Di Barbara Barbieri - Il 12 febbraio scorso la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge Fini – Giovanardi sugli stupefacenti, sulla base del fatto chequest'ultima aveva abolito ogni distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti.
Pochi giorni fa, sulla sentenza della Corte, è intervenuto anche lo scienziato Umberto Veronesi. L'ex ministro della Salute, già direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, ha affermato che il divieto di usare droghe leggere non serve a ridurne il consumo, anzi, lo stimola, perché spinge alla trasgressione. Per Veronesi è tempo di superare le barriere ideologiche e promuovere la liberalizzazione delle droghe leggere.
Secondo il celebre oncologo la bocciatura della Fini - Giovanardi “dimostra la visione civilmente più avanzata dei nostri giudici rispetto al Parlamento” e comporterà, tra le altre cose, la revisione della condanna di circa 10 mila detenuti, finiti in cella per reati di lieve entità legati, appunto, all’uso di droghe leggere. Il che significa che ci sarà un parziale alleggerimento del sovraffollamento carcerario.
La sentenza della Consulta, naturalmente, non legalizza l'uso delle droghe leggere. Qualora, un giorno, si dovesse arrivare a tanto, a votare, cioè, una legge antiproibizionista, secondo Veronesi non ci sarà nessun aumento dei consumi di sostanze stupefacenti.
Lo dimostrano esperienze estere quali la Svizzera, l’Olanda e il Portogallo, dove le politiche di liberalizzazione adottate hanno ridotto la mortalità da overdose e la criminalità collegata alla produzione e allo spaccio.
Secondo molti esperti, infatti, la liberalizzazione estesa metterebbe in ginocchio i grandi trafficanti, le organizzazioni criminali internazionali e quelle di stampo mafioso nonché le economie che si basano sul narcotraffico come afgana in Asia e quella colombiana in Sud America. .
Veronesi ha lanciato anche un appello a favore della cannabis terapeutica, sostenendo che «è il momento di ridarle lo spazio che merita nella cura del dolore. È assurdo rinunciare ad un potente antidolorifico solo perché ha la “colpa” di essere anche una sostanza stupefacente. Il dolore è il più grande nemico dei malati, annienta la loro dignità, spegne le loro energia e la volontà di combattere».
Del tutto sfavorevole alla legalizzazione è, invece, Rosa Russo Iervolino, autrice della vecchia legge sugli stupefacenti, quella del 1993 soppiantata, nel 2006, dalla Fini - Giovanardi. Pur contraria all’equiparazione tra droghe pesanti e droghe leggere, l'ex ministro non ammette liberalizzazioni di nessun genere.
La sentenza della Consulta non produrrà un vuoto normativo: a rientrare in vigore sarà proprio la legge Craxi-Iervolino-Vassalli, che stabiliva, per l’uso di droghe leggere, pene minori.
D'ora in avanti, dunque, per le droghe considerate leggere sono previste pene da 2 a 6 anni con una multa dai 5164 a 77.468 euro. Per quanto riguarda i quantitativi massimi consentiti ad uso personale, si ridurranno quelli per le droghe pesanti, mentre rimangono invariate le soglie massime per la detenzione di marijuana o hashish (500mg).