Lunedì, 28 Ottobre 2013 15:06

Gli studenti marsicani scendono in piazza contro il femminicidio

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Mercoledì 16 ottobre 2013 a Pescina, in provincia di L'Aquila, sono state freddate Fatime Selmanaj (45 anni) e sua figlia Senade (21), dall' ex marito di Fatime e padre biologico di Senade. A scatenare l'episodio è stata la denuncia da parte della moglie per l'abuso delle due figlie minori.

Per questo gli studenti delle scuole superiori di Avezzano scenderanno domani martedì 29 ottobre in piazza con un corteo dal nome conciso quanto diretto:" NO al femminicidio", allo scopo di commemorare le vittime e di sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alle questioni di genere e, in particolare, a tutto ciò che concerne la violenza sulle donne

A ricordarlo in una nota l'Unione degli Studenti dell'Aquila che annuncia la sua partecipazione al corteo.

I partecipanti all'iniziativa si raduneranno dalle ore 8:20 alle ore 9:00 a Piazza Matteotti per poi proseguire su via Garibaldi, via Corradini, via Marconi,Piazza della Repubblica, via Mazzini, via Nazario Sauro, via Cataldi fino a Piazza Risorgimento. L'arrivo del corteo a Piazza Risorgimento è previsto per le ore 10:30 in cui si terrà l'incontro con le varie istituzioni che hanno aderito a tale iniziativa. Inoltre, è previsto un Flash Mob a tema e nel pomeriggio gli studenti del Liceo Artistico "Vincenzo Bellisario" di Avezzano allestiranno una mostra.

L'Uds aquilano non fa mancare nella nota una netta posizione polemica sul decreto n119 sulla violenza di genere in via di conversione in legge. "La legge in questione - scivono gli studenti - incarna l'ennesima sconfitta di chi quotidianamente lotta affinché si parli di violenza sulle donne senza scadere nel moralismo e nel vittimismo, e affinché si ponga finalmente l'accento sulla soggettività e sulla libertà femminile.
Ancora una volta, invece - continua la nota - le donne vengono considerate alla stregua di "soggetti da mettere in sicurezza". Allo Stato viene attribuita la responsabilità giuridica di imporre l'irrevocabilità della querela nei casi più gravi, salvo poterla revocare nei casi meno gravi, pur agendo rigorosamente sotto il controllo del magistrato. Il messaggio è lo stesso di sempre:alla donna, debole, vittima e bisognosa di protezione, non resta che affidarsi alle politiche tutelanti dello Stato. Eppure, essere identificate come vittime dovrebbe essere sempre una condizione transitoria. Si è vittime di qualcosa e di qualcuno in precise circostanze. Nel momento in cui si costringe una donna al ruolo di vittima permanente la si imprigiona in una condizione di passività e le si preclude la facoltà di riscattarsi.
Una legge - conclude l'Udì - che non tiene conto che una donna che subisce violenza è l'unica in grado e in diritto di poter decidere della propria vita, una legge che è espressione della cultura paternalista che procede con autoritaria scelta unilaterale in nome di una fantomatica salvaguardia e che è alla base della stessa violenza che a parole si vuole condannare, non solo promuove un'ulteriore forma di violenza più sottile e pervasiva, ma soprattutto umilia le donne.

Ultima modifica il Lunedì, 28 Ottobre 2013 15:26

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