"Chiederò al più presto un incontro con la rettrice Paola Inverardi, con il Senato accademico, i direttori dei dipartimenti, i rappresentanti degli studenti e del personale dell’Ateneo. Poi verrà convocato un consiglio comunale aperto con un unico punto all’ordine del giorno: il futuro dell’Università. Anche se è un’istituzione autonoma, resta un patrimonio dell’intera città e l’amministrazione comunale farà la sua parte, migliorando i servizi offerti, ma anche mettendo a disposizione gli alloggi del Fondo immobiliare che, attraverso un accordo, potrebbero essere dati in affitto agli stessi prezzi fissati dall’Adsu".
Parole del sindaco Massimo Cialente che, in una intervista a 'Il Centro', si è detto assai preoccupato per il futuro dell'Ateneo. Andranno calmierati gli affitti, potenziati i servizi e, soprattutto, bisognerà affrontare il problema del ritorno delle tasse, ha spiegato il primo cittadino. "Sono state reintrodotte, ma senza prevedere in cambio agevolazioni di diversa natura per gli studenti. La ritengo una scelta quanto meno poco ponderata. Se l’Università non ce la fa da sola può chiedere aiuto alla politica".
Anche perché - ha sottolineato Cialente - "la nostra Università non è ancora competitiva, manca quel salto qualitativo nella didattica e nell’offerta formativa che si ottiene garantendo la presenza dei docenti e un rapporto proficuo con gli studenti. Mancano sedi agevoli, i servizi sono scarsi, non ci sono posti letto da destinare ai meritevoli. Attualmente abbiamo solo quelli della caserma Campomizzi e della residenza San Bartolomeo".
Per quale motivo, si chiede il primo cittadino, un giovane dovrebbe iscriversi all'Università dell'Aquila? "Una città dalla quale i nostri stessi giovani vorrebbero fuggire, che ora ha purtroppo una bassa qualità della vita e dove gli affitti sono uguali, se va bene, oppure più alti di altre sedi. Qualcuno si è posto questo interrogativo? E del piano Ocse e dello studio Calafati che ne abbiamo fatto? Se a settembre non avremo almeno un migliaio di posti letto, ottenendo anche una riduzione dei prezzi degli affitti privati, prevedo guai. E allora firmerò, e subito, la convenzione per il Fondo immobiliare. Chi è contro questa misura sta sostenendo la speculazione immobiliare: aquilani che fanno gli sciacalli con gli studenti, ma anche con altri aquilani".
Ora, la logica è sempre la stessa: si paventa l'emergenza per lasciar passare scelte quanto meno discutibili. Tacciando chi prova a sollevare delle critiche di sciacallaggio, o peggio. E' successo tante volte, non stupisce. Piuttosto, lascia perplessi sentir parlare così il primo cittadino, eletto non ieri l'altro ma sette anni fa. L'amministrazione non si è occupata per tempo di adottare dei provvedimenti efficaci per calmierare gli affitti, non si è impegnata a risolvere - una volta per tutte - la questione della caserma Campomizzi (lavorando piuttosto all'ipotesi del polo scolastico nella caserma Rossi), non si è preoccupata di offrire agli studenti un sistema di trasporti pubblici almeno decoroso. Meglio investire 600mila euro per lo sviluppo dell'Aeroporto, evidentemente. Chissà che i ragazzi milanesi non decidano di scegliere L'Aquila, in futuro, per i loro studi universitari.
Nulla si è fatto per rendere la città davvero a misura degli studenti. Anzi. Ora - a qualche mese dal nuovo anno accademico - il sindaco grida allarmato al futuro dell'Ateneo, in termini emergenziali come d'abitudine di una amministrazione che pare proprio non volersi liberare dal comodo stato di urgenza: subito, dunque, la convenzione per il fondo immobiliare. Verrebbe da chiedersi come ci arriveranno, gli studenti, negli appartamenti del fondo immobiliare. A piedi, probabilmente, come i ragazzi e le ragazze che al giovedì sera si regalano una serata in centro storico - nei pub, perché in cinque anni non si è riusciti neppure a dar vita ad un progetto di centro aggregativo e culturale - per poi tornarsene, un passo via l'altro, a Coppito o negli altri quartieri dormitorio di una città che ai giovani non ha saputo dare alcuna risposta.
Poi, andremo a batter cassa al Governo per rimandare - se possibile - il pagamento delle tasse universitarie. Non certo la soluzione dei problemi, per "una città dalla quale i nostri stessi giovani vorrebbero fuggire, che ora ha purtroppo una bassa qualità della vita e dove gli affitti sono uguali, se va bene, oppure più alti di altre sedi", come l'ha definita il primo cittadino. Che si guarda bene, però, dal fare un pò di autocritica.
Intanto, la Rettrice da poco insediata e il Senato Accademico lavorano al futuro dell'Ateneo compiendo scelte anche difficili che sarà soltanto il tempo a giudicare. Lavorano ad una università che sia attrattiva non più, e non soltanto, perché non si pagano le tasse. Ad un Ateneo capace di offrire alla città studenti residenti, non viaggiatori o addirittura iscritti non frequentanti. Intorno, però, si sentono solo polemiche e strambi progetti di parcheggi sotterranei.
Staremo a vedere cosa accadrà. Il più importante sindacato degli universitari, l'Udu, ha inteso rispondere al sindaco con una lettera aperta: "Sui temi da Lei toccati - si legge nella missiva - l’Unione degli Universitari dell’Aquila si impegna ormai da anni e, spesso, si è ritrovata ad affrontarli da sola all’interno della comunità accademica e cittadina. Lei stesso ha citato, in una sua intervista, il rapporto OCSE sul futuro della città e il rapporto Calafati che trattano per l’appunto questo argomento, specificando come la vera speranza per la ripresa sociale ed economica del nostro territorio risieda nell’avere un numero di studenti tendente a 30mila di cui almeno 20mila domiciliati sul territorio".
Partendo da questa premessa, sottolinea l'Udu, la delicata situazione in cui in seguito al sisma si è ritrovato l'Ateneo merita una attenzione particolare, soprattutto in un momento in cui si avvicinano due scadenze delicate: il ripristino del pagamento delle tasse universitarie e la scadenza dell’accordo di programma Univaq-MIUR. "Siamo convinti che in questi anni, ciò che ha reso attrattivo il nostro Ateneo non sia stata solamente l’assenza della contribuzione studentesca: l’ampiezza della nostra offerta formativa e l’assenza di numeri programmati fatta eccezione per quei casi previsti dalla normativa nazionale (i corsi di area sanitaria e Medica, di Ingegneria Edile e Architettura, e Formazione Primaria ) ha senza dubbio fatto la sua parte, garantendoci una adeguata attrattività verso gli studenti dell’intero Abruzzo e soprattutto di altre Regioni a noi vicine. Non si può certo affermare, ed in questo siamo in sintonia con il suo allarme, che questo dato sia stato sostenuto da un impegno su altri fronti. Infatti, l’offerta residenziale presenta degli affitti con i prezzi che sono alle stelle senza contare il mercato nero (senza contratto registrato) che dilaga, i servizi di trasporto non sono di certo adeguati a quella che vuole essere una città universitaria soprattutto nella situazione di estremo decentramento geografico dei poli universitari e delle zone di residenza. A completare il quadro - l'affondo dell'Udu nei confronti delle scelte della Rettrice - la novità di quest’anno è stata l’inserimento del numero programmato in quattro dei corsi più attrattivi del nostro Ateneo. Tutto ciò ci preoccupa non poco, soprattutto per l’iter con cui si è raggiunto, ed è oggetto della nostra costante attenzione".
Poi, l'Udu rilancia l'invito ad un confronto con le istituzioni cittadine: "Abbiamo più volte richiesto la convocazione del tavolo di concertazione previsto dal bando ANCI, in cui erano già presenti tutti i soggetti idonei per affrontare la discussione sulla città universitaria. Per questo motivo torniamo ancora, con urgenza, a chiederne la convocazione poiché crediamo ancora che sia il luogo idoneo dove affrontare le discussioni su L’Aquila città universitaria. Tra queste questioni ce ne sono alcune su cui il Comune e la Politica possono incidere molto per il futuro dell’Università dell’Aquila. Primo tra tutti quello della residenza universitaria Campomizzi dove, come una spada di Damocle, pesa la scadenza prevista per il prossimo anno dell’’accordo per la concessione della ex-caserma, come residenza con 400 posti letto pubblici, all’ente per il DSU. Su questo la politica, confrontandosi con i giusti interlocutori, può fare molto, così come nel caso degli altri servizi. Anche se il Governo Regionale è appena cambiato noi continueremo a chiedere che il Polifunzionale di Coppito venga ristrutturato perché è impensabile, dopo 5 anni, lasciare ancora un container come mensa del polo universitario più numeroso di tutta la città. Altrettanto impensabile è il fatto che, dopo ormai due anni dall’apertura, non esista per il polo didattico di Scienze Umane, una discussione seria sulla ricerca di una struttura adibita a mensa".
Inoltre, l'incontro potrebbe essere occasione per discutere la proposta di rinegoziazione dell’accordo di programma Univaq-MIUR già avanzata dal sindacato degli universitari, approvata all’unanimità sia dal Consiglio Studentesco dell’Università degli Studi dell’Aquila che dal CNSU. In sintesi, l'accordo prevede la gratuità ancora per l’intero 2014/2015 e un successivo sistema di tassazione che tuteli gli studenti con reddito basso e con carriere accademiche attive, un finanziamento di 3 milioni all’AMA per la copertura della gratuità della mobilità studentesca e l’attribuzione di punti organico straordinari all’Univaq da investire nei settori didattici più in difficoltà e rendere così sostenibile l’attuale offerta formativa.