Risultati importanti per l'Università degli Studi dell'Aquila, annunciati alla stampa stamane dalla rettrice Paola Inverardi.
"La scorsa settimana è stata pubblicata la graduatoria di merito relativa al Bando regionale per il finanziamento di Progetti di Ricerca Industriale e di sviluppo sperimentale destinato ad Imprese afferenti al dominio tecnologico Automotive - Meccatronica, un bando particolare se è vero che era aperto anche a partecipanti da fuori Regione", ha sottolineato Inverardi. "Ebbene, su 12 progetti vincitori finanziati, in 6 è presente l’Università degli Studi dell’Aquila, membro del Polo di Innovazione Automotive, con i Ricercatori afferenti al suo Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’informazione e di Economia (DIIIE)".
Il finanziamento che riceverà l’Università dell’Aquila per il suo contributo ai Progetti sarà di oltre 650 mila Euro. "Si tratta di un risultato che viene da lontano - ha aggiunto la Rettrice -, da un lavoro che abbiamo inziato da tempo su un settore, quello dell'Automotive, assai rilevante per noi e per il Diiie".
Tant'è vero che si sta lavorando all'idea di un 'Centro di competenza sul veicolo connesso', "uno dei temi del futuro", da realizzarsi nel territorio del cratere con i fondi del 4% destinati allo sviluppo economico con il Consorzio 'RadioLabs' che ha già una sede a L'Aquila e con FCA.
"Mi fa piacere sottolineare che la graduatoria di merito relativa al Bando regionale ricosce il lavoro del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell'informazione e di economia su uno spettro di campi culturali molto ampio", ha aggiunto il prof. Francesco Parasiliti Collazzo che, del Diiie è direttore. "Quando si parla di Automotive si pensa alla meccanica ma i progetti su cui abbiamo lavorato, e che sono stati selezionati, attengono ad aspetti tecnologici assai articolati: motori termici certo, ma anche motori elettrici, nanotecnologie applicate ai processi di verniciatura, nuovi materiali per le strutture del Ducato fino all'applicazione delle stampanti 3/D per lo sviluppo dei prototipi".
Con gli oltre 650 mila euro che Univaq riceverà - ha assicurato Parasiliti Collazzo - "investiremo nei costi del progetto, come ovvio, ma arricchiremo anche i laboratori per prepararci ad attività future e istruiremo degli assegni di ricerca per giovani ricercatori".
Ma le buone notizie non finiscono qui, ha sottolineato Inverardi. "Ricorderete che, al finire del 2013, avevamo partecipato ad un bando di programmazione triennale del Miur, ottenendo un finanziamento di 1 milione e 800 mila euro sui tre anni per mettere in campo misure di miglioramento dei servizi universitari. Ovviamente - ha continuato la Rettrice - abbiamo assunto l'impegno di raggiungere degli obiettivi stabiliti, nel triennio di finanziamento: ci fossimo fermati al di sotto del 60% degli obiettivi raggiunti, avremmo dovuto restituire i fondi assegnati al Ministero; ci fossimo attestati tra il 60 e il 90% avremmo mantenuto il finanziamento per come ci era stato riconosciuto; avessimo superato il 90% degli obiettivi raggiunti, la promessa del Miur era di consolidare il fondo per sempre. Giusto ieri, abbiamo ricevuto la comunicazione che il fondo riconosciuto è stato consolidato e, dunque, beneficeremo dell'assegnazione di 550 mila euro l'anno, per sempre".
Ultima annotazione: un giovane ricercatore in chimica che ha svolto l'intero percorso universitario all'Univaq ha vinto una borsa di post-dottorato europea estremamente prestigiosa e, così, studierà per 2 anni in Germania. "E' un motivo di grande soddisfazione e gratificazione. Sono pochi, infatti, gli studenti italiani che riescono ad ottenere un tale riconoscimento".
La conferenza stampa ha rappresentato anche l’occasione per esporre le recenti iniziative che l’Ateneo ha intrapreso con successo nelle politiche dell’internazionalizzazione, in linea con la programmazione 2014-2020. "La data cruciale per lo sviluppo di questi processi è stata il 2010 - ha ricordato la prof.ssa Anna Tozzi, prorettrice delegata agli affari internazionali. "Allora, infatti, si è costituito l'EHEA (European Higher Education Area), lo Spazio Europeo della formazione superiore e, da allora, gli Atenei sono stati chiamati a dichiarare gli obiettivi da raggiungere. Nel 2014, il 'Policy Statement' è divenuto obbligatorio per potersi candidare ad ottenere la ECHE (Erasmus chargher for higher Education), necessaria a partecipare ai programmi comunitari. Ebbene, chiamato ad una relazione dettagliata sulle attività portate avanti per la realizzazione degli obiettivi dichiarati nel Policy Statement, il nostro Ateneo ha ottenuto una valutazione molto buona, 97/100, collocandosi nelle prime posizioni della graduatoria nazionale".
Univaq - ha aggiunto Tozzi - "è oramai considerata un punto di riferimento di studenti e docenti di tutto il mondo e moltissime sono state, in questi anni, le richieste di collaborazione. Siamo una delle poche università che hanno partecipato ai due Bandi per 'Credit Mobility' con successo, entrambe le volte".
Tra i progetti più interessanti, c'è EMA2 - ASSUR, proposto e gestito dall'Università dell'Aquila, che sta permettendo a studenti siriani di iniziare e completare un ciclo di studi in Europa: "E' divenuto un 'case study' - ha detto la prorettrice - per i programmi in fase di preparazione in Europa a favore degli immigrati in fuga da paesi in guerra".
La polemica sul numero di iscritti e immatricolati
Non poteva mancare una riflessione sul dossier presentato nei giorni scorsi dall'Udu [potete leggere qui l'approfondimento] che ha tracciato un quadro desolante per l'Ateneo aquilano, in termini di iscritti e, in particolare, di immatricolati all'anno accademico in corso.
"Abbiamo discusso altre volte di questi argomenti", la replica di Inverardi. "L'elemento di novità - mi sembra - sia la leggera flessione del numero degli immatricolati all'ultimo anno che, percentualmente, può sembrare molto significativa, ma che, spalmata sui 65 corsi attivi, non lo è poi molto. Oggettivamente, un calo comunque c'è", ha riconosciuto la Rettrice.
Che ha aggiunto: "Tuttavia, il dossier Udu è estremamente criticabile dal punto di vista statistico perché mette il nostro Ateneo in confronto con altre Università - sugli ultimi 2 anni, non sugli ultimi 10 - come se avessero avuto i nostri stessi problemi. A leggere le statistiche delle realtà abruzzesi sugli ultimi 10 anni, per dire, si scoprirebbe che hanno perso il 50% degli immatricolati".
Per Univaq - ha continuato Inverardi - "questo è l'anno zero: è il primo anno accademico in cui, chi si immatricola, lo fa alle stesse condizioni degli altri Atenei italiani. Infatti, si pagano entrambe le rate delle tasse universitarie e, in più, c'è il numero programmato per alcuni corsi di laurea che, da soli, contribuivano per circa 2000 immatricolati in più, un numero fuori dimensionato se è vero che Univaq accoglieva studenti da tutta Italia che non avevano trovato posto altrove".
Tra l'altro, "un altro effetto distorsivo - sul conteggio degli immatricolati - era dato dal fatto che, fino all'anno passato, la prima tassa non si pagava e, come noto, i nuovi iscritti si contano al momento della prima rata. In realtà, già l'anno scorso la seconda rata non è stata versata da circa 2000 iscritti", ha svelato la Rettrice.
Il riferimento certo per l'Ateneo, insomma, sarà il prossimo anno accademico. "L'unico dato reale - ha incalzato Inverardi - è che, dall'anno passato, abbiamo avuto una caduta degli studenti inattivi, di studenti che non hanno maturato crediti o ne hanno maturati pochissimi, del 7%. Nel 2013/2014, gli inattivi al primo anno sono stati circa 1500 e 1579 immatricolati hanno abbandonato alla fine del primo anno. L'anno passato, gli inattivi sono stati 673 (con 491 abbandoni)".
Non solo. "Se negli anni precedenti c'erano, circa, 1/3 di inattivi, 1/3 di studenti che maturavano fino a 30 crediti, e 1/3 degli iscritti che, invece, si attestavano tra 30 e 60 crediti (il massimo, per anno accademico), la percentuale di quest'ultimi, l'asso scorso, è salita dal 29 al 52%. E la tendenza di quest'anno accademico è simile".
Insomma, è vero che si registra una flessione del numero degli immatricolati - la posizione di Paola Inverardi - ma è vero anche che Univaq perde studenti tra le fasce più deboli, tra coloro, cioé, che non facevano esami e non maturavano crediti. E che - dunque - si erano iscritti perché non si pagavano le tasse, più che per reale convincimento di ottenere una laurea nei tempi più o meno stabiliti.
"E' interessante notare - ha dunque aggiunto Inverardi - che nell'anno accademico 2007/2008, gli studenti che avevano maturato tra 30 e 60 crediti si attestavano a 1664: l'anno scorso, sono stati 1620".
In altre parole, "non mi pare proprio il caso di strapparmi i capelli". Anzi, "ad oggi, per quest'anno accademico, la fascia di studenti inattivi, fermi a 0 crediti, è percentualmente ancora più bassa dell'anno passato (100 studenti in meno, più o meno) e c'è ancora la sessione estiva, e poi quelle di dicembre e febbraio che lasciano pensare che il numero di inattivi diminuirà ancora".
"Abbiamo un numero sempre maggiore di studenti che frequentano e fanno gli esami - ha concluso Inverardi - a dire che stiamo raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissati".