Di Marie-Regine Dongiovanni - In occasione dell'assemblea d'istituto dello scoro 21 aprile, l'Arcigay "Massimo Consoli" dell'Aquila e' stato ospite degli studenti del Liceo Cotugno.
L'istituto ha riconfermato per il secondo anno consecutivo l'intesa e la sensibilità verso le tematiche portate avanti dall'associazione.
A testimoniarlo è stata la numerosa presenza degli studenti: ancora una volta infatti Arcigay è riuscita a richiamare più di un centinaio di ragazzi e ragazze, ansiosi di prendere parte alla discussione. Gli studenti hanno partecipato attivamente al dibattito,attraverso dei post it, che hanno permesso loro di rivolgere domande e di esprimersi nella più totale riservatezza.
L'obiettivo di questo, e dei futuri incontri promossi a scuola da Arcigay (che lunedì 29 sarà invece al Liceo Bafile), e' quello di denunciare a gran voce il bullismo omofobico e dare sia alle vittime che ai loro compagni, gli strumenti adatti per contrastarlo.
Sono stati oggetto di riflessione i due cortometraggi proiettati durante l'incontro ("Stand up!" e "Come disse Morgan Freeman"), e la narrazione della storia del movimento gay italiano dal "Delitto di Giarre", alla "piaga" dell'AIDS, fino ai giorni nostri. Naturalmente non potevano mancare i riferimenti al ruolo della città dell' Aquila sul piano nazionale: su tutti i matrimoni simbolici al Castello, che nel 2008 riaprirono il dibattito sulle unioni tra persone dello stesso sesso e il "padre" dell'attivismo gay Karl Heinrich Ulrichs, la cui tomba fu rinvenuta dallo stesso Massimo Consoli, di cui l'associazione porta il nome.
Come hanno denunciato i tre attivisti dell' Arcigay, sempre più spesso gli atti di bullismo omofobico avvengono sotto gli occhi dei docenti e dei compagni indifferenti e solo attraverso la conoscenza dell'argomento e la solidarietà da parte di chiunque, questo può essere contrastato.
Attraverso questa ed altre iniziative, i ragazzi dell' Arcigay mirano a sensibilizzare i loro interlocutori sulla lotta per la conquista dei diritti civili, nella speranza che nessuno si senta mai lasciato solo nella propria battaglia personale contro l'omofobia.
Di Marie-Regine Dongiovanni