"Chi ci sceglie, chi sceglie di investire il suo futuro nel nostro Ateneo, ha risposte importanti dal mondo del lavoro. Sono dati che avevamo già, li abbiamo comunicati negli anni scorsi: la fotografia scattata da Alma Laurea ha il merito di metterci in relazione con le altre Università italiane e ci pone in una fascia molto alta. Ci fa ancora più piacere, però, il feedback positivo dei nostri laureati che hanno mostrato apprezzamento per la formazione offerta e per i servizi garantiti dalla nostra Università: la maggioranza, tra loro, ci sceglierebbe di nuovo e parliamo, per lo più, di laureati che hanno studiato a L'Aquila nel post-terremoto, con i problemi strutturali che conoscete".
Parole di Paola Inverardi, rettrice dell'Università degli Studi dell'Aquila che, stamane, ha tenuto una conferenza stampa, e con lei c'erano il Prorettore vicario Carlo Masciocchi, la Prorettrice delegata agli Affari internazionali Anna Tozzi oltre al referente d'Ateneo per l'orientamento, il tutorato e il placement Giulio Antonini, per illustrare i dati del XVIII rapporto Alma Laurea sulla condizione occupazione dei laureati italiani, già anticipato da NewsTown nei giorni scorsi, che colloca l'Univaq tra i migliori atenei del centro-sud, il migliore del meridione italiano.
A sfogliare il rapporto, si evince che i neo-laureati delle università del nord hanno sia un reddito maggiore che una probabilità più elevata di trovare un impiego. Se uno studente dell'Università di Foggia, a tre anni dalla laurea, ha meno del 70% delle possibilità di trovare un lavoro, e dichiara un reddito che oscilla tra i 1.000 e i 1.100 euro netti al mese se un impiego l'ha trovato, un collega del politecnico di Torino ha il 96% di possibilità di essere occupato a 3 anni dal titolo universitario, con un reddito che sfiora i 1600 euro. Fra i due estremi - e proiettata verso l'alto - si colloca l'Univaq, con l'86.1% di possibilità, per i neo laureati, di trovare un lavoro nel giro di tre anni. Si tratta della miglior performance per un ateneo del sud Italia, ben al di sopra delle Università di Chieti-Pescara (81%) e Teramo (79.5%). Ma l'Ateneo aquilano fa meglio anche di altre Università del centro Italia, come Siena, Perugia, Pisa, Roma Tre, Roma La Sapienza.
Confrontando quanto spesso lavorano i neo-laureati e quanto lo fa la popolazione complessiva nell'area in cui si trova l'università - e i dati dovrebbero raccontare che è più probabile trovare un impiego per i ragazzi appena usciti dalle Università rispetto alla media generale dei lavoratori - si evince, di nuovo, che l'Univaq è il migliore tra gli Atenei del sud, in media con altri, pure importanti, del centro Italia. L'80.5% dei neo-laureati, infatti, lavora, rispetto all'impiego medio nell'area di riferimento che si attesta al 53.9%. Teramo è al 78.1% sul 55,8% del territorio, Chieti al 65.5% sul 53,8% generale.
In ultimo, il reddito dichiarato dai neo-laureati degli Atenei italiani già occupati: a L'Aquila, gli studenti che - in tre anni - hanno ottenuto un lavoro, dichiarano 1338 euro netti al mese. "La qualità della formazione - ha inteso sottolineare la Rettrice - non si improvvisa: è un percorso lungo e faticoso, che costa anni di lavoro: il rapporto Alma Laurea ci riconferma nell'idea che l'Ateneo sia riuscito a formare studenti in modo soddisfacente, nonostante le pesanti condizioni logistiche che abbiamo dovuto affrontare in questi anni". L'Università è una azienda a capitale umano, il valore lo fanno il personale docente e non docente, ha aggiunto Inverardi. E non si tratta soltanto di garantire una formazione adeguata: "Stiamo lavorando per strutturare ancor di più il rapporto dell'Ateneo con le imprese, per aumentare le possibilità di esperienze all'estero, le capacità di lavoro su progetti. Stiamo lavorando, insomma, ad un profilo di studente laureato completo, che risponda alle richieste del mondo del lavoro".
E i risultati stanno premiando gli sforzi. "E' chiaro che le lauree maggiormente spendibili a livello occupazione, si evince chiaramente anche dal rapporto Alma Laurea, sono quelle che attengono ai settori tecnico-scientifici e ingegneristici. Anche per questo, i numeri del Politecnico di Torino sono così lusinghieri. La nostra, invece, è una Università generalista e siamo dunque chiamati allo sforzo di fornire la migliore preparazione possibile anche agli studenti che scelgono discipline meno spendibili sul mercato del lavoro. Sapere che l'86% dei laureati trovano un lavoro nel giro di tre anni, ci conferma nell'idea che stiamo riuscendo nell'intento".
Il tasso di occupazione sale al 96% - una media superiore a quella nazionale - a tre anni dalla laurea per i corsi di studio in ingegneria e - si è detto stamane - non si riescono a soddisfare le richieste delle aziende interessate ad assumere giovani laureati. A settembre, è stato lanciato un bando che, nel mese di aprile, ha garantito 5 borse di studio biennali, da 12 mila euro l'anno, 500 euro al mese, a studenti iscritti alla magistrale di Ingegneria Elettrica, un corso di laurea che non ha una grande diffusione a livello nazionale ma che garantisce offerte di lavoro significative. A finanziarle, multinazionali del settore.
Commentati i risultati lusinghieri del rapporto Alma Laurea, Inverardi non si è sottratta ad alcune domande sul calo degli studenti iscritti all'Università dell'Aquila. "Finiamo spesso per guardarci l'ombelico ma il problema del calo degli immatricolati andrebbe affrontato in modo più esteso. A leggere i numeri degli immatricolati per l'anno accademico 2014/2015, si evince che il numero degli studenti iscritti provenienti da fuori Regione è simile a quello pre-sisma. Sono calati, invece, gli iscritti abruzzesi, di circa un 40%. Purtroppo, nel decennio 2004/2014 l'Abruzzo è stata la Regione che ha perso più studenti immatricolati, in assoluto, agli Atenei regionali così come di altre Regioni: si attesta al 39%, su una media nazionale del 20. E le Regioni del Sud, in generale, continuano a veder calare il numero di ragazzi che si iscrivono all'Università, con il Centro che si va stabilizzando e le realtà del Nord che iniziano, pian piano, a risalire. E in questo decennio, le Università di Teramo e di Chieti-Pescara hanno fatto peggio dell'Aquila".
C'è poi il tema della sostenibilità, ribadito di nuovo dalla Rettrice, la necessità di offrire una formazione di qualità stando nei parametri imposti dalla Legge. "In termini di personale docente e non docente, Università della nostra dimensione hanno un minor numero di iscritti. Per fare un esempio: l'Ateneo di Udine ha circa 15 mila studenti, con 100 docenti in più rispetto a noi che ci attesteremo sui 19 mila e 500 iscritti".
L'Univaq è in linea con "quello che possiamo fare", ha dunque ribadito Inverardi, sottolineando come si possa fare di più, invece, per avere un maggior numero di iscritti capaci di completare, nei tempi previsti, gli studi universitari.
I numeri del rapporto Alma Laurea
Il XVIII rapporto sul profilo dei laureati ha indagato le performance formative di quasi 270 mila laureati del 2015: in particolare, 154 mila laureati di primo livello, 77 mila laureati nei percorsi magistrali biennali e 32 mila laureati a ciclo unico.
Sono invece oltre 570 mila i laureati coinvolti nel rapporto sulla condizione occupazionale: laureati di primo e secondo livello del 2014, 2012 e 2010 intervistati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dalla laurea.
I laureati 2015 nelle Università di Regione Abruzzo (L'Aquila, Teramo, Chieti-Pescara) sono 9233, di cui 2929 dell'Univaq: 1697 di primo livello, 979 delle magistrali biennali e 164 a ciclo unico (i restanti sono laureati pre-riforma o del corso non riformato in Scienze della formazione primaria).
Performance formative. L'86% dei laureati intervistati all'Aquila si è detto soddisfatto del rapporto con il corpo docente. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall'Ateneo, il 73% considera le aule adeguate, il 29% ritiene che le postazioni informatiche siano in numero adeguato, il 75% valuta positivamente i servizi di biblioteca.
E quanti si iscriverebbero di nuovo all'Univaq? Confermerebbe la scelta del corso e dell'Ateneo il 71% dei laureati, mentre il 6% si riscriverebbe all'Univaq ma cambiando corso di studio. Confrontando i dati dell'Univaq con la media degli altri atenei abruzzesi, emerge che le performance dell'Ateneo aquilano sono migliori: in media, l'83% dei laureati nelle altre realtà abruzzesi si dice soddisfatto dei docenti, il 63% considera le aule adeguate, il 22% ritiene le postazioni informatiche adeguate, il 72% valuta positivamente i servizi bibliotecari e, dato più importante, il 63% dei laureati si riscriverebbe agli Atenei dove hanno ottenuto la laurea.
Condizione occupazionale. L'indagine sulla condizione occupazione, invece, ha riguardato complessivamente 4852 laureati dell'Università dell'Aquila.
La sintesi si concentra sull'analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2014, intervistati ad un anno dal titolo, e su quelle dei laureati magistrali biennali del 2012, intervistati a tre anni, e del 2010, intervistati a cinque anni.
L'indagine ha coinvolto 1596 laureati triennali del 2014, intervistati - come detto - ad un anno dal titolo. Sebbene una quota elevata di laureati di primo livello prosegua il percorso formativo con la magistrale (il 53% degli intervistati), si evince che il 62% dei laureati alla triennale che non hanno proseguito gli studi sono già occupati ad un anno dal titolo (in Abruzzo, la media è del 58%). Il 58% degli occupati può contare su un lavoro stabile, ossia con contratto a tempo indeterminato o con attività autonome effettive (la media in Abruzzo è del 52%) con un guadagno medio di 1145 euro (1061, la media regionale). Altro dato interessante: il 63% dei laureati alla triennale considerano il titolo molto efficace per il lavoro che svolgono (la media degli altri atenei abruzzesi si attesta al 52%).
I laureati magistrali biennali del 2014 coinvolti ad un anno dal titolo sono 920, quelli del 2012 a tre anni sono 772 e quelli del 2010 a cinque anni sono 731. Ebbene, il tasso di occupazione ad un anno è del 66% (media degli altri atenei abruzzesi è del 56%), a tre anni è dell'80% (in Abruzzo, siamo al 72%) e a cinque anni dell'87% (media in Abruzzo si attesta all'80%).