Sabato, 27 Luglio 2013 13:47

San Salvatore, battaglia per salvare Medicina: raccolte più di 4mila firme

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E’ una corsa contro il tempo. Continua la battaglia per salvare lo storico reparto di Medicina Ospedaliera che, come anticipato da NewsTown con una lunga intervista alla dottoressa Laura Natali e al dottor Gilberto Di Lauro, verrà soppressa. A fine luglio, per effetto del nuovo piano aziendale, il reparto che in passato è stato diretto dai professori Giulio e Gianfranco Natali sarà sostituito da due nuove unità specialistiche, 'Immunologia e malattie del tessuto connettivo' e 'Area di predimissione ospedaliera'. Il solo reparto di medicina che sopravviverà sarà quello universitario.

La soppressione è scritta nero su bianco su una deliberazione, la n. 914, presentata alla Regione Abruzzo dal direttore generale della Asl L'Aquila – Avezzano – Sulmona Gianfranco Silveri il 27 giugno 2013. Un piano che prevede una riorganizzazione delle Unità Operative Complesse e di quelle Semplici nonché un riordino complessivo dei posti letto.

"La cancellazione della medicina ospedaliera del San Salvatore", hanno raccontato la dottoressa Laura Natali e il dottor Gilberto Di Lauro, "produrrà la cancellazione di un affermato e stimato reparto, che rappresenta un presidio patrimoniale di alta cultura medica, di un giusto e riconosciuto vanto cittadino che ha consolidato le proprie radici in un crescendo che dura da ben novant'anni".

Era il 1925, infatti, quando il professor Giulio Natali, professore di clinica medica, venne da Firenze all'Aquila per assumere la guida del reparto di medicina del San Salvatore. Sotto la sua guida si formò un gruppo di medici (alcuni nomi: Giovanni Leonardis, Giorgio Splendiani, Bruno Sabatini) il cui contributo fu molto importante nell'accrescere, a livello regionale ma non solo, il prestigio dell'ospedale aquilano.

E’ per questo che la decisione del direttore generale ha scatenato una vera e propria guerra, a colpi di dichiarazioni e minacce di querela. E’ scattata anche una raccolta firme, per salvare lo storico reparto del nosocomio aquilano.
“So che stanno raccogliendo delle firme - ha detto Silveri in una intervista a NewsTown - ma la sanità non si può fare per referendum, se prima non si spiega bene il piano complessivo e che cosa si sta tentando di fare. La gente sente che chiude medicina e pensa che non ha più assistenza. E’ una presa in giro.”

“Il rammarico delle persone non riesco a comprenderlo - ha commentato Silveri - non ne conosco la motivazione e non la capisco. I tanti ricoveri continueranno ad essere assicurati”, ha chiarito. “E’ un’operazione che invece di accorpare due reparti uguali (medicina universitaria e medicina ospedaliera, ndr) crea una specialistica di approfondimento alla medicina. Il problema è che, evidentemente, il personale aspirava ad avere la direzione dell’Unità Operativa Complessa”.

Una vicenda che ha visto coinvolto anche il sindaco dell’Aquila, nonché medico del San Salvatore, Massimo Cialente che ha ricordato come durante la convocazione del comitato ristretto dei sindaci “chiedemmo che le medicine ospedaliere rimanessero dei reparti complessi, per un'impostazione anzitutto concettuale. Ritengo, infatti, che la medicina sia il punto di arrivo del paziente, le specializzazioni vengono dopo”.
“Ritengo che la medicina vada mantenuta almeno come nucleo – ha detto Cialente - poi vedremo cosa fare nei prossimi anni. Per questo ho chiesto che non venga fusa con quella universitaria.”

La decisione, tuttavia, è già stata presa e Silveri non pare voler fare alcun passo indietro rispetto ad un atto aziendale che, come ha spiegato, giustifica la sostituzione di Medicina ospedaliera come risultato di un’inevitabile razionalizzazione di risorse economiche e strutturali. A sentire Silveri, come in gran parte delle Asl italiane, anche all’Aquila i tagli sono dovuti al fatto che “negli anni passati abbiamo fatto un po’ troppo quello che volevamo e non quello che ci potevamo permettere e quindi è ora necessaria un’azione di revisione dell’esistente.”

A scapito, evidentemente, di un reparto che ha contribuito alla crescita dell’Ospedale San Salvatore. E’ per questo che la mobilitazione non si ferma: lunedì 29 luglio, alle ore 11, presso la sede regionale dell’Ugl aquilana, si terrà una conferenza stampa sulla chiusura del reparto. Parteciperanno il segretario provinciale Ugl-Sanità, Giuliana Vespa, il personale medico e paramedico del reparto e Laura Natali che ha acquistato una pagina del quotidiano Il Centro per lanciare un appello alla città. Ve lo proponiamo.

 

DICIAMO NO ALLA CHIUSURA DEL REPARTO DI MEDICINA INTERNA OSPEDALIERA DEL SAN SALVATORE- L’AQUILA
Voglio con questa pagina ringraziare tutti gli Amici , i Colleghi, il Personale sanitario che hanno fatto sì (vista la mia assenza per ferie già programmate da tempo) che si formasse questo comitato spontaneo per la raccolta di firme.
Sono ad oggi più di 4.200 di cui circa 1.700 raccolte nell’ambito ospedaliero da operatori che respirano quotidianamente il disagio che c’è tra i vertici amministrativi e gli operatori, e tutti mi dicono che possiamo arrivare molto più in là.
Si vuole dire no alla chiusura del reparto di Medicina Ospedaliera nel quale da ventuno anni svolgo la mia professione.
Limitandomi a sviscerare uno ma non il solo dei problemi che fa da apripista al burqa che si vuol mettere alla sanità pubblica.

Voglio spiegare chiaramente che cosa è il reparto Ospedaliero di Medicina Interna. È un luogo dove arrivano tutti coloro che hanno bisogno di capire che malattia hanno, di quali cure hanno bisogno e a quale esame diagnostico devono sottoporsi, è il centro nevralgico dell’Ospedale.
Vero è che esiste da sempre anche un reparto universitario con le stesse caratteristiche di diagnostica e con il quale condividiamo il lavoro, ma noi siamo presenti in reparto per 40 ore settimanali, loro per 20 poiché hanno altri impegni istituzionali, ed è giusto che sia così, sono dedicati all’insegnamento e quando sono assenti la funzionalità del loro reparto è da noi assicurata, viviamo quindi in perfetta armonia.
Da noi si ricoverano migliaia di pazienti e penso di aver dato loro, insieme ai miei colleghi tutto ciò che un medico deve prodigarsi a dare nella ricerca della soluzione per i loro problemi.

Non vi sto a ricordare che questo reparto è per me particolarmente speciale perché è stato creato da mio nonno, migliorato da mio padre, e dopo di loro chi ne ha avuto la responsabilità negli anni ha continuato sul sentiero tracciato e insegnato a me e ai medici che si sono succeduti nella scuola di specializzazione, e sempre in sintonia con il reparto universitario, cosa vuol dire prendersi cura di un paziente.
Vuol dire non vedere l’orario, non pensare alle ferie, non guardare il ceto sociale, ma dedicarsi a tempo pieno al malato e far sì che nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile esso possa tornare a casa dai suoi familiari. Da sempre a noi è caro “lo scarto”, quello che non si sottopone al mercato, il tesoro della cura.

Oggi , con la scusa della spending review questo modo di fare sanità non viene più apprezzato, la dirigenza vuole eliminare questo reparto per far posto a specialistiche che noi “internisti” curiamo quotidianamente, anche in regime ambulatoriale e con minor spesa , per favorire (alla solita maniera) medici che si adeguano e sfruttano queste situazioni per convenienza personale.
Si creano reparti dove con delibera (guarda il caso del 31 -12- 2012… Che data, mentre tutti si preparano al cenone!) si danno incarichi a chiamata diretta, e non si sa per quali meriti.
Si distrugge un patrimonio culturale per creare una situazione di vassallaggio nella quale i Podestà imperano.
Si propongono poi modifiche con chiave di lettura politica chiara (ex candidati) che non fanno bene né alla cura né alla politica.

Non siamo mai stati onorati di una visita del manager nel nostro reparto per vedere o controllare la mole di lavoro che svolgiamo ogni giorno, ci conosce per sentito dire. Il nostro reparto viene punito solo perché non ha mai piegato la testa.
Il medico oggi ancora responsabile del reparto è sicuramente uno dei più stimati e apprezzati dell’intera Asl e non solo, ha al suo attivo un’infinità di ore lavoro non retribuite e ferie arretrate per circa sette mesi , anziché premiarlo lo si sostituisce.

È assordante il silenzio delle autorità cittadine, provinciali e regionali. In special modo quello che mi rattrista di più è il silenzio del Sindaco nostro collega formato alla scuola di mio padre e quindi pienamente cosciente della metodologia di lavoro e della abnegazione che noi dedichiamo al reparto. Ho ancora nel mio studio paterno le targhe di ringraziamento e stima da lui firmate. Ricordo tutte le volte in cui il signor Sindaco lo ha ricordato come suo “maestro e secondo padre”, non voleva intitolargli una strada?

Non posso fare a meno di sottolineare l’assenza totale del sindacato dei medici Anaao di cui sono stata per ben dieci anni vice segretario insieme a un collega con il quale abbiamo sempre difeso le professionalità dei medici, dei reparti, il buon funzionamento dell’ospedale, per primi abbiamo denunciato lo scandalo delle cartolarizzazioni e tutto ciò che di sospetto ruotava intorno a quel sistema economico e di potere che gira intorno alla “cura”, il tutto senza chiedere mai in cambio del nostro impegno nessun vantaggio personale come era successo subito prima e come è successo subito dopo di noi.
Nel nostro reparto in collaborazione con il reparto universitario, si sono formati numerosi specializzandi tutti di ottima levatura.

L’ultimo, specializzato non più di tre mesi fa, ha già superato brillantemente due avvisi pubblici con i complimenti delle commissioni sia per lui che per noi del reparto di provenienza , purtroppo presto andrà via , ma troverà sicuramente lidi migliori. Nell’unico colloquio con il manager e in quelli con il capo dipartimento ho cercato in tutti i modi di rappresentare le nostre difficoltà, le pecche della struttura ospedaliera per cercare insieme a loro possibili soluzioni; ho cercato di spiegare loro che un medico ben formato è in grado di dimettere autonomamente un paziente senza dover passare per un apposito reparto. Il momento della dimissione è il momento più delicato del rapporto medico-paziente, c’è bisogno di concordare con lui la terapia, la programmazione dei controlli, alle volte bisogna dargli la dose di coraggio per andare avanti cosa non delegabile a terzi sconosciuti al paziente.
Ciò in contrapposizione alla comunicazione aziendale che ci imponeva di dimettere ogni giorno un paziente e trasferirlo presso “ l’unità di predimissione “ in modo da giustificarne l’esistenza e creata a parere di molti per dare responsabilità a un medico stipendiato che non aveva nulla da fare...

Non ho mai chiesto per me avanzamenti di carriera come qualcuno vuol far credere, ritengo di aver dato a questa Azienda sempre più di quanto ricevuto.
Ho in questa settimana ricevuto centinaia di telefonate di affetto ed attestati di stima sia me che per i miei colleghi, le dichiarazioni che ho rilasciato magari un pò emotivamente pesanti attestano il mio profondo malessere.
Non voglio credere ancora che il direttore generale sia in malafede ma penso, anzi ne ho la certezza, che sia contornato da cattivi consiglieri.
Personaggi che giocano la loro personale partita, i loro interessi mantenendo vincoli di protezione passati e futuri e che nel tempo hanno solo permesso lo sfascio della sanità pubblica, perché è di questo che si parla (vedi i contratti stipulati post-pensionamento).
Per concludere rendo pubblico uno dei tanti messaggi ricevuti che da solo vale più di qualsiasi primariato o avanzamento in carriera.
Grazie a Tutti, Laura Natali

“Dottoressa sto passando un periodo infernale... per questa situazione, ho persino litigato con i miei colleghi che non riescono a capirmi... è davvero brutto non trovare più stimoli da un lavoro che amo ed è tutto per me. Questa situazione mi sta coinvolgendo troppo e negativamente dal punto di vista emotivo. Ho pensato più volte in questi giorni che forse non è il percorso giusto... che forse non è il mestiere giusto, mi scusi per lo sfogo ma penso che lei possa capirmi. Grazie a Lei e ai medici del reparto ho capito quanto siano importanti la collaborazione, la comprensione, l’onestà e l’umiltà per svolgere nel migliore dei modi il proprio lavoro, mi ritengo tanto fortunata per la splendida opportunità che mi è stata concessa. Siete e sarete sempre un modello per me...”.

NOTE
IL LAVORO SVOLTO NEGLI ULTIMI TRE ANNI

1 ) Nel 2011 l’attività dell’unità operativa complessa di Medicina Interna a direzione ospedaliera ha avuto questi reports:
Ricoveri ordinari: 490
Ricoveri in day hospital: 25 con 99 accessi
Prestazioni ambulatoriali e strumentali (ecografie): 3.444

2 ) Nel 2012
Ricoveri ordinari: 599
Ricoveri in day hospital: 19 con 130 accessi totali
Prestazioni ambulatoriali e strumentali (ecografie): 3.535

3 ) Nel primo semestre 2013
Ricoveri ordinari: 305
Ricoveri in day hospital: 15 con 67 accessi totali
Prestazioni ambulatoriali e strumentali (ecografie): 1.818

Questi sono dati reali e recenti senza quindi far riferimento come dice il Manager al “passato glorioso”.
Con l’atto aziendale del 27-6-2013 è decisa la soppressione dell’unità operativa complessa Ospedaliera e in sua sostituzione si prevede una unità operativa semplice dipartimentale con responsabile a chiamata diretta: Immunologia e malattie del connettivo.

Dove è il risparmio? Quali sono le motivazioni?
Ritengo doveroso riportare a questo punto quanto affermato dal dott. Aldo Trotta, direttore dell’ unità operativa di Medicina dal 1996 al 2009, lo scorso 20 luglio 2013.
“Per quanto concerne poi la trasformazione di una storica Uoc in una semplice dipartimentale, mi spiace sentir dire dal sig. direttore generale della Asl dott. Silveri, da cui mi ero atteso molto già come direttore amministrativo Asl, che queste ultime ‘si occuperebbero di cose molto più specifiche’: non mancano infatti ottimi esempi per dimostrare che, nel recente passato e quindi già in tempi di spending review, settori specialistici universitari, pure importanti, sono stati trasformati invece in Uoc senza che nessuno potesse eccepire al riguardo; e mi rammarica la previsione che il patrimonio di esperienze e professionalità dell’attuale personale medico (e anche forse non medico?) lungi dall’essere valorizzato nell’esercizio di tali ‘cose più specifiche’, sarà del tutto o quasi cancellato e disperso con gravi ripercussioni, quindi anche per i pazienti”.

 

Ultima modifica il Sabato, 27 Luglio 2013 14:00

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