Dopo che la nebbia l'ha fatta slittare di un giorno, la "Spring session", la classica manifestazione sulla neve primaverile di Campo Imperatore, ha avuto il suo clou nel giorno di Pasqua protraendosi poi anche nella giornata successiva.
Una festa di sport, socialità e divertimento che quest'anno ha assunto un significato particolare in virtù del momento cruciale che sta attraversando il Gran Sasso aquilano, ad un punto di svolta tra la volontà di un imprescindibile rilancio, a cui si contrappone però il rischio di un sempre più pericoloso declino.
Quest'anno la 'sessione primaverile' inoltre, è stata dedicata alla memoria di Mario Celli il giovane medico aquilano appassionato di free riding deceduto lo scorso gennaio a causa di una slavina nello zona dello scontrone.
Ad organizzare la manifestazione il gruppo di associazioni che ha lanciato il progetto "Gran sasso anno zero" (di cui fa parte il Rad Moves Snowboard club che la organizza da dieci anni) in collaborazione con il Centro turistico.
Per l'occasione è stato allestito uno 'snowpark', un parco di strutture per snow boarders e skiers presente normalmente in tutte le stazioni sciistiche e che gli organizzatori hanno intenzione di inserire finalmente in pianta stabile nel rilancio del Gran Sasso.
Nel pomeriggio pasquale la 'spring' è poi proseguita in una base della funivia improvvisamente vivace, piena di giovani, musica e colori, tra concerti, stand e sport con le tavole da snowboard presto sostituite con quelle da skate.
Numerose anche le presenze da fuori, Marche e Lazio su tutti. Richiamati dall'evento, in molti hanno sfruttato il lungo week end soggiornando in zona.
La spring dell'anno zero insomma, ha dimostrato uno dei possibili modi di valorizzare ulteriormente il territorio integrando l'attività di alta montagna con quella più a valle, una combinazione con una specifica attrattiva difficilmente paragonabile con altre località del Centro Sud.
Un potenziale che dimostra come troppo spesso siano gli stessi aquilani i primi a sottovalutarsi e sottovalutare le opportunità che offre loro il territorio in cui vivono.
Contrariamente appare sempre più evidente la necessità di un'operazione culturale che riconnetta la città alla sua montagna e ai benefici socio economici che questa offre nel quadro imprescindibile della sostenibilità.
La Spring session - come il progetto di Gran sasso anno zero - dimostra che ci sono nuove energie endogene pronte a sprigionarsi se solo si lascia loro la possibilità di farlo.
Largo allora a chi ha idee nuove e voglia di fare quindi, perché è il caso che le cose cambino. Diversamente se i giovani non riusciranno a prendersi il loro spazio, saranno probabilmente schiacciati verso la miseria, o costretti all'emigrazione verso altre montagne.
E con loro sarà l'intero territorio che perderà anche la speranza.
LA FOTO GALLERY DI SARA BULMA OCCHIUZZI