone e Maccarrone, ci pensa Mancino a mettere una pietra sopra alla partita firmando il definitivo 3-1.
L'Aquila va in D, direttamente - la serie C2 non c'è più dopo la riforma - questo il verdetto. Ora si parlerà di ripescaggio. Si può tentare e sperare, ma resta il fallimento di un progetto, finito con una sconfitta ai play out senza appello.